Eurispes: Rapporto Italia 2017 - Economia Politica - CSSPD - Centro Studi Sociali Pietro Desiderato


Eurispes: Rapporto Italia 2017

Presentato a Roma l'annuale Rapporto sull'Italia, redatto da Eurispes.L'Italia di Guelfi e Ghibellini, incapace di fare sistema. L’invidia è il vizio che blocca la nazione. Una vera e propria sindrome che l’Eurispes definisce “sindrome del Palio” che non permette di trasformare la nostra potenza in energia.



Sintesi del Rapporto Italia 2016, edito da Minerva Edizioni. 

Il Rapporto, presentato alle Autorità e alla stampa, presso la Sala Conferenze della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, è stato costruito attorno a 6 dicotomie, illustrate attraverso altrettanti saggi accompagnati da 60 schede fenomenologiche:


“L’Italia – spiega il Presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara – è rallentata da una diffusa e radicata sindrome del Palio di Siena la cui regola principale è quella di impedire all’avversario di vincere, prima ancora di impegnarsi a vincere in prima persona. Sempre senese era l’anima nel XIII Canto che dice a Dante: «Fui molto più lieta delle sfortuna altrui che della mia fortuna».

L’invidia e la gelosia, se volte in positivo, diventano il propellente indispensabile alla crescita e allo sviluppo. Stimolano la concorrenza nel mercato privato; spingono a comportamenti più virtuosi, apprezzabili e spendibili sul piano del ruolo e dell’immagine, nel pubblico. Di fatto, nel nostro Paese ciò non accade. Invidia e gelosia si traducono in rancore e denigrazione. Odiamo e denigriamo il nostro vicino più bravo e, invece di impegnarci per raggiungere risultati migliori e superarlo in creatività, efficienza e capacità, spendiamo le nostre migliori energie per combatterlo, per mortificarne i successi, per ostacolarne o addirittura bloccarne il cammino. Insomma un vero e proprio “spreco di potenza”, una filosofia del contro invece che del per”.


“Altri due ganci, secondo il Presidente dell’Eurispes, continuano a frenare l’Italia e ad impedirle di valorizzare al meglio le proprie enormi risorse. 

Il primo, la burocrazia e la iperproduzione di norme, leggi e disposizioni. Un freno che trattiene la crescita e mortifica spesso la volontà e l’ingegno degli spiriti migliori. La paranoia regolativa ha ormai raggiunto livelli insopportabili e mentre da una parte si costituiscono e si insediano commissioni per la semplificazione o per la riduzione o l’eliminazione di leggi ritenute superate od obsolete, dall’altra si continua, come in una gara, a produrne di nuove che si intrecciano, si accavallano, si contraddicono con quelle già esistenti. In un Paese nel quale la pressione fiscale ha raggiunto livelli insostenibili, il prezzo pagato al “disbrigo” delle pratiche burocratiche diventa un ulteriore balzello, risorse sottratte allo sviluppo e alla crescita delle imprese, valutabili in diversi miliardi di euro l’anno. Sorte migliore non tocca ai cittadini”.

Il secondo aspetto riguarda la incapacità della società italiana di “fare sistema”. Non più la società liquida descritta da Bauman, ma una società “evanescente” nella quale ognuno pensa a se stesso e che non riesce ad elaborare un progetto complessivo. Sembra che il nostro Paese faccia di tutto per negare il proprio valore e che a noi manchino il gusto e il piacere di sentirci italiani, sottovalutando e non facendo gran conto né di quelle prerogative nelle quali non siamo inferiori agli altri né di quei concittadini che abbiano conseguito risultati di eccellenza”.

Il Rapporto Italia di quest’anno indica chiaramente che i segnali di una ripresa ci sono e non sono solo economici. Non ricompattare attorno a quest’onda positiva il Paese sarebbe imperdonabile.

La complessità non ammette sconti e ci sfida in una partita nuova nella quale si vince solo se si è capaci di giocare in squadra”.


