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Rassegna Stampa Estera
07/05/2012

XXV Salone Internazionale del Libro a Torino

Si svolgerà presso il Lingotto Fiere di Torino da giovedì 10 a lunedì 14 maggio 2012, la 25° edizione della Fiera del Libro Torino. 
Motivo conduttore dell'edizione 2012:  "Vivere in rete: le mutazioni indotte dalle tecnologie digitali".
 
 
 
Dopo l’edizione 2011 dedicata al 150° dell’Unità d’Italia, subito un altro appuntamento speciale per il Salone Internazionale del Libro. Quello atteso al Lingotto Fiere di Torino da giovedì 10 a lunedì 14 maggio 2012 è difatti il venticinquesimo Salone: l’edizione che celebra il primo quarto di secolo della manifestazione ideata nel lontano 1988 da due torinesi, il libraio Angelo Pezzana e l’imprenditore Guido Accornero, e tenuta a battesimo dal 19 al 23 maggio di quell’anno a Torino Esposizioni.

Il Salone 2012 torna ad essere ospitato nei quattro padiglioni tradizionali di Lingotto Fiere, senza l’allargamento all’Oval imposto nel 2011 dalla necessità di offrire una superficie adeguata alla mostra 1861-2011. L’Italia dei Libri, realizzata in occasione di Italia 150: una scelta dettata da rigorose ragioni di contenimento dei costi suggerite dalla congiuntura economica e accompagnata da un attento ridisegno del layout delle diverse aree espositive e degli spazi per il programma culturale.
 

Un Salone interattivo nel segno di una cultura partecipata

Il miglior modo di festeggiare i venticinque anni del Salone è ancora una volta quello di guardare avanti, di misurarsi con le rapide trasformazioni che stanno cambiando ogni aspetto della nostra vita di relazione e di cui i libri sono uno specchio fedele.
L’appuntamento del Lingotto ha via via registrato la crescita di un pubblico maturo, che si riconosce nei valori di una cultura attiva e vuole prendere parte a un confronto vero, sentendosi attore di uno scambio interattivo.

La partecipazione dei visitatori ha fatto diventare visibile una richiesta esplicita di democrazia non più delegata, ma partecipata, gestita in prima persona.
Si è fatta crescente una richiesta di dialogo e di confronto reale: una vera cultura della condivisione, che il Salone accoglie, anche facendo tesoro della felice esperienza avviata all’interno del programma del Bookstock Village, lo spazio tradizionalmente riservato ai giovani e giovanissimi lettori. Dall’edizione 2011 Andrea Bajani ha raccolto intorno a sé un gruppo di ragazzi, con i quali ha identificato una serie di parole-chiave, particolarmente significative per loro. Di lì ha preso le mosse un’elaborazione progressiva che si è svolta nei mesi precedenti il Salone e ha infine trovato la sua conclusione proprio al Lingotto.
 
Analogamente, il Salone 2012 creerà attorno agli eventi di maggiore spicco, che trattano i temi «caldi» al centro del dibattito, gruppi di lettura che li approfondiranno in via preliminare, per affrontare la discussione finale con i relatori invitati al Lingotto.
 

 
Vivere in rete: le mutazioni indotte dalle tecnologie digitali, motivo conduttore del Salone 2012

Computer ultrasottili, tablet e smartphone, tecnologie digitali sempre più portatili, potenti e a buon mercato, in grado di garantire una connessione continua, stanno cambiando radicalmente il nostro modo di pensare, scrivere, comunicare, stampare, pubblicare, leggere, vendere
. E con esso la produzione, la distribuzione, la ricezione dei prodotti intellettuali: dai giornali ai libri. Un fenomeno che va al di là del futuro degli e-book o dei destini dell’editoria su carta.
In primo piano sono anzitutto i modi e la qualità delle scritture, che tendono alla stenografia e al frammento, ma anche a diventare degli ipertesti misti di immagini e di suoni, o addirittura delle creazioni collettive, figlie di molti autori in concorso tra loro. Lo scrittore Alessandro Mari annuncia un feuilleton pubblicato direttamente in rete e aperto ai suggerimenti dei lettori. Come ha osservato il filosofo Maurizio Ferraris, al presunto declino della forma-libro - così come l’abbiamo conosciuta dai tempi di Gutenberg - corrisponde l’esplosione della scrittura, fenomeno largamente imprevisto. Tutto finisce registrato e depositato in archivi immensi, e rimane dunque reperibile, inchiodando chi scrive alle sue responsabilità, anche a distanza di molti anni. La memoria diventa un eterno presente.
 
