Vento di ripresa in Europa - Europa - USA - Australia - CSSPD - Centro Studi Sociali Pietro Desiderato


Vento di ripresa in Europa

Il settimanale inglese The Economist commenta la prevista sostenuta crescita dell'area Euro in base ai recenti indicatori economici.

 


In un mondo come quello delle statistiche economiche è d’obbligo la cautela nel citare cifre “pesanti”. Ma se i dati relativi alle prime stime sul Prodotto Interno Lordo dell’area Euro verranno confermati, ci troveremo a commentare nelle prossime settimane una crescita europea annua pari al 3,7% , la più alta degli ultimi sei anni, tale da superare la crescita americana, giapponese e inglese.

Tutto questo in un momento in cui l’economia americana sembra rallentare e potenze asiatiche quali Cina ed India sono costrette a intraprendere manovre monetarie quali il recente rialzo dei tassi da parte del Governo cinese per tentare di raffreddare la bollente ma pericolosa crescita inarrestabile delle loro economie.
 
Ma , secondo il settimanale The Economist, la performance annunciata potrebbe non rispecchiare il reale stato delle cose per tre motivi:

il rallentamento dell’economia americana potrebbe frenare anche la crescita europea, sostanzialmente a causa degli stretti rapporti esistenti tra i due mercati, in particolare per quanto riguarda il possibile calo delle esportazioni tedesche e francesi verso gli USA;

in secondo luogo, perché due nazioni rilevanti dell’area Euro quali Germania ed Italia saranno costrette nei prossimi mesi a risanare i propri conti pubblici con rigide manovre di riduzione di spesa e -per il colosso tedesco- di incremento della pressione fiscale con conseguente riduzione dei consumi;

in terzo luogo, se le intenzioni della BCE di aumentare ulteriormente i tassi di interesse per raffreddare l’inflazione verranno confermate, si assisterà ad un rallentamento della crescita complessiva. La BCE non teme l’eccessivo aumento della domanda generato dalla ripresa economica, teme piuttosto il surriscaldamento dei prezzi: qualsiasi crescita dell’inflazione superiore al 2% secondo la Banca Centrale potrebbe creare turbolenza nei mercati.

Secondo l’Economist è proprio in un periodo positivo quale quello prospettato, che si pongono in Europa le condizioni per aumentare il tasso di occupazione ed incrementare la produttività.   L’Europa oggi non può permettersi di vedere un numero cospicuo di persone lasciare la propria attività a 50 anni, generando una sensibile perdita di competenze e forza lavoro in un mercato in crescita.