Sicurezza in Banca: Bancari tra Stress e Rapine - Settore del credito - CSSPD - Centro Studi Sociali Pietro Desiderato


Sicurezza in Banca: Bancari tra Stress e Rapine

Gli aspetti psicosociali dei rischi per la salute e la sicurezza negli ambienti di lavoro sono al centro del dibattito tra le parti sociali, anche perché chiaramente previsti, nell’accezione di rischi stress lavoro correlati, dal D. Lgs. 81/2008, Testo Unico per la sicurezza nel lavoro.
 
 
 

A cura di Loris Brizio
 
L’argomento richiede studio, attenzione e l’elaborazione di specifiche strategie di verifica e di intervento, anche nel Settore del Credito.

Riteniamo infatti che il lavoratore – il bancario nel nostro caso debba essere posto al centro del processo di valutazione del rischio, non limitandosi ai soli aspetti ergonomici, ma visto nell’interezza della sua realtà quale elemento inserito in uno specifico contesto organizzativo ed operativo.

Non si tratta soltanto di evidenziare problemi di stress o di mobbing, ma anche di altri fattori, tra i quali, ad esempio, il tipo di clima aziendale.
Intervenire su questi elementi vuol dire averne valutato gli elementi di rischio definendo i possibili interventi in ambito organizzativo aziendale, per intervenire sulla cultura della prevenzione, sui valori condivisi, sugli atteggiamenti.
 
Anche la gestione delle risorse umane non deve essere soltanto legata alla formazione:
l’inserimento dei nuovi assunti, ad esempio, come la valutazione del potenziale e delle prestazioni dei dipendenti, sono elementi di rilevanza per la creazione di benessere per i lavoratori, specie quando vi è la capacità di modificare le valutazioni per eliminare eventuali criticità, per ottenere una migliore performance ed affidabilità del sistema.
 
Elemento importante è la stesura di procedure interne effettivamente praticabili, così come peraltro si fa per quanto riguarda più rigidamente gli aspetti di Safety.
In questo è una grande responsabilità non solo dei Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, ma anche e soprattutto delle Organizzazioni Sindacali.
 
UN’INDAGINE EUROPEA SULLO STRESS

L‘Agenzia europea ha promosso recentemente, quale momento iniziale della Settimana europea per la salute e la sicurezza sul lavoro dedicata quest’anno alla prevenzione dei rischi psicosociali connessi all’attività lavorativa, una relazione sullo stress legato al lavoro, nella quale sono stati esaminati natura, cause e gestione dello stress lavorativo. Tale relazione ha chiarito che vi sono milioni di lavoratori in Europa che affrontano ogni giorno rischi psicosociali legati al lavoro.
Tra questi rischi si possono identificare varie tipologie di eventi: mancanza di organizzazione e programmazione del lavoro, violenza, minacce, aggressione verbale da parte di dirigenti e intimidazione da parte di colleghi di lavoro o del pubblico.

Tra i problemi legati all’organizzazione e alla programmazione del lavoro figurano: il lavoro a ritmo veloce; problemi riguardanti l’affidabilità, la disponibilità, l’idoneità e la manutenzione o riparazione di attrezzature e impianti; la scarsa comunicazione;
bassi livelli di sostegno per la risoluzione dei problemi e la crescita personale;
l’incertezza relativa al ruolo da svolgere; stagnazione e incertezza della carriera; la mancanza di controllo del proprio lavoro; le eccessive richieste e la cattiva gestione dei cambiamenti.

Secondo un’indagine del 1996, che mantiene tuttavia tutta la sua validità, sulle condizioni di lavoro, lo stress legato al lavoro interessa il 28% dei lavoratori dell’UE ed e’ il problema più diffuso dopo il mal di schiena (30%). Il 23% dei lavoratori inoltre afferma di soffrire di stanchezza generale.
Nel campo della prevenzione dello stress legato al lavoro, sulla base delle esperienze valutate nel corso della ricerca, l’Agenzia propone di trattare lo stress sul lavoro nello stesso modo di altri problemi riguardanti la salute e la sicurezza, applicando quello che è definito il ‘’ciclo di controllo’’, cioè il processo sistematico attraverso il quale i pericoli vengono identificati, i rischi vengono analizzati e gestiti e i lavoratori vengono protetti.
Proposta che la Commissione Nazionale ha condiviso è che è stata alla base delle proposte operative su questo tema elaborate all’interno della Federazione.
La ricerca non solo ha valutato gli effetti dello stress sul singolo lavoratore, ma anche quelli sull’azienda.
L’agenzia ricorda infatti che ridurre lo stress ed i pericoli psicosociali connessi con l’attività lavorativa non è soltanto un obbligo morale e giuridico: vi sono anche importanti motivazioni economiche; si pensi infatti al costo per le aziende dei giorni di lavoro persi ed ai costi sociali per i Paesi europei.

