Accessibilità nell'era della Convergenza Digitale - Barriere fisiche e tecnologiche - CSSPD - Centro Studi Sociali Pietro Desiderato


Accessibilità nell'era della Convergenza Digitale

In un periodo in cui si parla sempre più di Convergenza Digitale, è importante fare il punto sull'accessibilità dei nuovi media.



Nel corso di un recente convegno, dedicato all’evoluzione della Tv Digitale Terrestre e della Convergenza Digitale svoltosi a Torino, abbiamo posto alcune domande alla Dott.ssa Patrizia Bertini esperta internazionale dell’European Internet Accessibility Observatory, cercando di capire qual’è lo stato dell’arte e la legislazione in merito alla accessibilità dei siti web e delle nuove tecnologie informatiche in generale.


Dott.ssa Bertini, oggi esiste una legge (L.4/2004 – detta Legge Stanca dal nome del Ministro per l’Innovazione Tecnologica) che definisce le caratteristiche di un sito web accessibile da parte di persone con disabilità.
Cosa si intende per accessibilità e quali sono gli attuali problemi ancora sul tavolo?

Il termine Accessibilità è nuovo, recente e ancora poco diffuso. Lo si presenta come un valore aggiunto a volte, altre volte viene proposto e vissuto come un punto di arrivo. Le stesse leggi che spuntano lentamente in tutti i paesi del mondo dimostrano come non si sia capito per tempo che l'Accessibilità non è un punto di arrivo, bensì un punto di partenza.

L'accessibilità, va intesa non come accozzaglia accidentale e incidentale di regole tecniche, ma concepita come missione sociale e morale per il superamento delle barriere di accesso. Questo superamento prima di tutto necessita della presa di coscienza dei reali obiettivi dell'accessibilità, che non sono il rigore tecnologico fine a se stesso, l'ostentazione di conoscenze formali o la pedissequa applicazione di postulati ritenuti immutabili e scevri da difetti, ma sono la costante ricerca, la sperimentazione continua, la sfida perenne, l'incessante riflessione e il confronto costruttivo per il raggiungimento di un obiettivo comune.

Indubbiamente lo sviluppo e la repentina diffusione di un media come Internet hanno giocato un ruolo determinante. Nella storia, nessun altro media ha mai avuto un successo cosi rapido e globale come il Web. Il Web è stata una febbre che ha coinvolto tutti - dai manager ai ragazzini, dagli intellettuali alle massaie. Il must dei primi anni della massiccia diffusione di Internet era essere online. Poco importava che il proprio messaggio raggiungesse anche persone con disabilità o difficoltà di fruizione del mezzo, l'importante era essere nel mare magnum della rete.

La vera accessibilità però consiste in un cambiamento prospettico essenziale che sposti il problema dagli asettici aspetti tecnologici per abbracciare invece la sfera sociale ed umana.


Nel suo recente intervento per il Comitato Scientifico del Centro Studi, ha parlato di accessibilità non solo relativamente ai siti web ma per un range di tecnologie molto più ampio.  Ci può spiegare meglio questo concetto?

Mi preme ricordare che la legge Stanca (L.4/2004 ) ormai operativa,  prevede la totale accessibilità dei sistemi informatici delle pubbliche amministrazioni e di pubblica utilità, facendo rientrare pienamente la Tv Digitale Terrestre così come i Siti Internet o messaggi dei telefonini, nell’ambito della normativa stessa.

Il digitale terrestre permette di raggiungere in prospettiva una grande quantità di persone attraverso il mezzo televisivo, portando quindi la novità della interattività tipica del mezzo informatico a milioni di persone che fino ad oggi non sono state coinvolte nella rivoluzione informatico-digitale.

Tra queste persone sono sicuramente ricompresi gli anziani ed i disabili spesso esclusi da tali tecnologie a causa della poca se non nulla accessibilità delle stesse.

Qual è invece, a suo avviso, lo stato dell’arte nel mondo bancario?

Il mondo bancario è piuttosto lento nel recepire il valore dell’Accessibilità, che si traduce sia in impegno sociale che in un dovere morale ed etico nei confronti dei clienti dell’istituto bancario stesso. Un paio di anni fa alcuni istituti hanno iniziato interessanti percorsi per rendere i propri servizi online accessibili, ma si tratta di casi d’eccellenza isolati che non hanno coinvolto o raccolto l’interesse dagli altri istituti. C’è sicuramente molto da fare, ci sono le tecnologie, serve ora la giusta sensibilità e la volontà di aprire i propri servizi su internet a tutti.