Il ruolo degli editori, i mediatori culturali per eccellenza, che sembra messo in discussione dalle pratiche del self-publishing, si riafferma come indispensabile proprio di fronte agli eccessi di un’offerta indifferenziata, in cui il fruitore non riuscirebbe a orientare le proprie con i suoi mezzi. Intanto le riviste letterarie, quasi estinte su carta, risorgono in rete, trascinando i lettori in accesi confronti; e i blog diventano i nuovi siti di una critica informale, molto distante dallo specialismo accademico.
Quale sarà il destino dei quotidiani su carta, che peraltro forniscono alle reti la maggior parte dell’informazione? E che ruolo avrà nell’informazione di domani il «giornalismo dei telefonini», le preziose testimonianze volanti di chi si ritrova sul posto di un evento importante? Come cambia e cambierà lo stesso giornalismo?
Ci si interroga se sono destinate a cambiare anche le modalità della lettura, e se si affermerà anche lì il modello zapping. Intanto Feltrinelli annuncia di mettere in vendita online spicchi di testi letterari famosi al prezzo simbolico di 0,99 euro, come accade per i singoli brani musicali in formato mp3.
 
Non meno importanti le ricadute nell’apprendimento, nell’istruzione, nel lavoro e nella ricerca, dove ai vantaggi di un maggiore coinvolgimento degli studenti si accompagnano gravi difficoltà strutturali, dalla formazione dei docenti ai costi degli strumenti e alle insufficienze delle reti wi-fi nel nostro Paese.
Si fanno intanto sempre più vistosi i fenomeni che accompagnano la crescita esponenziale dei social network e social media. Le reti creano senza sosta comunità allargate i cui componenti interagiscono fittamente e ininterrottamente tra di loro, danno vita a nuove forme di associazionismo, a gruppi estremamente fluidi che si muovono al di fuori delle istituzioni e spesso contro di esse, improvvisando delle agorà virtuali in cui trovano espressione i movimenti spontanei. Lo stesso Twitter è diventato uno strumento per fare una politica basata sulla rapidità della comunicazione, ma espone chi lo pratica ai rischi dei falsi e delle beffe.
 
Le stesse dimensioni dei social media danno la misura dei cambiamenti in atto. È stato calcolato che gli iscritti a Facebook rappresentano una comunità virtuale che si colloca per popolazione tra il 5° e il 6° Stato al mondo.
Tra le predizioni di chi annuncia la scomparsa dei supporti cartacei e i lamenti apocalittici di chi teme un tramonto delle civiltà conosciute, quelli che si vanno prefigurando sono scenari ricchi di incognite e anche di inquietudini.
A chi sostiene che la Rete ha avviato un processo irreversibile di democrazia reale e dal basso, si oppone chi ritiene che quella della Rete sia in realtà una falsa democrazia, abitata da soggetti culturalmente e psicologicamente deboli, e come tali facilmente suggestionabili e manipolabili. Alla facilità di aggregazione, evidente nelle rivolte della cosiddetta «primavera araba», sembra corrispondere infatti una povertà di contenuti politici.
L’incombere della Nuvola – il cloud che raccoglie in una sfera virtuale tutte le informazioni private di fisicità – la fine della privacy e il trionfo di un Grande Fratello signore del marketing e capace di immensi profitti assumono volta per volta le fattezze di Google, Amazon, iTunes, monopolisti globali in grado di orientare non solo i consumi, ma anche comportamenti, gusti, mentalità, modi e stili di vita.
 
Al capo opposto, l’analfabetismo digitale incide sull’accesso ai diritti. Nel diritto di cittadinanza si stabiliscono nuovi livelli a seconda dell’abilità di navigare in rete. È un problema destinato ad assumere vaste proporzioni in un Paese come il nostro, dove solo il 30% della popolazione è in grado di decifrare correttamente un testo scritto.
 
E ancora: le opere letterarie in formato digitale sono esposte, come già la musica, ai rischi più che concreti della pirateria e della duplicazione abusiva. La grandi librerie virtuali sviluppano politiche commerciali molto aggressive che amplificano le difficoltà delle librerie indipendenti.
Sono questi alcuni degli aspetti di una situazione di estrema fluidità, ma anche di straordinario interesse e imprevedibili potenzialità, su cui il Salone 2012 si prova a riflettere.
 
  
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