La lettura dell’edizione italiana del Rapporto (Jacques Attali, Liberare la crescita. 300 decisioni per cambiare la Francia, Università Bocconi editore / Rizzoli, 2008, 365 pagine, 19 euro) ècertamente interessante per le numerose analogie tra i due paesi, tanto facili da sottostimare, ma anche perché la Commissione Attali, composta da 42 uomini e donne, in gran parte ma non solo studiosi, provenienti da tutto il mondo, è stata capace, in quattro mesi di lavoro, di produrre un corpus di suggerimenti coerenti, atti a stimolare la crescita senza aumentare la spesa pubblica. Si va dalle decisioni con conseguenze di lungo termine (si propone di rivedere la formazione degli istruttori di asilo nido) a quelle di brevissimo, secondo un ferreo rapporto di priorità, che parte dalla conoscenza, passa per la concorrenza e lo stimolo allo sviluppo dei settori innovativi e giunge alle infrastrutture. La creazione delle condizioni necessarie alla mobilità e la riforma dello stato e degli enti pubblici sono i presupposti della riuscita del progetto. Il testo, scrive lo stesso Attali, “non è un inventario dal quale un governo potrebbe piluccare a piacimento, né tanto meno un concorso per idee originali, condannate a restare ignorate. È un insieme coerente, le cui singole parti sono articolate tra di loro, i cui singoli elementi costituiscono la chiave di successo del tutto”.
Nei mesi di attività della Commissione (da settembre 2007 a gennaio 2008) in Italia aveva colpito il fatto che due italiani, Franco Bassanini e Mario Monti, fossero stati invitati a farne parte. I due firmano una presentazione in cui, tirando le somme della loro esperienza, affermano che “gran parte delle riforme e delle innovazioni necessarie per far fronte alle sfide di questo secolo non sono etichettabili a priori come di destra o di sinistra. Anche se, forse, possono essere definite a seconda della loro coerenza con alcune scelte di fondo, nella prospettiva di un’”economia sociale di mercato”, che valorizza il merito, i talenti, la capacità di intraprendere ma sa nel contempo tutelare i diritti fondamentali di tutti, a partire dal diritto all’istruzione, alla sicurezza, alla salute e alla qualità ambientale”.