Anticipazioni Rapporto Assinform - Information and Communication Technology - CSSPD - Centro Studi Sociali Pietro Desiderato


Anticipazioni Rapporto Assinform

Presentata a Milano l’anticipazione del Rapporto Assinform 2016. 
Per l'Information Technology in Italia finalmente un mercato digitale in ripresa. L' ICT nel giro di un anno ha recuperato, passando dal -1,4% del 2014 al +1% del 2015 e a una previsione annua 2016 del +1,5%.


 

ICT 2015:  + 1% A 64,9 MLD DI EURO
AGOSTINO SANTONI PRESIDENTE ASSINFORM: 
BENE IL SEGNO POSITIVO. ORA DOBBIAMO ACCELERARE

Spingono le componenti più innovative. I motori della domanda sono il software, i servizi e il know how che conferiscono nuove capacità alle imprese, alle PA e ai consumatori. 
Previsione di crescita per il 2016: +1,5%.  

Milano, marzo 2016 - Il mercato digitale italiano (informatica, telecomunicazioni e contenuti digitali) è ripartito. Nel giro di un anno ha recuperato, passando dal -1,4% del 2014 al +1% del 2015 e a una previsione annua 2016 del +1,5%. 
L’inversione di rotta rispetto agli anni scorsi è apprezzabile.

"Il mercato digitale italiano ha cambiato segno e si rinnova. Dopo anni di crisi ha messo a segno risultati positivi, sia sotto il profilo quantitativo che qualitativo. Nel 2015, oltre a ritrovare la crescita (+ 1%), ha beneficiato di una spinta che è venuta tutta dalle componenti più innovative e legate alla trasformazione digitale, che sino a poco tempo fa si limitavano ad attenuare i sintomi di un mercato sofferente” - È questo il primo commento del presidente di Assinform Agostino Santoni ai dati sull’andamento del settore ICT, elaborati in collaborazione con NetConsulting3.

"È cambiata la qualità della domanda. - ha evidenziato Santoni - Ora più attenta alle potenzialità per innovare servizi, prodotti e processi, attraverso il ricorso al web, al cloud (+28,7%), all’IOT (+13,9%), alle nuove applicazioni in rete e in mobilità, all’uso dei big data. Non possiamo però accontentarci. Il nuovo passo è ancora sconosciuto a una parte importante del nostro sistema produttivo, quello della piccola impresa, e da un numero troppo elevato di aree territoriali in ritardo, a partire dal Mezzogiorno. Se vogliamo recuperare il gap digitale dagli altri paesi guida, che condiziona la nostra capacità di competere e creare occupazione, dobbiamo agire con il concorso di tutti, istituzioni, imprese e territori”. 

“Mai come oggi - ha aggiunto Santoni - appare importante accelerare i grandi progetti di evoluzione digitale. A livello di visione-paese ci sono sviluppi interessanti. 

Le strategie lanciate dal Governo, dal piano banda ultralarga alla digitalizzazione della PA, hanno visto passi in avanti: fatturazione e pagamenti elettronici della PA sono realtà; oggi debutta Spid, con un orizzonte al 2017; i lavori per l’Anagrafe Unica procedono; la Scuola Digitale è in movimento, la Sanità punta sull’e-health. E partirà, entro tre mesi, quel piano triennale di attuazione della stessa Strategia Digitale, creando i presupposti per coordinare a livello nazionale iniziative sino ad oggi frammentate e disperse nel territorio.

Ma è ancora più importante procedere sul fronte del coinvolgimento della piccola impresa. Non è pensabile che una fascia che occupa la gran parte dei lavoratori ed esprime più del 50% del PIL rimanga ai margini dell’evoluzione digitale. Creare le condizioni perché anche il piccolo imprenditore avverta la responsabilità di innovare e di integrarsi in filiere digitali è fondamentale: anche un minimo incremento d produttività, visto il peso della piccola impresa in Italia, è destinato a produrre effetti di assoluta rilevanza. E’ importante creare le condizioni perché ciò avvenga, superando l‘approccio basato sui soli incentivi fiscali e lanciando programmi di politica industriale inizialmente concentrata su settori a potenzialità elevata ma compressa, a partire dal turismo e dell’agroalimentare. 

