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Rassegna Stampa Estera
Mercato del lavoro
28/08/2012

Intervista al Nobel per l'Economia 2010 Chris Pissarides

Come anticipato nelle passate settimane, è in linea l'intervista al Nobel Christopher Pissarides effettuata in Trento nel corso dell'edizione 2012 del Festival dell'Economia. Pissarides ha ottenuto il premio per i suoi studi sulla disoccupazione.
 
 
 
 
Introduzione ed intervista a cura di Pietro Gentile
 
La tecnologia sta influenzando sempre più la nostra vita, in molti casi semplificandola. Il rovescio della medaglia sta nel fatto che la nostra Nazione non ha investito massicciamente negli ultimi venti anni nello sviluppo tecnologico.  Ci troviamo ad essere grandi utilizzatori di SmartPhones, Tablet, Notebook, ma non produciamo tali strumenti e molto spesso nemmeno i software che li gestiscono. L’Italia è quindi sempre più un utilizzatore passivo delle nuove tecnologie prodotte e controllate dai paesi asiatici in particolar modo Corea e Cina.
Una delle conseguenze di tale “non scelta” strategica che a mio avviso è pressochè irreversibile, ricade anche sul mondo del lavoro. Nell’arco di venti anni sono nati milioni di nuovi posti di lavoro in tale settore nei paesi dell’Estremo Oriente, mentre l’Italia ha segnato il passo. Le conseguenze dell’aumento della disoccupazione che oggi abbiamo tutti sotto i nostri occhi non sono quindi semplicemente attribuibili alla “crisi” ma anche al fenomeno di delocalizzazione delle attività lavorative verso altri lidi. In questi Paesi, d’altro canto, i diritti dei lavoratori e gli stipendi sono di gran lunga inferiori rispetto agli standard a cui siamo fortunatamente abituati da alcune generazioni in Europa, mentre i ritmi lavorativi e la produttività continuano ad aumentare in modo impressionante.
 
La crisi economica che ci attanaglia orma da 4 anni ha semplicemente messo in evidenza questo fenomeno di “rottura” tra i due sistemi, ormai evidente anche alle persone meno interessate all’argomento.
 
Abbiamo avuto l’opportunità di intervistare, nel corso dell’edizione 2012 del Festival dell’Economia di Trento, il Professor Christopher Pissarides,  Premio Nobel per l’economia 2010 con Peter Diamond e Dale Mortensen, per gli studi sulla disoccupazione e la flessibilità del mercato del lavoro a livello mondiale.
 
Il Nobel Pissarides è direttore del Programma di ricerca sulla macroeconomia al Centro per le Performance Economiche, presso la London School of Economics.
 
Nell’intervista il Nobel disegna uno scenario meno fosco di quanto indicato nella mia introduzione ma fornisce un monito all’Italia ed all’intera Europa nell’affrontare la competizione con i nuovi dominatori mondiali del settore tecnologico. Aumentare il Dialogo Sociale in Europa sarà fondamentale per uscire dalla Crisi e raggiungere l’obiettivo comune dell’occupazione unita all’aumento della produttività.
 

                                               L’INTERVISTA

Professor Pissarides, qual’è a suo avviso la relazione tra nuove tecnologie ed il mondo del lavoro?  Il professor Don Tapscott nel suo libro Wikinomics descrive un nuovo mondo in cui tecnologia sarà la dominatrice del mercato e in cui potranno lavorare, quasi vincendo una “lotteria” solo i più fortunati portatori di idee geniali.  Facebook potrebbe essere il tipico esempio di tale modello,  un’azienda che quotata in borsa qualche mese fa vale 50 miliardi di euro, ha quasi un miliardo di utilizzatori ma poco meno di 4000 dipendenti a tempo pieno!
 
