Gli NPL nel settore bancario - Mercato creditizio e finanziario - CSSPD - Centro Studi Sociali Pietro Desiderato


Gli NPL nel settore bancario

La FABI, ha presentato uno studio relativo alla presenza e distribuzione dei Crediti in Sofferenza nel settore bancario. Al 4,39% dei clienti (22mila soggetti su oltre mezzo milione complessivo) sono riconducibili crediti non rimborsati pari a oltre 28 miliardi sul totale di 48 miliardi.




LE ANALISI DELLA FABI: IL 60% DELLE SOFFERENZE RIGUARDA PRESTITI SUPERIORI A 500.000 EURO


Al 4,39% dei clienti (22mila soggetti su oltre mezzo milione complessivo) sono riconducibili crediti non rimborsati pari a oltre 28 miliardi sul totale di 48 miliardi. Ad appena 126 soggetti si riferiscono ben 2,9 miliardi di crediti deteriorati relativi a prestiti oltre 25 milioni di euro: allo 0,02% della clientela, quindi, fa capo il 6,12% delle sofferenze. Ma il Covid ha pesato su famiglie, partite Iva e medie imprese: i piccoli debitori hanno avuto maggiori difficoltà a saldare le rate dei finanziamenti. 
Sileoni: «Ancora molto credito relazionale, approfondire scelte banche»

LO STUDIO FABI

Secondo la ricerca Fabi i grandi debitori hanno visto diminuire nell’anno del Covid la quota sul totale delle sofferenze mentre e’ aumentato quella dei prestiti di importo minore “spia di una situazione, quella cagionata dall’emergenza sanitaria, che ha pesato maggiormente sui piccoli clienti degli istituti di credito e un po’ meno sui grandi debitori”. 

“Tra marzo 2020 e marzo 2021, sono lievemente salite le percentuali di sofferenze relative a prestiti di importo piu’ contenuto: probabilmente si tratta di un indicatore significativo delle maggiori difficolta’ registrate per le fasce di clientela piu’ piccola, proprio nell’anno della pandemia, nel restituire i finanziamenti e a saldare le rate in banca”. I dati – pur trattandosi di piccoli scostamenti – rivelano che i piccoli prestiti personali, quelli fino a 30.000 euro, valgono il 5,12% del totale delle sofferenze contro il 4,62% di un anno fa; i finanziamenti fino a 75.000 euro sono saliti dal 5,29% al 6,03%, mentre per quelli fino a 125.00 euro l’incidenza sul totale e’ passata dal 5,65% al 6,53%”. 

Per la Fabi, “decine di migliaia di piccole/medie imprese e ditte familiari saranno a rischio nei prossimi anni e quando le misure d’emergenza nazionali ed europee cesseranno i loro effetti, le banche dovranno farsi trovare pronte a gestire le probabili nuove ondate di non performing loan e supportare – laddove possibile – il tessuto economico e sociale” . La ricerca ricorda che “con quasi 300 miliardi di euro di prestiti sottoposti a moratoria, l’Italia vanta insieme al Portogallo il primato europeo degli stop ai pagamenti . 

E il nostro Paese vanta uno scarso 34% delle moratorie concesse scaduto a fine 2020, contro l’80% in Francia e Germania e il 65% a livello europeo. Vista la quota relativamente ancora alta di prestiti ancora soggetti a moratoria e le consistenti misure di supporto alla liquidita’ ancora in essere e’ ragionevole immaginare che la qualita’ dei prestiti del settore bancario e’ destinata a ridursi gia’ nel 2022. ” La vera sfida sara’ garantire una tutela equa per tutti i consumatori, la cui prima linea di difesa dal rischio di insolvenza dovranno essere le banche stesse: anticipare, gestire e non far fallire” conclude la ricerca.

Le banche puntano molto sulla vendita dei prodotti finanziari e poco sui prestiti.

Un’attivita’, quest’ultima, che e’ ancora molto legata ai rapporti personali dei banchieri con le imprese. Insomma, c’e’ ancora molto credito relazionale, finanziamenti agli amici degli amici”. 

Lo afferma il segretario generale FABI Lando Sileoni commentando i dati della ricerca del sindacato secondo cui la maggioranza degli Npl si riferisce a prestiti sopra i 500mila euro. 

Proprio per questo tipo di comportamenti, le sofferenze delle banche, cioe’ i prestiti non rimborsati, sono prodotte da pochissimi, grandi soggetti. Insomma, non sono le famiglie, con le rate dei mutui o del credito al consumo, a mettere in difficolta’ le banche, ma sono 126 grandi soggetti a pesare enormemente sui bilanci delle banche”. “E sarebbe interessante approfondire quali sono i reali motivi che spingono le banche a rischiare cosi’ tanto verso chi poi dimostra di non avere i requisiti per non restituire i prestiti. 
Il Fintech consentirebbe l’accesso al credito determinato dai sistemi informatici, ma e’ ostacolato proprio dalle banche che vogliono continuare ad avere mani libere nell’erogazione del credito solo a determinati soggetti. Questo e’ un tema conosciuto da molti ma che volutamente non e’ stato mai affrontato con risolutezza, convinzione e determinazione” conclude Sileoni.


Per maggiori informazioni:
www.fabi.it