Un futuro per l’Italia

“Sono tre i contesti internazionali – sottolinea il Presidente dell’Eurispes – nei quali il Paese sarà chiamato a dispiegare le sue migliori capacità: l’Europa, il Mediterraneo e la latitudine Est-Ovest.

In primo luogo, in Europa il ruolo dell’Italia – paese fondatore e ispiratore del disegno pacifista unitario – è quello di esprimere l’anima latina del Continente e affermarne le preminenti ragioni.

Il nostro Paese è anche portatore, nelle donne e negli uomini che si applicano alla politica estera e nei servizi di Intelligence, di una grande energia creatrice: la mediazione.

Il Paese di Guicciardini e di Machiavelli, la Penisola invasa da Sud e da Nord, da Est e da Ovest, ha sviluppato, nei secoli, il talento dei saggi: la mediazione, appunto. Mediazione è capacità di comprensione dell’alterità, di conciliazione degli opposti. È la “forza tranquilla” di lunga durata che si oppone alla irrazionale violenza esplosiva. È pensiero preposto al parlare. È la sintesi, filosofica e antropologica, delle anime dell’uomo. È, in sostanza, un’arte per pochi.

“In secondo luogo, nel Mediterraneo noi italiani siamo, probabilmente, i soli a poter svolgere credibilmente quel ruolo di mediazione che solo può e potrà scongiurare il dilagare di conflittualità multietniche e policulturali. A differenza di altri nostri cugini latini, come i francesi e gli spagnoli, che hanno spesso condiviso il nostro destino storico-mediterraneo, noi – spiega il Presidente Fara – non esercitiamo un approccio colonizzatore, vetero o tardo imperialista forse, semplicemente, perché non ne siamo mai stati capaci.

E, infine, in terzo luogo, la latitudine Est-Ovest. La strada fatta verso Ovest dagli emigranti italiani approdati a Ellis Island e verso Est dagli artisti, dagli artigiani e dagli architetti italiani chiamati da Pietro il Grande a edificare San Pietroburgo e più tardi la costruzione di Togliattigrad da parte della Fiat ci ha collocati, lì nel mezzo, quali credibili e affidabili interpreti delle opposte ragioni. E per questo dobbiamo sostenere quella tradizione di mediazione Est-Ovest che può consentire all’Europa il mantenimento di un reale equilibrio latitudinale. E ciò non si raggiunge certo con l’ostracismo e le sanzioni”.


Chi dovrebbe “fare sistema”? Chi dovrebbe gestire la complessità? Chi dovrebbe elaborare strategie? Chi dovrebbe produrre senso ed orientamento? 

Sta alla classe dirigente generale, e alla politica in particolare, conclude il Presidente dell’Eurispes, raccogliere e valorizzare tutte le idee, le esperienze, la potenzialità che la società, spesso anche confusamente, esprime; metterle a sistema e, nello stesso tempo, elaborare progetti e strategie e soprattutto immaginare e disegnare il futuro del Paese.


Segnali di ripresa dall’Italia del 2016: aumentano gli ottimisti sull’andamento dell’economia

Raddoppia il numero di chi ritiene stabile la situazione economica dell’Italia nel corso dell’anno appena passato (dal 14,6% di inizio 2015 al 30,3% del 2016), si dimezza il valore di chi indica un netto (dal 58,4% al 23,3%) peggioramento. Aumentano gli ottimisti che indicano un lieve (dall’1,5% al 16,2%) o un netto miglioramento (dall’0,0% all’1,1%).


In sintesi, si evidenzia una ripresa della fiducia generale e il lento abbandono del clima di forte pessimismo che ha caratterizzato gli ultimi anni. Il 2016 sembra riproporre lo stesso andamento registrato, appena prima dell’inizio della crisi, nel 2007, anno in cui il giudizio dei cittadini si mitigava particolarmente all’interno del periodo 2004-2007 e indicava nel complesso una visione stabile dell’economia.


Previsioni per il futuro dell’economia: meno pessimismo (-28,4%), più fiducia (+10,1%)

Il 47,3% degli italiani (+13,4% rispetto al 2015) indica per il 2016 una sostanziale stabilità economica del Paese. Il 14,7% (+10,1% rispetto al 2015) è convinto che la situazione migliorerà nel corso di quest’anno. In parallelo si dimezza la quota di quanti prevedono un futuro peggioramento (dal 55,7% al 27,3%; -28,4%).


