Rapporto CNEL 2012 sul Mercato del Lavoro - Andamento mercato del lavoro - CSSPD - Centro Studi Sociali Pietro Desiderato


Rapporto CNEL 2012 sul Mercato del Lavoro

Il CNEL ha presentato a Roma il 18  settembre l'annuale rapporto sul Mercato del Lavoro in Italia: "per l'Italia il 2011 e' un anno di rottura. Nei mesi centrali dell'anno l'economia e' coinvolta in una crisi finanziaria, tuttora irrisolta, e che sta minando le basi della stessa costruzione europea".
 
 
 

Il Rapporto sul mercato del lavoro in Italia 2011-2012, presentato al CNEL, offre una fotografia della situazione occupazionale del nostro Paese, nonché dei processi in atto, con proiezioni a medio (2020) e a lungo termine (2065).

Invecchiamento demografico, femminilizzazione del mercato del lavoro, vincoli all'espansione della spesa pubblica, abbandono delle attività manifatturiere a più basso valore aggiunto e cambiamento di regime della domanda al settore immobiliare: questi i principali fattori di trasformazione del sistema produttivo del nostro paese entrato in una nuova fase di recessione.

 
Inoltre, il rapporto sottolinea che, senza una svolta dal versante delle produttività, potrebbero prevalere pressioni deflazionistiche sui salari e sui redditi interni, assecondate da politiche fiscali di segno restrittivo.
 
All'incremento della partecipazione al mercato del lavoro (111mila forze di lavoro femminili e 202mila nuovi attivi immigrati), probabile effetto delle perdite di reddito familiare e del conseguente fenomeno del "lavoratore aggiuntivo", fa eco il progressivo aumento del tasso di disoccupazione, cominciato dagli ultimi mesi del 2011. Si calcola che tra il 2011 e il 2020 il numero dei disoccupati aumenterà di oltre 1,5 milioni di persone per la popolazione d'età compresa tra 15-66 anni con una forte riduzione dei giovani attivi italiani (oltre 515mila persone) e degli adulti fino a 54 anni, compensata dall'aumento dalla crescita della forza lavoro immigrata (oltre 1,3 milioni di persone) e soprattutto delle forze lavoro "anziane".
In un cinquantennio la percentuale di anziani passerebbe dal 15,3% al 26.8% della popolazione, determinando una riduzione del peso delle altre classi d'età dagli importanti effetti sui rapporti intergenerazionali.
Coloro che più hanno subito le conseguenze della crisi sono i giovani.
 
Tra i più colpiti, quelli con un titolo di studio basso (-24,8% tra chi ha solo la licenza media); i residenti nelle regioni meridionali (-19,6%); i lavoratori a tempo indeterminato (-19,3%) e quelli a tempo pieno (-17,9%). Aumenta il tasso di disoccupazione di lungo periodo, anche per i più giovani (15-24 anni): il 46,6% sul totale della disoccupazione giovanile.
Rimane sensibilmente superiore alla media europea la percentuale di NEET (Not in enployment, education or training): oltre 2 milioni di persone, 24 % tra i 25-29enni nel 2011, contro una media europea del 15,6%. Di essi, circa un giovane su tre è totalmente escluso dal mercato del lavoro e al di fuori di qualsiasi percorso formativo. La percentuale aumenta con l'età: più frequenti tra i 25-30enni (28,8%) che tra i 15-24enni (19,3%), prevalentemente impegnati nel percorso scolastico.
Nel Rapporto si evidenzia anche il crescente processo di femminilizzazione del mercato del lavoro con i cambiamenti nelle abitudini di consumo e le ripercussioni sul piano del welfare che esso comporta.
 
Tratto dal Comunicato Stampa  Cnel
www.cnel.it
 
 

Rapporto 2012 versione Completa (1,5 Mb)