Giornalismo - professione sempre più frammentata - Regole e organizzazione del mercato del lavoro - CSSPD - Centro Studi Sociali Pietro Desiderato


Giornalismo - professione sempre più frammentata

Gli ultimi dati della ricerca sulla condizione dei giornalisti italiani ‘visibili’. Analisi condotta da LSDI sulla base dei dati forniti dall’ Inpgi (l’ istituto di previdenza dei giornalisti), dall’ Ordine dei Giornalisti e dalla Federazione Nazionale della Stampa.
 
 
 
Via LSDI:
 
Una professione sempre più frammentata
a cura di Pino Rea

Continuano ad aumentare gli iscritti all’ Ordine, cresce (ma si impoverisce ulteriormente) il lavoro autonomo, cala il lavoro subordinato e sparisce il turnover nelle redazioni mentre gli ‘’attivi’’ continuano ad invecchiare
 
E’ la fisionomia della professione che emerge dall’ aggiornamento, con i dati del 2010, della Ricerca sulla professione realizzata l’ anno scorso da Lsdi
 
L’ analisi, che qui pubblichiamo, verrà presentata domani a Roma, nella sede della Fnsi, in occasione di ‘‘Stand up for journalism”, la campagna della Federazione europea dei giornalisti dedicata quest’ anno al problema del precariato
– 50.000 giornalisti non hanno alcuna posizione all’ Inpgi
– Fra i 25.000 autonomi e parasubordinati la percentuale di chi denuncia redditi inferiori al 5.000 euro lordi all’ anno è cresciuta dal 55,3 al 62%
– Nel campo del lavoro subordinato i rapporti che producevano i redditi più bassi, quelli inferiori ai 30.000 euro lordi annui, sono diminuiti dal 35,4% del 2009 al 33,4% del 2010, ma i dati della Casagit sull’ ammontare del contributo medio (dai 3.118 euro del 2006 ai 2.978 euro annui del 2010) denunciano una costante diminuzione del reddito dei contrattualizzati
– Se fossimo in Francia solo 1 giornalista su 3 otterrebbe la Carte de presse, la tessera di giornalista.
 
Alcuni dati statistici:
 
- Calo sensibile del lavoro subordinato (meno 3,85% dei rapporti di lavoro);
- blocco del turn over (meno 31% delle posizioni dei praticanti);
- forte crescita (+7,7%) ma ulteriore impoverimento del lavoro autonomo;
- progressivo invecchiamento della professione;
- aumento costante degli iscritti all’ Ordine dei giornalisti, che nel 2010 hanno superato il tetto dei 110.000 ‘’tesserati’’, più della metà dei quali continuano ad essere del tutto ‘’invisibili’’, non possedendo alcuna posizione contributiva all’ Inpgi.
 
Questi sono alcuni dei tratti più rilevanti della fisionomia della professione giornalistica in Italia che emerge da un aggiornamento della Ricerca effettuata da Lsdi l’ anno scorso – ‘’Giornalismo,il lato emerso della professione – sulla base dei nuovi dati, relativi al 2010, messi a disposizione dall’ Inpgi, e dal loro incrocio con quelli forniti da Fnsi, Ordine e Casagit.
 
I dati confermano le tendenze già rilevate l’ anno scorso e mostrano, in particolare, un accentuarsi della frattura fra lavoro subordinato e lavoro autonomo, all’ interno del quale solo il 26% degli iscritti hanno un reddito annuo lordo superiore ai 10.000 euro lordi all’ anno.
In percentuale anzi il segmento di lavoro autonomo o parasubordinato con introiti ‘’medi’’ rispetto alla scala dei redditi del settore si è leggermente ristretta, visto che nel 2000 era pari al 28,1%.
 
Se si sale nella scala dei redditi, nel campo del lavoro autonomo solo 1 giornalista su 10 denuncia un reddito superiore ai 25.000 euro (10,4%), mentre fra i dipendenti a tempo indeterminato quelli che hanno un reddito superiore al 30.000 euro lordi sono il 66,6%, oltre 6 giornalisti su 10.
 
Si tratta di un divario che – come dicevamo l’ anno scorso – ‘’il passare degli anni non riesce a colmare e che rappresenta probabilmente il problema più complesso che il sindacato dei giornalisti e lo stesso ente di previdenza, l’ Inpgi, si trova ad affrontare’’.
 
 
 
Per maggiori informazioni e per scaricare lo studio:
www.lsdi.it
 
 

Lsdi_2012.pdf