40° Rapporto annuale Censis: la ripresa c'è - Indicatori economici - CSSPD - Centro Studi Sociali Pietro Desiderato


40° Rapporto annuale Censis: la ripresa c'è

Secondo il prestigioso istituto socioeconomico, l'Italia potrebbe vivere nei prossimi mesi un "piccolo e silenzioso boom", grazie alle piccole e medie imprese che hanno perseguito negli ultimi anni una strategia di "nicchia alta".


Il Censis nel 40° Rapporto annuale apre la sua interpretazione con un messaggio ottimistico: la ripresa c’è, e potrebbe persino configurarsi come un “piccolo silenzioso boom”, se riusciamo tutti insieme a esprimere un impegno positivo in questi mesi invernali, superando non solo il pessimismo generalizzato, ma anche la dose di demotivazione che molti hanno maturato “contro” una manovra economica governativa vissuta vittimisticamente.

L’affermazione di una ripresa in atto può apparire nel clima odierno troppo ottimistica ma non è ingiustificata se si elencano le forti scelte soggettive che sul piano economico ed imprenditoriale si sono manifestate nel corso del 2006.
In particolare le scelte di quegli imprenditori, piccoli e medi, che hanno perseguito strategie di “nicchia alta” a livello globale sui bisogni sofisticati del lusso; di quegli imprenditori che hanno sviluppato una strategia “meticcia” combinando ruoli industriali, logistici, commerciali, finanziari, di import-export; delle aziende che sviluppano a livello internazionale produzioni “su misura” e “su ordinazione”; degli stessi imprenditori che sembravano condannati al “buco nero” dei loro settori (auto, tessile-abbigliamento, calzaturiero) e che hanno reagito con vitalità ed intelligenza; di quegli imprenditori e manager che hanno dimostrato voglia di diventare big player nei settori di appartenenza (nel credito come nella cantieristica); nonché dei molti soggetti localistici (distretti industriali, alcune grandi città, aree ad economia borghigiana) che stanno rendendo compatto il tessuto economico del territorio.

"Perché di fronte a questa vitalità espressa sui vari mercati internazionali si tende ad avere una percezione collettiva pessimistica? Verosimilmente perché c’è un reciproco “altrove” di posizioni: le dinamiche positive sono altrove rispetto alle scelte politiche, sono addirittura fuori d’Italia e fuori dei calcoli sul prodotto “interno”; e sentono come legittimate altrove le scelte politiche correnti, centrate su una triade di impegni (manovre fiscali di redistribuzione; istanze riformiste di fase due; difesa a oltranza degli interessi, financo in piazza) che prendeno tutto il campo del dibattito e dell’opinione, con un rigonfiamento rancoroso che si alimenta del clima pessimistico e se ne rende al tempo stesso mittente e destinatario.

Se supereremo questi mesi di demotivazione diffusa, è possibile comunque che si torni alla crescita perché i suoi soggetti e i suoi processi sono quotidianamente operanti. Essa infatti sta procedendo in parallelo a una trasformazione significativa della composizione sociale italiana, cioè dell’antico serbatoio di energie socioeconomiche che sta sotto il nostro sviluppo dagli anni ’60 ad oggi. Il nostro sistema sociale, infatti, non sembra più addensarsi nella grande “cetomedizzazione” creatasi dagli anni ’70 in poi."

Una nuova ri-articolazione sociale comincia a manifestarsi, sia come effetto sia come causa:

- di una rimodulazione del sistema di imprese sull’esempio di una minoranza trainante che si misura anche sulla competizione internazionale (imprenditori di nicchia, big player, imprenditori “meticci” o medie aziende operanti su commessa”);

- del crescente valore economico di un geo-centrismo che era nato marginale, nel localismo degli anni ’70 e che oggi vede vitalissimi i distretti, le aree a vocazione borghigiana, le città a forte rinnovamento di ruolo;

- di quell’area di terziario non impiegatizio, ossia a crescente impegno imprenditoriale e professionale, sui settori della logistica, dei trasporti, della finanza, degli stessi servizi alle persone e alle comunità (dove si affacciano anche imprenditori extracomunitari integrati nel nostro modello di sviluppo e di piccola impresa).

E’ questa triade che, rompendo l’invaso e la cultura della cetomedizzazione, sta alla base della nostra ripresa attuale e della sua futura tenuta.

Il Censis ritiene che su di essa si debbano concentrare l’attenzione e l’impegno politico, nella convinzione che essa sia più forte e più promettente della triade che oggi tiene banco (redistribuzione per leva fiscale - politica delle riforme - difesa a oltranza degli interessi particolari) ma che non riesce a costruire - e costruirsi - un futuro.

Per approfondimenti:

Il colpo di coda della New Economy è la nicchia - La Stampa 27 settembre 2006

Censis - www.censis.it