Reporters Sans frontières: libertà di stampa nel mondo - Europa - USA - Australia - CSSPD - Centro Studi Sociali Pietro Desiderato


Reporters Sans frontières: libertà di stampa nel mondo

Secondo l'annuale Rapporto di Reporters Sans frontières il Coronavirus ha generato un impatto negativo sulle libertà di stampa nel mondo. Su 180 nazioni nella speciale classifica la Cina continua ad occupare la posizione 177. L'Italia sale di due posizioni dalla 43 alla 41.




Il World Press Freedom Index 2021 sottolinea l'impatto negativo del Coronavirus sulle libertà di stampa nel mondo.

Libertà di stampa nel mondo, Rsf: «In Italia pesa il numero di giornalisti sotto protezione» Il Paese risale di due posizioni nella classifica annuale stilata dall'organizzazione internazionale: dal 43° posto occupato nel 2019 al 41°. Ma resta la criticità delle minacce agli operatori dell'informazione da parte della criminalità e di appartenenti a gruppi neofascisti e neonazisti.

La pandemia di coronavirus minaccia ancora 

I dati dell’Indice riflettono un drammatico deterioramento dell’accesso delle persone alle informazioni e un aumento degli ostacoli alla copertura delle notizie. “La pandemia di coronavirus è stata utilizzata come motivo per bloccare l’accesso dei giornalisti alle fonti di informazione e alla segnalazione sul campo. Questo accesso sarà ripristinato quando la pandemia sarà finita? I dati mostrano che i giornalisti hanno sempre più difficoltà a indagare e segnalare storie sensibili, soprattutto in Asia, Medio Oriente ed Europa”.
“Il giornalismo è il miglior vaccino contro la disinformazione”, ha detto il segretario generale della RSF Christophe Deloire. “Purtroppo, la sua produzione e distribuzione sono troppo spesso bloccate da fattori politici, economici, tecnologici e, talvolta, persino culturali. In risposta alla viralità della disinformazione transfrontaliera, sulle piattaforme digitali e attraverso i social media, il giornalismo fornisce il mezzo più efficace per garantire che il dibattito pubblico si basi su una vasta gamma di fatti accertati.

Il presidente brasiliano Jair Bolsonaro (-4 all’111°) e il presidente venezuelano Nicolás Maduro (-1 al 148°) hanno promosso rimedi covid-19 non provati dal punto di vista medico. Le loro false affermazioni sono state sfatate da giornalisti investigativi di media come agência Pública brasiliana e relazioni approfondite da parte delle poche pubblicazioni indipendenti rimaste in Venezuela.

La questione CINA diventa sempre più grave

La Cina si posiziona stabilmente in fondo all'Indice e non sembra disposta a trarre lezioni dalla pandemia di coronavirus, la cui diffusione è stata facilitata dalla censura e dalle pressioni sugli informatori. Peggio ancora, Pechino ha sfruttato la crisi per rafforzare ulteriormente il suo controllo sui media, vietando la pubblicazione di qualsiasi rapporto che mettesse in dubbio come sia stata gestita. Ciò è stato reso più facile poiché le organizzazioni dei media statali e private  sono tutte strettamente controllate dal Partito Comunista.

Facendo ampio uso delle più recenti tecnologie, il presidente Xi Jinping è riuscito a imporre un modello sociale basato sul controllo delle notizie  e delle informazioni e sulla sorveglianza dei cittadini. 
Degli oltre 100 giornalisti e blogger ora in carcere,  alcuni detenuti in condizioni di pericolo di vita,  almeno tre giornalisti e tre commentatori politici sono stati arrestati in relazione alla pandemia  Il governo ha anche rafforzato il controllo sui social, censurando molte parole chiave legate al coronavirus.  
Il giro di vite sui corrispondenti esteri è stato inasprito con 16 espulsi dall'inizio dell'anno.

L'Italia risale di due posizioni nella classifica mondiale della libertà di informazione stilata da Reporter senza Frontiere: dal 43esimo posto occupato nel 2019 al 41esimo nel 2020. Nella breve presentazione pubblicata a corredo della scheda-Paese dell'annuale ranking,  l'organizzazione non governativa pone l'accento sugli oltre 20 giornalisti italiani costretti a vivere sotto la protezione delle forze dell'ordine a causa delle minacce ricevute per via del loro lavoro

«Il livello di violenza contro i giornalisti continua a crescere, soprattutto a Roma e nella regione circostante e nel sud del Paese», rileva Rsf, che cita i casi del direttore di CampaniaNotizie.com, Mario De Michele, sfuggito a un attentato nel novembre 2019, e quelli dei giornalisti attaccati verbalmente e fisicamente nella Capitale, durante lo svolgimento del proprio lavoro, da appartenenti a gruppi neofascisti.

Sotto la lente anche i ripetuti attacchi agli operatori dell'informazione da parte di esponenti del Movimento 5 Stelle, anche se «nel complesso, i politici italiani sono meno aggressivi nei confronti dei giornalisti rispetto al passato», si legge ancora nel focus dedicato all'Italia.


PER APPROFONDIRE

Il sito 
www.rsf.org