Intervista al Professor Carl Benedikt Frey responsabile del “Programme on the impacts of Future Technology” dell' Università di Oxford.
dI Pietro Gentile
Nel gennaio 2014 hanno iniziato a essere pubblicati i primi risultati di uno studio condotto dall’Università di Oxford, una delle più prestigiose Università al mondo. In questo studio un team di ricercatori ha analizzato 702 tipologie di lavoro per le quali è stata effettuata una precisa scomposizione delle attività e capacità necessarie per svolgere
tali mansioni.
Per esempio l’attività di cassiere è stata distinta a seconda dei settori verificando quali sono le mansioni di un cassiere di Banca, quelle di chi lavora in un supermercato,
quelle di uno sportellista appartenente al pubblico impiego etc.. Quindi, di fatto, i “lavori”
e le attività analizzate in questo modo sono più di 2000.
Un range talmente vasto da avere un’idea veramente completa dello scenario lavorativo
mondiale. Purtroppo, incrociando la situazione tecnologica dell’Italia con i dati forniti dallo studio, il risultato potrebbe essere preoccupante.
Secondo il Responsabile del team di ricerca, il Professor Benedikt Frey, nei prossimi anni, la tecnologia cancellerà centinaia di tipologie di lavori che ancora oggi noi consideriamo sicuri ed al riparo da qualsiasi “tsunami” tecnologico.
Fino ad oggi infatti, nel valutare l’impatto dell’innovazione tecnologica sul futuro del lavoro in Italia ci si è sempre basati su modelli e previsioni lineari che hanno sempre preso in considerazione la “distruzione” di lavori ripetitivi ed a basso valore aggiunto.
L’evoluzione tecnologica, però, opera per salti quantici con strappi piuttosto rapidi, seguiti da periodi di assestamento/adattamento. Questi balzi tecnologici producono spesso innovazione in settori collaterali rispetto al settore principale ed a volte anche in settori che non hanno inizialmente nulla a che vedere con il settore in cui è avvenuta tale evoluzione.
Per questo motivo le conseguenze non sono facilmente prevedibili.
Lo studio del Professor Frey mette in evidenza come anche lavori non routinari ed a buon contenuto in termini di valore aggiunto, potrebbero essere cancellati dall’innovazione tecnologica nel corso dei prossimi dieci anni.
Stiamo chiaramente parlando della scomparsa della “Classe Media” come noi oggi la intendiamo.
Nello studio però Frey è ottimista in termini globali, perché rileva (ad esempio negli Stati Uniti) come per ogni posto di lavoro distrutto dell’innovazione, se ne crei almeno 1,5 nell’arco dei tre anni successivi. Questo però non sta succedendo in Italia.
La differenza che caratterizza l’Italia rispetto alle nazioni più evolute, è dovuta da una parte alla mancanza di creazione di posti di lavoro nei “nuovi settori” che ancora oggi non esistono e che vengono letteralmente generati dal nulla dalle start-up innovative negli USA e nel Sud-Est asiatico e dall’altra parte nella velocità con cui i posti di lavoro persi vengono rimpiazzati dai nuovi creati.
In Italia a fronte di posti di lavoro persi in settori maturi non si verifica la creazione di nuovi posti di lavoro e quando invece questo fortunatamente avviene, i tempi di recupero sono ben più lunghi dei tre anni indicati da Frey per i paesi evoluti.
Ciò è causato da una parte dalla mancanza di menti e società innovative (la fuga dei cervelli) e dall’altra da una strisciante asimmetria (i nuovi lavori si creano più rapidamente).
L’INTERVISTA
Professor Frey nei prossimi cinque anni assisteremo
a grandi rivoluzioni nel settore finanziario.
Quali sono i lavori che lei pensa resteranno
in questo settore e se ne potranno creare di
nuovi? Potranno tornare in Europa ed in Italia
i lavori che sono già stati oggetto di offshoring?
Penso che tutto ciò che è legato al lavoro fisico di conservazione ed elaborazione delle informazioni sia destinato a scomparire, penso ai “loan officer” o ai “credit checkers”, lavori che in futuro saranno sempre più svolti da sistemi automatici e da algoritmi sempre più sofisticati per valutare le capacità di solvenza del cliente. Per non parlare del “cassiere” che negli altri paesi europei sta già scomparendo. Non penso invece che questo possa accadere per il Trading e per la Consulenza Finanziaria, nonostante i sistemi di trading automatico stiano, soprattutto nella City, prendendo sempre più piede, credo che in questo settore il lavoro sarà stabile. Noto invece che proprio nel ramo tecnologico del banking si stanno creando nuovi posti di lavoro, perché l’industria finanziaria sta diventando sempre più una Technology Industry e addirittura in certi casi una Media Industry.
Vedremo quindi sempre più sviluppatori software, creatori di algoritmi finanziari e perfino
Social Media Expert.
Per quanto riguarda il reshoring, sono sinceramente pessimista, perchéi lavori che sono usciti dall’Italia e dall’Europa, lo hanno fatto soprattutto per una questione di costi e farli rientrare nel nostro continente significherebbe retribuire i lavoratori con gli stessi stipendi
di indiani o cinesi.
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