Guardi, ha proprio messo il dito nella piaga. Queste realtà sono favolose dal punto di vista dell’avanzamento tecnologico e per l’apporto di nuove idee, ma dal punto di vista della creazione di occupazione sono minoritarie. Tutti questi nuovi posti di lavoro creati dalla tecnologia e di cui stiamo parlando sono infatti una minoranza rispetto al complessivo apporto mondiale al mercato del lavoro. Bisogna comunque ricordare che nonostante i pochi impiegati occupati da Facebook ed altre società del settore, esse creano ricchezza per la nazione in cui versano le tasse e per tutto il mondo dell’indotto relativo alla creazione di nuovo software e servizi. Non bisogna infine dimenticare il beneficio economico generato a favore delle Compagnie che utilizzano tali nuovi strumenti appartenenti al mondo dei Social Networks: questi software permettono di vendere nuovi prodotti ed ottenere grandi informazioni relative ai propri consumatori, senza dimenticare come anche l’utilizzatore finale, in qualche modo, sia in ambito lavorativo che in ambito ricreativo possa ottenere un beneficio.
Ma nel prossimo futuro il grande numero di posti di lavoro che verranno creati saranno in settori ad “alta intensità di lavoro”  che usano sì le tecnologie,  ma in modo meno invasivo.
Parlo dell’Assistenza Sociale quella che nel mondo anglosassone viene definito la “Civil Society”, i servizi domestici, i servizi alla Persona, il piccolo commercio, sono settori che comunque cresceranno a prescindere dell’apporto tecnologico.
Ma anche rimanendo ad un livello qualitativo elevato, pensiamo alla crescita di figure quale quella del Personal Trainer o del Personal Shopper che sono lavori che non vengono effettuati dalle macchine: non basta schiacciare un bottone per scegliere una giacca che ci vada perfettamente bene o un paio di scarpe che calzino a pennello.
Vi sono poi servizi che ci aiuteranno a vivere meglio nella nostra vecchiaia  aumentando la qualità della vita e il nostro livello di salute che nelle generazioni passate erano inimmaginabili.
Penso ad esempio ai massaggiatori che ci aiutano a ridurre il mal di schiena!
Questi sono i tipi di lavori che aumenteranno numericamente rispetto alla creazione nel settore  High Tech. E’ un fenomeno che si sta verificando con grande enfasi negli Stati Uniti ma che comincia ad essere presente anche in Europa da qualche anno.
 
Cosa può succedere se la ricchezza creata dal settore tecnologico continuerà a crescere a ritmi così elevati distribuendo tale benessere ai pochi occupati nel settore?
 
Questa ricchezza sicuramente aumenterà il PIL delle nazioni ma non ne aumenterà l’occupazione, le posso assicurare: quindi bisognerà trovare una soluzione a questo problema.

Un’altro problema che crea il mercato delle tecnologie è la rapidissima evoluzione delle professionalità ed il grande ritmo di cambiamento unito ad una vertiginosa crescita della produttività. Alcune Nazioni che hanno puntato tutto sulle nuove tecnologie quali ad esempio gli Emirati Arabi Uniti, hanno un mercato del lavoro estremamente flessibile direi “liquido” in cui il lavoratore può essere licenziato in qualsiasi momento e senza preavviso ed ha due settimane per trovare un altro lavoro potendo essere espulso dalla nazione nel caso in cui tale ricerca non vada a buon fine nell’arco di questo limitato periodo. 
Vede un futuro simile per l’Europa?
 
No assolutamente, queste nazioni fanno grande affidamento su lavoratori stranieri a volte estremamente qualificati ma non hanno disegnato per essi alcuna rete di protezione sociale nazionale.
Questo modello non può essere applicato all’Europa così come non può essere applicato ad alcuna nazione che abbia una dimensione superiore a quella di un piccolo stato come gli Emirati.
Sicuramente è necessario uno standard di base per la tutela dei lavoratori così come è assolutamente necessario un sistema di protezione sociale ma devo dirle che tali standard a mio avviso devono essere inferiori a quelli presenti nel Sud dell’Europa.
 
La versione completa dell'intervista sarà pubblicata nel prossimo numero di Plus Magazine.

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