È stato sottolineato che ‘’ Una buona salute è un buon affare’’, le aziende di maggior successo infatti mostrano in genere il miglior profilo sul piano della sicurezza e della salute.
 
LE RAPINE

Nel campo della sicurezza anticrimine, relativo al mondo bancario, l’aspetto di
maggior delicatezza è rappresentato dall’evento rapina, sia per la numerosità
dei casi sia per le possibili conseguenze sui dipendenti e sulla clientela.
Una prima indagine della Fabi, presentata il 24 Aprile 2008 nel corso di una Conferenza Stampa presso la sede di Roma della Federazione, ha definito la portata del fenomeno, presentando analisi, proposte e numeri delle rapine in banca sul territorio nazionale negli anni
2005-2006-2007.
Dai risultati emersi, tra i quali i più evidenti sono una crescita nel numero
delle rapine in banca e il fatto che quelle perpetrate sul territorio italiano siano il cinquanta per cento di quelle commesse in Europa, emerge la presenza di un significativo disagio nei bancari, reso particolarmente evidente dall’insorgere in molti casi di disturbi post traumatici da stress dovuti agli eventi criminosi subiti.
Spesso i soggetti coinvolti nelle rapine hanno potuto utilizzare come supporto allo stress prevalentemente i colleghi e la famiglia, per la mancanza di idonei interventi da parte delle aziende.
Possiamo ritenere che, in questo caso, relativamente alle misure adottabili per diminuire l’effetto e la portata dei disagi segnalati dalla ricerca vi siano tre programmi di intervento utili.
In primo luogo l’organizzazione di un piano di formazione specifica per tutto il personale che lo renda edotto di quelle che sono le reazioni “normali” che possono scaturire da un
evento così drammatico come quello della rapina.Tale intervento che reinquadra la sofferenza come reazione possibile ne diminuisce gli effetti più negativi, come quelli relativi al pensarsi particolarmente fragili, non idonei o poco “uomini”. Questi pensieri negativi rappresentano un pesante aggravio per la sofferenza del singolo, che può trovare nella spiegazione di quello che sta vivendo una strada per una sua più veloce soluzione.
In secondo luogo la somministrazione di una formazione specifica per i direttori di filiale, che possa renderli consapevoli delle misure relazionali e organizzative più adatte ad aiutare il personale coinvolto nel suo naturale percorso di risoluzione dell’ansia connessa a tale esperienza.

In terzo luogo, alla luce di una attenta valutazione del rischio rapina, visto nell’ottica della tutela del dipendente, crea la necessità di adottare particolare modalità organizzative la cui offerta si attivi su richiesta (interventi di sostegno, riposi, trasferimenti, …) e che appaiono utili, se non decisivi, per favorire la risoluzione di un problema
così drammatico.

CONCLUSIONI

Il settore del Credito è stato travolto da molteplici trasformazioni tali da incidere significativamente sull’organizzazione del lavoro e sulla natura
stessa del lavoro bancario. A ciò si sono aggiunte crisi più generali che
hanno generato forti preoccupazioni sulla qualità e sicurezza del posto di
lavoro.

Tutti questi eventi hanno inciso profondamente sulla vita lavorativa dei dipendenti favorendo l’emergere di situazioni critiche. L’applicazione delle norme sulla sicurezza, in
linea con le diretive europee, e volte al raggiungimento di un benessere psichico e fisico del
lavoratore, può aiutare il settore a recuperare un equilibrio, eliminando o riducendo significativamente le situazioni stressogene.

Ciò rappresenterebbe anche un beneficio per le aziende: miglior qualità
della vita lavorativa si traduce, a quanto riferito dai ricercatori, in un miglioramento dei risultati operativi aziendali ed in una diminuzione dei costi del personale.
È necessario però che vi sia una precisa volontà di promuovere condivisione e partecipazione attiva dei lavoratori nelle politiche di prevenzione dei rischi stress lavoro correlati in Azienda.
Solo da un comune sentire può originarsi quella comune cultura della prevenzione che è alla base di ogni un costante miglioramento.