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Rassegna Stampa Estera
27/07/2020

ISTAT: livelli di istruzione degli italiani

L'Istituto Nazionale di Statistica ha comunicato l'annuale rapporto sui livelli di Istruzione degli italiani e relativo ritorno occupazionale. Il 62,2% delle persone tra i 25 e i 64 anni ha almeno il diploma, nell’Ue il 78,7%. In Italia, la quota di popolazione con titolo di studio terziario continua a essere molto bassa: il 19,6% contro il 33,2% dell’Ue.



Nel Mezzogiorno rimangono decisamente inferiori sia i livelli di istruzione (il 54% possiede almeno un diploma, 65,7% nel Nord) sia i tassi di occupazione anche delle persone più istruite (71,2% tra i laureati, 86,4% nel Nord). Il divario territoriale nei tassi di occupazione dei laureati è più ampio tra i giovani e raggiunge i 24,9 punti.

Migliora il tasso di occupazione dei giovani diplomati e laureati alla fine del percorso
di istruzione e formazione (+2,2 punti sul 2018; 22,8 punti di divario dall’Ue).


LIVELLI DI ISTRUZIONE E RITORNI OCCUPAZIONALI

Italiani fra gli ultimi in Europa per livello di istruzione
La quota di popolazione tra i 25 e i 64 anni in possesso di almeno un titolo di studio secondario superiore è il principale indicatore del livello di istruzione di un Paese. Il diploma è considerato, infatti, il livello di formazione indispensabile per partecipare con potenziale di crescita individuale al mercato del lavoro.

In Italia, nel 2019, tale quota è pari a 62,2% (+0,5 punti rispetto al 2018), un valore decisamente inferiore a quello medio europeo (78,7% nell’Ue28) e a quello di alcuni tra i più grandi paesi dell’Unione: 86,6% in Germania, 80,4% in Francia e 81,1% nel Regno Unito. 
Solo Spagna, Malta e Portogallo hanno valori inferiori all’Italia.
Non meno ampio è il divario rispetto alla quota di popolazione di 25-64enni con un titolo di studio terziario: in Italia, si tratta del 19,6%, contro un valore medio europeo pari a un terzo (33,2%). 
Anche la crescita della popolazione laureata è più lenta rispetto agli altri paesi dell’Unione, con un incremento di soli +0,3 punti nell’ultimo anno (+0,9 punti in media Ue) e di +2,7 punti nell’ultimo quinquennio (+3,9 punti).

I livelli e la velocità di cambiamento di questi indicatori risentono anche della struttura demografica della popolazione e della sua evoluzione. Per questo sono stati identificati più indicatori in grado di dar conto in modo compiuto del posizionamento dei diversi paesi e soprattutto dei sentieri di sviluppo del grado di istruzione della popolazione e delle sue relazioni con il successo sul mercato del lavoro.

Più opportunità di lavoro per i laureati rispetto ai diplomati
Il tasso di occupazione della popolazione laureata residente in Italia è superiore solo a quello greco ed è di ben 5 punti più basso di quello medio europeo (81,4% verso 86,3%); tale differenza si riduce al crescere dell’età ma si annulla solo nelle classi di età più mature, dai 50 anni in su.
Nel nostro paese, dunque, le opportunità occupazionali sono minori anche per coloro che raggiungono il più alto livello di istruzione, ma il “premio” che ne deriva, inteso come la maggiore occupabilità al crescere del titolo di studio conseguito, è elevato e in linea con quanto si osserva nella media dell’Unione. 

Nel 2019, il tasso di occupazione italiano tra i laureati di 25-64 anni è di quasi 30 punti (28,6) più elevato di quello registrato tra chi ha conseguito al massimo un titolo secondario inferiore (la differenza è di 29,0 punti nella media Ue). Il risultato deriva dalla somma del vantaggio occupazionale (pari a 18,6 punti) di chi ha un titolo secondario superiore rispetto a chi ha un titolo secondario inferiore e di quello (10,0 punti) di chi ha un titolo di studio terziario rispetto a chi ha un secondario superiore (le differenze in media Ue sono rispettivamente 19,6 e 9,4 punti).  Inoltre, se per la popolazione laureata il tasso di occupazione già dal 2018 ha superato il valore del 2008, anno di avvio della crisi economica mondiale, per la popolazione diplomata il tasso del 2019 è ancora di circa 3 punti percentuali inferiore, registrando la maggior perdita di posti di lavoro durante la crisi e la ripresa più debole. Il vantaggio occupazionale della laurea rispetto al diploma è dunque in aumento.


