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Rassegna Stampa Estera
03/04/2006

Eurispes: cala il risparmio degli italiani

Secondo lo studio rilasciato da Eurispes la propensione al risparmio delle famiglie italiane è calata del 40% negli ultimi cinque anni, passando dai 106 miliardi accantonati nel 2001 ai 64 del 2005.

La caduta della propensione al risparmio delle famiglie italiane è stata causata da un lato dalla crescente difficoltà dovuta all'aumento dei prezzi e dall'altro dai numerosi e forti disincentivi che sono sorti ad ostacolare ed a rendere meno appetibile il risparmio.

In particolare la contrazione del reddito (dovuta ad un'inflazione non sufficientemente compensata dagli aumenti dei salari) ha costretto numerose famiglie del ceto medio a dedicare gran parte o la totalità delle entrate ai consumi per mantenere o cercare di non abbassare troppo il proprio tenore di vita. Ma vi sono state anche cause strettamente finanziarie: fra queste vanno ricordate le perdite subite dai risparmiatori a seguito dei default dei bond dell'Argentina, della Cirio e della Parmalat e l'abbassamento dei rendimenti dei Buoni del Tesoro a seguito della riduzione dei tassi di interesse.

L'ammontare dei depositi è l'unico indicatore disponibile per valutare la propensione al risparmio nelle diverse realtà del Paese. Prendendo in considerazione la diversa dimensione dei depositi pro capite nelle regioni italiane si evidenzia la posizione preponderante del Trentino (10.285 euro) e della Lombardia (9.346) e in generale di tutto il Nord; appena inferiori sono i valori per il Centro - ma Toscana (8.249) e Lazio (9.303) fanno concorrenza alle regioni più ricche - e le modeste prestazioni delle regioni del Sud: il fanalino di coda è la Calabria (3.607 euro) il cui deposito medio pro capite è meno di un terzo di quello del Trentino.

Ogni anno sono stati bruciati dai 6,4 ai 9,63 miliardi di euro per un totale, nei cinque anni, di oltre trentotto miliardi di euro (38,2). Il calcolo riguarda solo i depositi a vista e senza tener conto delle spese di intrattenimento del conto, che, in media, assorbono completamente il tasso di interesse.
Introducendo i costi di gestione e facendo i conti con un'ipotesi non lontana dalla realtà di rendimenti vicini o pari a zero, la perdita complessiva dei risparmiatori raggiunge, nei cinque anni, la cifra stratosferica di oltre sessanta miliardi di euro (61,08). E questo tenendo conto solo dei depositi a vista, ma perdite si sono registrate anche per forme di deposito che offrono rendimenti maggiori (ma non sempre superiori all'inflazione) nonché per gli stessi Buoni del Tesoro i cui rendimenti, nel 2002 e nel 2003, sono stati inferiori alla perdita di potere d'acquisto della moneta.


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