La situazione economica delle famiglie: si inizia a respirare

In controtendenza rispetto alla rilevazione del 2015 ad indicare un forte o lieve peggioramento della propria situazione economica è il 40,7% (-36%); il 12,3% (+9,4%) ha constatato un aumento delle proprie risorse, mentre sale dal 18,5% del 2015 al 43,8% del 2016 il numero di chi  indica una situazione di stabilità.


Benvenuti nella sharing economy

In un’ottica di riduzione dei costi, nell’ultimo anno l’11,1% ha utilizzato servizi di car sharing. Ancora basso (8,1%) il numero di chi ha utilizzato servizi di bike sharing o ha fatto ricorso (10,4%) al ride sharing (ad esempio tramite Blablacar). Alcuni hanno sperimentato l’home sharing (4,6%) scambiando casa o ospitalità. Il 13% ha condiviso libri (bookcrossing) e il 5,1% ha condiviso un ufficio o un ambiente di lavoro con altre persone mantenendo attività separate (coworking).


La dotazione tecnologica degli italiani

Il computer portatile sorpassa (64,5%) quello fisso (54,7%). Lo smartphone si conferma lo strumento tecnologico più diffuso nel nostro Paese: ne ha uno il 75,7% degli italiani (erano il 67% nel 2015). Sono invece meno della metà i possessori di tablet/ipad (43,3%, in crescita rispetto al 36,8% del 2015), abbonamento alla Tv a pagamento (42,1%, rispetto 36% del 2015). Poco meno di un terzo ha una consolle per videogiochi (31,3%); il 27,5% una smart Tv.  Nonostante le nuove modalità di fruizione dei contenuti televisivi, quella tradizionale, in tempo reale sul mezzo televisivo, rimane la più diffusa. Il mezzo utilizzato principalmente dagli italiani per comunicare con parenti/amici è ancora la telefonata, con una percentuale del 66% (-6,4% rispetto al 2015). L’unica vera alternativa numericamente rilevante è WhatsApp, con il 29,3% (+11% rispetto al 2015).

Tutti con il telefonino: smartphone o no, ne ha uno il 93,1% degli italiani dai 18 anni in su

L’utilizzo più frequente resta chiamare ed essere chiamati (99,3%), seguono inviare e ricevere sms (85,1%). Moltissimi comunicano tramite WhatsApp o altre applicazioni di messaggistica (75,2%), fanno foto e filmati (69%) e li inviano e ricevono (68%), navigano su Internet (66,8%). La maggioranza usa le applicazioni (54,2%) ed i Social Network (51,1%).

Navigare su Internet è ormai un dato di fatto per la maggior parte della popolazione (l’81,5%)

Gli italiani usano la Rete soprattutto per cercare informazioni di loro interesse (97,8%) e inviare e ricevere e-mail (85,8%); per navigare sui Social Network (68,9%), guardare filmati su YouTube (66,8%), controllare il proprio conto bancario (65,1%), fare acquisti (55%). Con l’e-commerce si acquistano soprattutto biglietti ferroviari/aerei (85,3%), viaggi (69%), biglietti per cinema/concerti/teatro/mostre (67,4%; +20,5%), apparecchiature tecnologiche (66,2%; +10,7%), capi di abbigliamento (61,4%: +8,7%), coupon su gruppi d’acquisto (39,4%), trattamenti estetici e per il benessere (26,8%), visite mediche (25,3%; +8,6%), corsi (23,7%; +9%) e pranzi/cene/aperitivi (22,5%; +10,9%). Meno frequente anche se in crescita l’acquisto di prodotti alimentari (19,3%; +13,2%). Un rilevante 27% di chi usa Internet afferma di aver sentito violata la propria privacy perché qualcuno ha pubblicato online foto in cui era presente; il 21,2% perché qualcuno lo ha contattato online in modo insistente.

www.eurispes.it


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