Presentato a Roma il 10 novembre l'annuale Studio redatto dalll'Ente per lo sviluppo del Mezzogiorno. Sud finalmente in ripresa grazie ad Agricoltura, Turismo e Servizi.
PRESENTAZIONE DEL
“RAPPORTO SVIMEZ 2016 SULL’ECONOMIA DEL MEZZOGIORNO”
Nel 2015 in agricoltura il valore aggiunto ha fatto un balzo in avanti del +7,3% nel Sud Italia, contro un modesto 1,6% del Centro-Nord.
Anche nei servizi il Mezzogiorno ha sopravanzato l'altra parte del Paese: +0,8% contro +0,3%. E' quanto emerge dal Rapporto Svimez 2016.
Nell'industria, invece, e' il Centro-Nord che continua a tirare (+1,1% contro -0,3% del Sud); la novita' e' che la dinamica negativa del Sud e' da attribuirsi al settore energetico, perche', se, invece, si considera il solo manifatturiero, il prodotto e' cresciuto dappertutto, anzi e' aumentato piu' al Sud +1,9% rispetto al Centro-Nord (+1,4%).
Meglio nel Mezzogiorno perfino gli investimenti nelle costruzioni, +1,1%, rispetto al Centro-Nord, dove sono calati del -1,3%. Va comunque tenuto presente che l'aumento della produzione nel settore manifatturiero lo scorso anno e' avvenuto al termine di sette anni di crisi in cui il valore aggiunto al Sud si era complessivamente ridotto di circa un terzo (-32,5%), registrando una caduta quasi tripla rispetto a quella avvenuta nel resto del Paese (-12%).
La sfida per il Mezzogiorno e' quella dell'addizionalita', solo cosi' Masterplan e Patti per il Sud possono diventare strumenti davvero efficaci e non risolversi in una mera ricognizione di opere o nella sola accelerazione della spesa.
Lo chiede la Svimez in occasione della presentazione del Rapporto.
"A tal proposito, e' condivisibile la mole di risorse importante destinate alla coesione e l'individuazione di aree tematiche in larga parte coincidenti con i driver indicati dalla Svimez. Modesto, pero', l'impatto finanziario per 2016 e 2017, con il rischio concreto di ulteriore sostitutivita'.
Secondo la SVIMEZ, il Mezzogiorno puo' essere un'opportunita' per l'economia italiana, la cui soluzione ai problemi strutturali non verra' da una ripresa internazionale alla quale agganciarsi, ma solo sviluppando gli investimenti, pubblici e privati", sottolinea Svimez. I driver sono: la logistica, la rigenerazione urbana, le energie rinnovabili e le biomasse, l'industria culturale, l'agricoltura.
TORNA A CRESCERE L'OCCUPAZIONE
Nelle Regioni meridionali, nel 2015, gli occupati sono aumentati dell'1,6%, pari a 94.000 unita', mentre in quelle del Centro-Nord sono cresciuti dello 0,6%, 91.000 unita'.
Quest'anno cresce anche l'occupazione giovanile meridionale: +3,9%, rispetto a una media nazionale del +2,8% e un aumento al Centro-Nord pari a +2,4%.
I risultati, nel complesso positivi, del mercato del lavoro meridionale non debbono pero' far perdere di vista le criticita', in quanto i livelli occupazionali al Sud sono ancora troppo distanti da quelli precedenti alla crisi.
L'unica regione del Sud vicina ai valori del 2008 e' la Basilicata.
L'aumento dei posti di lavoro al Sud riguarda in particolare l'agricoltura (+5,5%) e il terziario (+1,8%), grazie soprattutto al turismo. Nell'industria in senso stretto vi e' nel 2015 ancora un calo degli occupati al Sud, -1,6%, che, pero', nei primi mesi del 2016 inverte il segno: +3,9%. Mentre prosegue la caduta degli occupati nelle costruzioni all'inizio dell'anno in corso, -4%.
Perdono, pero', peso le occupazioni piu' qualificate, cresce piuttosto il lavoro part-time in professioni meno qualificate. Nel 2015 l'incremento del tempo pieno e' piu' forte al Sud (+1,3%, a fronte del +0,4% del resto del Paese) favorito dalla riforma del job act e dalla decontribuzione piena sulle nuove assunzioni. Non a caso aumenta, invece, al Centro-Nord e cala al Sud all'inizio del 2016, quando la decontribuzione scende dal 100% al 40%.
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