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Rassegna Stampa Estera
21/12/2005

Rapporto CNEL sul Mercato del Lavoro


Secondo lo studio rilasciato il 21 dicembre dal CNEL (Consiglio Nazionale per l'Economia e il Lavoro), il mercato in Italia ha creato nel 2004 un modesto incremento dei posti di lavoro, una altrettanto modesta diminuzione del tasso di disoccupazione, ma anche una flessione del tasso di occupazione. Nel complesso, il nostro paese e' comunque meno distante dall'Europa.

I disoccupati sono scesi di 88 mila unità, portandosi a un milione 960 mila per la prima volta dagli anni '80: il tasso di disoccupazione e' infatti sceso dal 8,4% all'8%, il valore piu' basso dal 1993, inferiore di 0,8 punti alla media europea.
Gli occupati, nel 2004, sono 24.404.000; le donne, giunte a 8 milioni 783 mila unita', sono aumentate in media piu' degli uomini che hanno raggiunto la cifra di 13 milioni 622 mila unita'. Il numero degli occupati è aumentato sensibilmente nelle Regioni del Centro (2,5%); in quelle del Nord si mantiene la media nazionale (0,7%); nel Nord-Ovest si rileva un incremento dell'1,2%; nel Nord-Est una diminuzione dello 0,1%; lieve diminuzione (-0,4%) nel Mezzogiorno.

L'analisi del CNEL per settore mostra che i posti sono aumentati del 5,2% nelle costruzioni, del 2,4% nell'agricoltura, dello 0,6% nei servizi, mentre nell'industria sono diminuiti dello 0,9%. I livelli di occupazione hanno risentito positivamente della regolarizzazione degli immigrati resa possibile dalla bossi-fini.

Quanto all'avvio della riforma Biagi, il CNEL osserva che ha dato impulso alla flessibilita': la quota di impieghi a tempo indeterminato scende al 49,9% nel 2005 (58,4% nel 2004), a fronte di un aumento dei contratti a tempo determinato dal 29,2% al 37,9% del totale. Nel confronto fra i consuntivi 2003 e 2004, la quota di imprese con impieghi flessibili e' rimasta stabile dal 43,1% al 44,5%: 'quindi - commenta il CNEL - la flessibilita' del lavoro non si e' estesa, bensi' approfondita: chi gia' utilizzava impieghi flessibili ne ha fatto maggior uso'. Sul part-time, l'isae ha rilevato che mentre a fine 2003 solo il 13,2% delle imprese prevedeva di utilizzarlo, a fine 2004 l'aveva utilizzato il 24,3%. La flessibilita' e' piu' diffusa nelle imprese medio-grandi, mentre le differenze territoriali non sono rilevanti.

 


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