Infine, dobbiamo guardare alle competenze, da intendersi non solo come capacità tecniche, ma di comprensione delle opportunità del digitale. Esiste un gap tra domanda e offerta di profili specializzati nelle nuove tecnologie ICT e nei nuovi business digitali, dal business analyst al data scientist, e così via. Ci sono moltissimi posti di lavoro che non si riesce a coprire per mancanza di skill e di mentalità. È urgente intervenire sul sistema della formazione, andando a vedere non solo le modalità di funzionamento della scuola o le metodologie didattiche - fronti sui quali i programmi Buona Scuola e Scuola Digitale meritano il plauso - ma anche i contenuti, senza aver paura del dialogo tra mondo dell’istruzione e mondo dell’impresa”.


IL MERCATO VISTO DA VICINO

Nel 2015 il mercato digitale nel suo complesso è cresciuto dell’1% a 64.908 milioni di euro. Il dato di crescita, pur contenuto, non solo interrompe una tendenza negativa che durava da anni, ma si affianca a una stima per il 2016 a 65.882 milioni di euro (+1,5%), che cancella abbondantemente i cali dei due anni precedenti. .

Al recupero hanno concorso po’ tutti i comparti, con la sola eccezione dei servizi di rete delle telecomunicazioni (-2,4%,) che hanno continuato a subire il calo delle tariffe deprimendo le dinamiche di quasi un terzo del mercato. Ma gli altri due terzi sono appunto cresciuti: Servizi ICT a 10.368 milioni di euro (+ 1,5%%); Software e Soluzioni ICT a 5.971 milioni di euro (+4,7%), Dispositivi e Sistemi a 16.987 milioni di euro (+0,6%), Contenuti Digitali e Digital Advertising a 8.973 milioni di euro (+8,6%).

Accelerano cloud e IOT

Una nota molto convincente viene dai servizi ICT, secondi solo ai servizi di rete per peso sul mercato digitale complessivo. La crescita rilevata - dell’1,5% a 10.368 milioni - pone fine a un trend negativo che durava da anni e che rivela tutta la consistenza dell’emergere di nuovi e più evoluti trend di spesa e di investimento. Il comparto è infatti trainato dai servizi di data center e, soprattutto, di cloud computing (+28,7% a 1.228 milioni).

Cloud e servizi di data center compensano l’andamento in lieve calo di tutti gli altri segmenti (outsourcing -2,4%, formazione -4,9%, consulenza -0,8%, assistenza tecnica -1%, sviluppo applicativo e systems integration -1,6%), più esposti sui fronti dell’ICT tradizionale, ma comunque coinvolti nella trasformazione in atto. Molti di questi stessi servizi sono essenziali per accompagnare fornitori e utilizzatori verso i nuovi paradigmi della fruizione dell’ICT, il cloud e l’IOT.

Quanto all’IOT – l’internet delle cose, che trasforma i più diversi prodotti in componenti di sistemi intelligenti per il manufacturing, l’energy management, l’auto motive - serve una lettura trasversale a diversi comparti. Assinform l’ha fatta, e dà evidenza di una realtà non solo in costante crescita, ma oramai molto consistente, pari per le sole compenti ICT pari 1.845 milioni (+ 13,9%).

Squilibri dimensionali e territoriali da affrontare

Un’ultima “vista” riguarda la partecipazione dei diversi territori e delle diverse classi di impresa alla domanda digitale. E’ una vista, ricavata da elaborazioni su dati Istat, che fa emergere due questioni non trascurabili, quanto meno se si considera che la diffusione del digitale è condizione di inclusione per ulteriori sviluppi basati sull’innovazione. 
Le regioni meridionali appaiono in profondo ritardo anche sul fronte del digitale, con spese pro capite per impresa e consumatore spesso non superiori al terzo della media nazionale. E quasi il 90% delle imprese tra i 10 e i 49 addetti presentano ancora indici di digitalizzazione molto bassi. Sono queste due sfide che dobbiamo affrontare trasformando problemi e ritardi in opportunità e crescita.
 
 
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