L'Italia rimane fanalino di coda, tra i paesi più avanzati, per numero di brevetti registrati. Il recentissimo caso SanDisk-Sisvel rappresenta l'eccezione nel panorama nazionale.
La notizia è di quelle che finiscono nelle prime pagine dei quotidiani, rara cosa in Italia quando si parla di tecnologia ed innovazione.
La Corporation SanDisk, potentissima azienda che ha rivoluzionato negli ultimi 3 anni il mondo delle memorie digitali con le famose ed ultra-capienti SD Memory dalle dimensioni di una moneta (oggi sono in tutte le nostre macchine fotografiche digitali, palmari e navigatori satellitari), è stata “stoppata” alla IFA di Berlino (la più importante fiera tecnologica europea) da una azienda nazionale, la torinese Sisvel. Il 4 settembre, gli stand della SanDisk sono stati oggetto di un sequestro da parte delle autorità tedesche, per una denuncia di violazione dei diritti di brevetto sull’utilizzo del formato MP3, tecnologia che permette da alcuni anni di ascoltare brani musicali nei micro lettori digitali quali i-Pod e cloni vari.
L’evento, in quanto tale, rappresenta la normalità nel mondo delle tecnologie: le aziende registrano grandi quantità di brevetti non solo per evitare di essere copiate, ma per impedire ai competitori di entrare nello specifico mercato e soprattutto per racimolare cospicue royalties nel caso in cui l’invenzione, una volta imitata, sia già stata comunque introdotta massicciamente ed illegalmente dalla concorrenza.
Nella fattispecie SanDisk non avrebbe pagato i diritti ammontanti a 60 centesimi per ogni lettore MP3 prodotto. Cifra esigua ma che moltiplicata per i milioni di pezzi a basso prezzo “sfornati” grazie alle mastodontiche capacità produttive ed effficienti economie di scala dell’azienda, rappresentano una somma di tutto rispetto.
La notizia è finita sulle prime pagine dei giornali italiani, perché purtroppo rappresenta una eccezione per la nostra nazione: l’Italia è infatti il fanalino di coda tra i paesi Europei per deposito di brevetti procapite. Secondo recenti stime di Eurostat nel Bel Paese vengono registrati, all’anno, poco più di 83 “patents” per milione di abitanti contro i 306 della Finlandia e i 297 della Germania. Per non parlare dell’Estremo Oriente: solo in Giappone nel 2005 sono stati registrati 300.000 brevetti pari a 2400 per milione di abitanti.
Le cause di questa deludente situazione sono riconducibili a molti fattori tra cui due in particolare.
La dimensione limitata delle aziende italiane, accompagnata da una scarsa se non inesistente cultura della tutela del patrimonio “intangibile”.
La poco stimolata inventiva personale: non che sia diminuita la cultura dell’invenzione tipica dell’estro italiano, ma molto spesso l’idea non esce dal garage di casa a differenza di Stati Uniti, Australia e Giappone. In questi paesi, infatti, il privato cittadino, dopo aver consultato il database online ed essersi accertato che nessun altro abbia registrato una simile innovazione, si reca immediatamente al più vicino ufficio brevetti per il deposito della propria idea.
Per ulteriori informazioni:
http://www.wipo.int/portal/index.html.en
Pietro Gentile