L'Italia perde posizioni, collocandosi nelle "retrovie" della classifica mondiale basata sul prestigioso “Index of Economic Freedom “ stilata da parte de "The Heritage Foundation/Wall Street Journal", giunta alla 14° edizione.
Albania , Panama, Tailandia, Perù, Belize, Mongolia: un elenco di nazioni appartenenti a quello che ancora oggi viene definito il gruppo dei Paesi in via di Sviluppo.
Secondo il prestigioso “Index of Economic Freedom “ stilato dal The Heritage Foundation/Wall Street Journal e giunto alla quattordicesima edizione, queste nazioni si collocano nella fascia tra la cinquantesima posizione e la sessantesima a livello mondiale per Libertà Economica.
L’Italia è al sessantaquattresimo posto (64°) su 162 nazioni prese in considerazione per l’anno 2008 (ultima è la Corea del Nord).
Inutile citare le prime sette nazioni: Hong Kong, Singapore, Irlanda, Australia, Stati Uniti, Nuova Zelanda e Canada. Ma i nostri cugini tedeschi per fare un esempio dei mercati che maggiormente ci somigliano, sono al ventitreesimo posto.
Il metodo di indagine ed i criteri di comparazione sono particolarmente rigorosi dato il prestigio dell’Ente che rilascia tale classifica. Per ognuna delle 162 nazioni sono stati analizzati fattori chiave quali la libertà di Commercio, il livello di apertura del mercato, il livello di imposizione fiscale, il peso dell’attività pubblica, il peso dell’autorità monetaria, l’attrattività negli investimenti, la libertà finanziaria, il rispetto del diritto di proprietà privata, il livello di corruzione e la flessibilità del Mercato del Lavoro.
Per quanto riguarda l’Italia due sono i fattori chiave che immediatamente emergono in termini negativi quali differenze sostanziali rispetto alla media mondiale: il peso dell’Attività Pubblica nel contesto economico complessivo ed il livello di imposizione fiscale. Ovviamente entrambe i fattori di per sé non sarebbero negativi se l’efficienza del Settore Pubblico fosse in linea con la produttività dell’equivalente privato e se il gettito fiscale fosse impiegato in modo eccellente come avviene negli stati del Nord Europa.
Due “miti” tipicamente italiani vanno invece sfatati: i parametri relativi al Livello di Corruzione ed alla Flessibilità del Mercato del Lavoro sono di gran lunga migliori rispetto alla media mondiale. Analizzando la situazione del Mercato del Lavoro, ad esempio, l’Italia risulta -a differenza di quanto si possa credere- molto più flessibile di Germania, Austria, Spagna e Francia.
In allegato, la sintesi dello studio.