LA CONGIUNTURA ITALIANA
Nel quarto trimestre 2020, il Pil italiano ha segnato, in base alla stima preliminare, una riduzione in termini congiunturali (-2,0%) a sintesi di una diminuzione del valore aggiunto in tutti i principali settori economici.
Sia la domanda nazionale (al lordo delle scorte) sia la componente estera netta hanno fornito un contributo negativo. Per il 2020 il Pil, stimato sui dati trimestrali destagionalizzati e corretti per gli effetti di calendario, evidenzia un calo dell’8,9%.
La flessione dell’attività economica nel quarto trimestre riflette ancora andamenti eterogenei tra i settori con una caduta più contenuta per la produzione industriale al netto delle costruzioni (-0,8% la variazione congiunturale).
In particolare, a dicembre si è registrata una lieve diminuzione congiunturale della produzione (-0,2%) che segue la flessione segnata a novembre (-1,4%).
Considerando i raggruppamenti principali di industrie, nel quarto trimestre l’indice dei beni intermedi ha mostrato una decisa vivacità (+2,5% rispetto al terzo trimestre) bilanciata dagli andamenti negativi registrati per l’energia e i beni di consumo (rispettivamente -4,0% e -3,3%). La riduzione dei ritmi produttivi ha trovato conferma nell’andamento dell’indice di diffusione delle espansioni tra i settori che, a novembre e dicembre, ha segnato un’ulteriore
diminuzione
Famiglie e mercato del lavoro
A dicembre, il mercato del lavoro ha registrato diffusi segnali negativi con un calo congiunturale dell’occupazione (-0,4%, -101mila unità), un aumento del tasso di disoccupazione (+1,5 punti percentuali, +34mila unità) e di quello d’inattività (+0,3 punti percentuali, +42mila unità), interrompendo la fase di recupero dei mesi precedenti.
Anche le ore pro capite effettivamente lavorate settimanalmente, riferite al totale degli occupati, sono diminuite: la variazione tendenziale è stata di -2,9 ore (era di -2,5 ore a novembre).
Considerando la media del quarto trimestre rispetto allo stesso periodo del 2019, è possibile cogliere una prima indicazione complessiva dell’impatto della crisi sul lavoro: le forze di lavoro hanno segnato un calo di 596mila unità, con un contributo negativo sia degli occupati (-432mila unità) sia dei disoccupati (-164mila unità) che, in parte, si è tradotta in un aumento degli inattivi (+429mila unità). Questo andamento mostra una forte caratterizzazione di genere a sfavore delle donne, sia per l’occupazione (-239mila unità rispetto a -193mila unità per gli uomini) sia per la disoccupazione (-126mila unità rispetto a -38mila unità).
Nel periodo considerato, la flessione dell’occupazione ha interessato in misura prevalente i contratti a termine (-275mila unità) e gli indipendenti (-105mila unità). In questo scenario, il miglioramento tendenziale del tasso di disoccupazione (9,0% a dicembre 2020, -0,6 punti percentuali rispetto a un anno prima) sembra ascrivibile a una ricomposizione a favore dell’inattività.
Per maggiori informazioni: