ISTAT: Rapporto annuale 2017 - News - CSSPD - Centro Studi Sociali Pietro Desiderato


ISTAT: Rapporto annuale 2017

Secondo l'annuale rapporto ISTAT, la classe media è in forte calo a causa della crisi economica che ha colpito il paese negli ultimi 10 anni. 





Nel 2016 il ciclo economico internazionale ha mantenuto ritmi di espansione in linea con l’anno precedente (+3,1% la crescita del Pil mondiale da +3,4 del 2015), confermando dinamiche differenziate per economie avanzate e paesi emergenti.

Il Pil italiano in volume è cresciuto dello 0,9% nel 2016, consolidando il processo di ripresa iniziato l’anno precedente. La domanda interna ha sostenuto la crescita con un apporto positivo (+1,4 punti percentuali) controbilanciando il contributo negativo delle scorte e della domanda estera netta (rispettivamente -0,5 e 0,1 punti percentuali).

I consumi finali nazionali hanno proseguito l’espansione (+1,2% da +1,0% del 2015) sostenuti dall’incremento del reddito disponibile in termini reali. Quest’ultimo ha beneficiato della crescita dei redditi nominali e della stabilità dei prezzi al consumo (la variazione nel 2016 è stata sostanzialmente nulla).

Risale l’indicatore di grave deprivazione materiale (11,9% da 11,5% del 2015). Il disagio economico si conferma elevato per le famiglie in cui la persona di riferimento è in cerca di lavoro, in altra condizione non professionale (a esclusione dei ritirati dal lavoro), con occupazione part time. Particolarmente critica la condizione dei genitori soli, soprattutto se hanno figli minori, e quella dei residenti nel Mezzogiorno.

L’inflazione (misurata attraverso l’indice armonizzato dei prezzi al consumo, Ipca) ha registrato una leggera variazione negativa (-0,1%), confermando la fase di stagnazione dei prezzi al consumo in atto dal biennio precedente (+0,2% nel 2014 e +0,1% nel 2015). Tale andamento è stato influenzato della flessione prolungata dei prezzi dei combustibili (-5,5%).

La produttività del lavoro ha continuato a diminuire nel 2016 (-1,1% sull’anno precedente), a fronte di un aumento del costo medio del lavoro per unità di prodotto (+1,1%). La flessione è stata relativamente contenuta nell’industria in senso stretto (-0,9%) e più pronunciata nei servizi (-1,5% nel commercio, alberghi, trasporti, comunicazione e informatica, -3,3% nei servizi finanziari, immobiliari, noleggio e servizi alle imprese).

Nel 2016 il mercato del lavoro ha mostrato andamenti favorevoli ed è stato caratterizzato da un’elevata reattività dell’occupazione alla crescita del prodotto. L’occupazione residente è aumentata di 293 mila persone (+1,3%) e l’input di lavoro, misurato in termini di unità di lavoro equivalenti a tempo pieno, di 323 mila unità (+1,4%).

Il tasso di disoccupazione è diminuito solo lievemente a livello nazionale (11,7% da 11,9% del 2015) ma è aumentato di due decimi nelle regioni meridionali e insulari (19,6%).

Le retribuzioni contrattuali per dipendente sono aumentate dello 0,6% nel 2016, in ulteriore rallentamento rispetto all’anno precedente (+1,2%). Le retribuzioni lorde di fatto per unità di lavoro equivalenti a tempo pieno hanno invece registrato una crescita dello 0,7%, in lieve ripresa rispetto al 2015.

L’inflazione è ancora essenzialmente trainata dai movimenti dei prezzi di energetici e alimentari; anche l’evoluzione della core inflation (al netto di beni energetici e alimentari non lavorati) indica in aprile una forte risalita (+1,2% da +0,7% di marzo).

L’andamento dell’occupazione si mantiene stabile nei primi mesi del 2017. Il tasso di disoccupazione è diminuito di tre decimi di punto, attestandosi all’11,5%.

 
Per maggiori informazioni:
www.istat.it


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