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In questa selezione: Etiopia, Bangladesh, Cina.
Da ISFreedom
Etiopia: la scure della censura, va in carcere chi usa il VoIP
17 giugno - Trenta secondi di telefonata con Skype possono costare 15 anni di prigione e multe salatissime. È la nuova legge approvata a fine maggio che proibisce severamente le telecomunicazioni VoIP e altre forme di chiamate di telefonia online legate ai social network. La comunità digitale non è nuova a queste restrizioni: recentemente le autorità cinesi hanno proposto una legge che obbliga gli utenti di forum e microblogger di dichiarare la loro vera identità e rispettare un determinato codice etico. La nuova legge vieta rigorosamente "traffico audio e dati video attraverso i social media" e qualsiasi altro servizio di trasferimento dati in grado di dare informazioni. Secondo la tv Al Jazeera, il Ministero dell'Etiopia delle Comunicazioni e delle Tecnologie avrà il "potere di rilasciare licenze" e "controllare le attrezzature importate per la comunicazione delle informazioni". Secondo Reporters sans frontiéres , la principale azienda delle telecomunicazioni in Etiopia ha recentemente installato un sistema per bloccare l'accesso alla rete a queglii utenti che voglio navigare in modo anonimo. La linea ufficiale dell'esecutivo etiope è che la legislazione mira a tutelare la sicurezza nazionale e a proteggere dalla concorrenza straniera gli interessi delle società di Stato - ora gestito da Telecom Ethio Teleco - secondo gli osservatori, la legge invece mira a limitare ulteriormente la libertà di espressione e il flusso di informazioni nella nazione di 85 milioni di persone. Negli ultimi cinque anni, siti e blog antigovernativi sono stati spesso bloccati e fatti chiudere molti Internet café, obbligandoli, con una normativa del 2006, di possedere un registro con i nomi e gli indirizzi dei propri clienti.
Bangladesh: giornalista ucciso per reportage su traffico di droga
17 giugno - Un giornalista è stato ucciso in Bangladesh, probabilmente a causa dei suoi reportage sul traffico di droga nel sudovest del Paese. Lo ha fatto sapere la polizia. Zamal Uddin, reporter del quotidiano Gramer Kagoj, è stato aggredito ieri sera nel distretto di Jessore, al confine con l'India, a circa 140 chilometri da Dacca. Il giornalista, accoltellato mentre prendeva un té a bordo strada, è stato dichiarato morto dopo essere stato portato all'ospedale. La polizia ha precisato che di recente aveva fatto denuncia per chiedere di essere protetto, dopo essere stato minacciato per i suoi articoli sul commercio illegale di droga. (fonte: LaPresse/AP)
Cina e censura: Sina Weibo, il Twitter a punti controllato dal governo
14 giugno - Gli utenti di Sina Weibo sono oltre trecento milioni in tutto il paese eppure il governo cinese ha intenzione di tenerli tutti sotto controllo. Sina Weibo, il Twitter cinese, sarà un sistema a punti proprio come quello della patente. Si hanno ottanta punti di partenza e restano stabili se si parla del più e del meno; ma se si toccano argomenti come politica e temi sociali i punti scendono e a sessanta punti l'utente potrebbe essere cancellato dal sistema. I punti possono anche aumentare e potrebbero arrivare fino a 90 se gli utenti danno gli estremi della propria carta di identità, accettando di rivelare il proprio nome, e si arriva fino a 100 se si inserisce anche il proprio numero di cellulare. Chen Guancheng, l'attivista cieco trasferito negli Usa, ha creato parecchio scompiglio al governo cinese, che come in piena alluvione, rafforza i suoi argini controllando internet. Ad esempio siti come Sina Weibo e Tencent, entrambi servizi di microblogging, sono sotto continua pressione da parte delle autorità. Per Sina Weibo lavorano come censori del regime oltre mille persone e molto probabilmente ne verranno assunte altre: per controllare tutti i post e rimuovere post " pericolosi". Un altro loro compito fondamentale è individuare le parole in codice: molti utenti per bypassare la censura utilizzano parole in codice, come i caratteri cinesi della parola 'Shawshank' per riferirsi all'attivista cieco Chen Guancheng, il cui nome era stato bandito dai motori di ricerca cinesi e dai siti internet. (fonte: blogosfere)
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