Più elevati e in rapido aumento i livelli di istruzione femminili

Tra i maggiori paesi europei, Italia e Spagna hanno in comune un livello di istruzione femminile sensibilmente maggiore di quello maschile (Figura 1). Nel nostro Paese, infatti, nel 2019 le donne con almeno il diploma sono quasi i due terzi del totale (il 64,5%), quota di circa 5 punti percentuali superiore a quella degli uomini (il 59,8%); una differenza che nella media Ue è di appena un punto percentuale. 

Le donne laureate sono il 22,4% contro il 16,8% degli uomini; vantaggio femminile ancora una volta più marcato rispetto alla media Ue.
Tale risultato deriva anche da una crescita dei livelli di istruzione femminili più veloce rispetto a quella dei maschi: in cinque anni la quota di donne almeno diplomate e di quelle laureate è aumentata, in entrambi i casi, di 3,5 punti (+2,2 punti e +1,9 punti i rispettivi incrementi tra gli uomini).

Mercato del lavoro: ancora troppo forte lo svantaggio femminile
Nonostante i livelli di istruzione delle donne siano più elevati, il tasso di occupazione femminile è molto più basso di quello maschile (56,1% contro 76,8%) evidenziando un divario di genere più marcato rispetto alla media Ue e agli altri grandi Paesi europei. Lo svantaggio delle donne si riduce tuttavia all’aumentare del livello di istruzione: il differenziale, che tra coloro che hanno un titolo secondario inferiore è pari a 31,7 punti, scende a 20,2 punti tra i diplomati e raggiunge gli 8,2 punti tra i laureati.

Le donne in possesso di un diploma hanno un tasso di occupazione di 25 punti superiore a quello delle coetanee con basso livello di istruzione (un vantaggio doppio rispetto agli uomini) e la differenza tra laurea e diploma è di 16,6 punti (scarto di oltre tre volte superiore a quello maschile).
Sui “premi” occupazionali incide sia la maggiore spendibilità nel mercato del lavoro dei titoli di studio più alti (tra i 25-64enni, il tasso di disoccupazione per chi ha un basso titolo di studio è più che doppio rispetto a chi ha la laurea), sia il maggiore interesse alla partecipazione al mercato del lavoro (il tasso di inattività è circa tre volte più alto).


Pochi e scarsamente occupati gli stranieri diplomati e laureati

Le differenze nei livelli di istruzione per cittadinanza sono molto ampi. Nel 2019, solo il 47,3% degli stranieri ha conseguito almeno il diploma di scuola secondaria superiore (o un titolo equivalente) e appena il 12,0% un titolo terziario; tra i cittadini italiani le quote salgono al 64,0% e al 20,6% rispettivamente . 
Il gap di cittadinanza è ampio anche nella media Ue, seppur con sostanziali differenze tra i Paesi.
Tuttavia, mentre nell’Ue e nei principali Paesi dell’Unione il livello di istruzione degli stranieri nel corso del tempo ha registrato importanti aumenti, in Italia la quota di stranieri con almeno il titolo secondario superiore si è molto ridotta (dal 2008, -6,3 punti contro i +4,7 punti nella media Ue) e quella di chi ha un titolo terziario è rimasta invariata (dal 2008: -0,5 punti; +8,9 punti nella media Ue).

Nel 2008, il tasso di occupazione degli stranieri residenti in Italia era più elevato di quello medio Ue, per tutti i livelli di istruzione; l’impatto della crisi economica sull’occupazione straniera, però, è stato più forte che nel resto d’Europa, in particolare per i titoli di studio medio-alti, e anche la ripresa successiva è stata più flebile. Di conseguenza, nel 2019, il tasso di occupazione degli stranieri con titolo di studio medio-alto è significativamente inferiore a quello medio europeo; resta più elevato soltanto quello degli stranieri con basso livello di istruzione.

Nel Mezzogiorno l’istruzione è scarsa ma premia sempre
La popolazione residente nel Mezzogiorno è meno istruita rispetto a quella nel Centro-nord: poco più della metà degli adulti ha conseguito almeno il diploma di scuola secondaria superiore e nemmeno uno su sei ha raggiunto un titolo terziario (al Centro oltre i due terzi è almeno diplomato e quasi uno su quattro ha conseguito la laurea). Le differenze territoriali nei livelli di istruzione permangono, indipendentemente dal genere.
Nel Mezzogiorno, i vantaggi occupazionali dell’istruzione sono maggiori rispetto al Centro-nord; in particolare le donne residenti nel Mezzogiorno che raggiungono un titolo terziario aumentano considerevolmente la loro partecipazione al mercato del lavoro e riducono il divario con gli uomini e con le donne del Centro-nord.
Ciononostante, i tassi di occupazione nel Mezzogiorno restano molto più bassi che nel resto del Paese e quelli di disoccupazione molto più alti, anche tra chi ha un titolo di studio elevato.

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