#Giovani
I 15-34enni rappresentano il 21,1% del totale della popolazione iscritta in anagrafe al 1° gennaio 2015 e, secondo le più recenti previsioni demografiche, nel 2050 il loro peso sarà sceso al 20,2%.
La contrazione di questo segmento di popolazione negli ultimi decenni è diretta conseguenza della bassa fecondità che ha contraddistinto le generazioni nate tra le fine degli anni ’70 e il 2000 rispetto alle precedenti, legandosi anche a un'importante posticipazione dei principali eventi associati allo stato adulto: l'entrata nel mercato del lavoro, l'uscita dalla famiglia di origine, la formazione di un'unione e la nascita dei figli.
Nel 2014, i ragazzi di 18-24 anni che abbandonano prematuramente gli studi sono il 15,0% del totale (11,1% nella media dell’Europa a 28); i 30-34enni che hanno conseguito un titolo universitario rappresentano, invece, il 23,9% (37,9% nell’Ue28).
Fra i giovani di 15-34 anni il tasso di occupazione è pari, nel 2015, al 39,2% (56,3% nella classe di età 15-64), quello di disoccupazione al 23,2% (12,1% nella classe 15-64) mentre il tasso di mancata partecipazione al mercato del lavoro si attesta al 36,1% (22,8% tra i 15-64enni). Nel 2014, i giovani celibi di 18-34 anni che vivono in famiglia sono il 68,8%, le giovani nubili il 57,6%.
L’età media al matrimonio è 36,6 anni per gli uomini, 32,6 anni per le donne. L’età media delle madri al primo parto è di 31,6 anni, mentre i giovani diventano padri per la prima volta più tardi, in media a 35,2 anni.
I giovani rappresentano anche la parte di popolazione più mobile da un punto di vista territoriale; i flussi di ingresso nel nostro Paese contribuiscono infatti alla crescita numerica di questa fascia d’età. Al contempo, però, si osserva un’accresciuta propensione dei giovani residenti in Italia a emigrare: oltre 36mila hanno lasciato il Paese nel 2014, un valore in aumento del 20,9% rispetto all’anno precedente.
Sebbene lo stato di salute dei più giovani sia, di norma, complessivamente molto buono (9 ragazzi su 10 tra i 25 e i 34 anni si dichiarano in buona salute), stili di vita scorretti possono ipotecare le condizioni di salute future. Quasi un terzo dei 25-34enni non svolge mai attività fisica (32,0%), oltre 4 su 10 consumano alcolici fuori dai pasti (42,3%), più di uno su quattro fuma (26,4%).
Tra i maschi 25- 34enni 4 su 10 sono in sovrappeso o obesi (40,9%).
Leggere libri, andare al cinema o a un concerto, visitare un museo, ma anche utilizzare Internet o i social network, sono alcune delle attività molto partecipate dal pubblico più giovane. Nel 2015, ha letto almeno un libro un giovane su due tra i 15 e i 17 anni; in questa stessa classe d’età, più dell’80% è andato almeno una volta al cinema e oltre quattro su 10 hanno visitato un museo o una mostra o hanno assistito a spettacoli sportivi. Le giovani generazioni sono anche quelle che hanno maggiore familiarità con le nuove tecnologie: tra i 15-17enni, oltre 9 su 10 hanno utilizzato Internet almeno una volta nel 2015 (contro l’85,1% dei 25-34enni).
Partecipano attivamente alla vita civile e politica del paese i due terzi dei 25-34enni, anche se la loro fiducia nei confronti della politica è piuttosto bassa: 2,2 su 10 è il grado di fiducia nei partiti politici e 3,1 il voto attribuito al Parlamento, mentre molto ampia è la fiducia verso le forze dell’ordine e i vigili del fuoco (voto 6,7 su 10).
Per i giovani – che nel nostro paese hanno serie difficoltà ad entrare nel mercato del lavoro e che spesso svolgono occupazioni dalle forme atipiche – i vincoli di bilancio possono essere così importanti da ritardare fortemente l'autonomia economica e abitativa dalla famiglia di origine, a scapito dei progetti di vita individuali. Il 28,6% dei giovani che vivono soli risulta, infatti, a “rischio di povertà” (vive cioè in famiglie che nel 2013 avevano un reddito familiare equivalente inferiore al 60% del reddito mediano), contro il 19,4% del totale delle persone residenti in Italia. Questi stessi vincoli possono inoltre esporre al rischio di povertà, deprivazione e disagio abitativo anche quanti si trovino con figli piccoli già nella prima fase del ciclo di vita familiare. Il 13,4% dei giovani che vivono in coppia come genitori sperimenta nel 2014 una condizione di grave deprivazione materiale (mostra cioè almeno quattro segnali di deprivazione su un elenco di nove), contro l’11,6% osservato sul totale della popolazione.
Ai giovani, come al resto della popolazione, il sistema di protezione sociale eroga pensioni in caso di sopraggiunta invalidità. Sono circa 3 mila seicento i giovani che in Italia percepiscono una pensione di invalidità (lo 0,3% sul totale dei pensionati).
Nonostante le difficoltà oggettive riscontrate sotto il profilo economico, nel 2014 è alto il punteggio che i giovani danno alla soddisfazione per la vita nel complesso: su una scala da 0 a 10, esprime un punteggio da 8 a 10 il 37,8% dei 20-24enni, contro il 35,4% della popolazione con almeno 14 anni. È bassa però la fiducia che ripongono nel prossimo: sempre nel 2014, appena il 22,6% dei 20-24enni ritiene che gran parte della gente sia degna di fiducia, mentre il 73,8% dichiara che si debba stare molto attenti agli altri e appena il 56,1% pensa che la propria situazione migliorerà nei prossimi 5 anni.
#Anziani
Come negli altri Paesi a sviluppo avanzato, l'Italia ha una struttura per età fortemente squilibrata: nel 2015 le persone over65 sono il 21,7% della popolazione, quelle fra 0 e 14 anni il 13,8%. E il numero di anziani è destinato ancora a crescere. L'indice di vecchiaia della popolazione, ossia il rapporto tra la popolazione anziana (65 anni e oltre) e la popolazione più giovane (0-14 anni), è atteso salire da 157,7 a 257,9 tra il 2015 e il 2065. Anche l'età media della popolazione subirà un ulteriore incremento, passando da 44,4 anni del 2015 a 49,7 del 2065.
Il generale invecchiamento della popolazione riversa una serie di difficoltà e di nuove sfide anche nel mercato del lavoro. Il progressivo sbilanciamento della struttura della popolazione verso le classi di età anziane richiede, infatti, nuove politiche di gestione delle risorse umane da parte delle imprese, ha un forte impatto sulla sostenibilità finanziaria dei sistemi previdenziali e assistenziali, necessita di nuovi strumenti di welfare adatti a una forza lavoro sempre più matura. Fra il 2004 e il 2015 il tasso di occupazione delle persone fra i 55 e i 64 anni è passato dal 30,6% al 48,2%, quello di inattività dal 68,1% al 48,9%, a conferma della bassa partecipazione al mercato del lavoro di questa fascia di popolazione e del gap di genere a sfavore delle donne (inattive 6 su 10).
La condizione delle famiglie con un ultrasessantacinquenne come principale percettore è sensibilmente peggiore rispetto a quella media: il reddito medio annuale nel 2013 è infatti di 24.158 euro contro 29.473 euro. Nel 2014, inoltre, il 37,0% delle famiglie con principale percettore di 65 anni e più giudica la propria condizione economica difficile o molto difficile (+1,3 punti percentuali in 10 anni).
Nel 2014 i pensionati con 65 anni di età o più sono il 76,8%, a fronte del 19,5% di pensionati con un'età compresa tra 40 e 64 anni e di un 3,8% con meno di 40 anni.
La salute è fattore indispensabile per la vita delle persone nelle diverse fasi della vita, in grado di condizionare comportamenti, vita di relazione, qualità della vita. Anche se il rischio di malattie aumenta con l'età, i problemi di salute non sono una conseguenza inevitabile dell'invecchiamento. Dai dati relativi al 2015, risulta, infatti, che quattro 65-74enni su 10 sono in buona salute.
Le persone anziane rappresentano un gruppo di fruitori e di produttori del poliedrico universo della cultura, con preferenze, gusti, comportamenti di consumo culturale specifici rispetto ad altre fasce di età. Nell’arco di 10 anni le persone di 65-74 anni che hanno visitato musei o mostre almeno una volta nell’ultimo anno passano dal 15,1 del 2005 al 22,6% del 2015. Nello stesso arco temporale aumentano anche le persone di 65-74 anni che leggono quotidiani almeno una volta a settimana (dal 55,6% al 57,4%), e quelle della stessa classe d’età che sono andate al cinema o al teatro negli ultimi 12 mesi (rispettivamente dal 16,0% al 22,4% e dal 12,4% al 17,0%).
In deciso aumento la quota di persone tra i 65 e i 74 anni che usano il pc e navigano in Internet: in 10 anni queste percentuali crescono rispettivamente, dal 5,5% del 2005 al 24,4% del 2015 e dal 3,9% al 25,6%. Le donne anziane esprimono una diffidenza e/o una difficoltà maggiore dei coetanei uomini nell’uso del pc, fra i 65 e i 74 anni lo utilizzano il 34,3% degli uomini e il 15,8% delle donne ma le quote scendono rispettivamente al 10,9% e al 3,6% fra gli over74. La percentuale di “utenti forti” di Internet è in continuo aumento anche nelle fasce di popolazione più mature: nel 2015 accedono alla Rete tutti i giorni il 39,6% dei 55-59enni, il 27,5% dei 60-64enni, il 12,6% dei 65-74enni e il 2,9% delle persone di 75 anni e più.
Il livello di soddisfazione della propria vita sembra diminuire al crescere dell’età, in particolare tra chi ha oltrepassato la soglia dei 75 anni. È evidente che all’aumentare dell’età alcune condizioni proprie della fase anziana come la salute, l’autosufficienza e l’autonomia, la rarefazione delle relazioni si fanno più critiche, con una conseguente diminuzione nei livelli di soddisfazione. Attribuisce, infatti, un punteggio di soddisfazione tra 8 e 10 alla vita nel complesso il 35,0% dei 65-74enni contro il 30,0%degli ultrasettantacinquenni.
Ugualmente, coloro che esprimono un giudizio negativo (fra 0 e 3) passano dal 4,4% dei 65-74enni al 6,7% nella classe di età 75 anni e più. Molto bassa è anche la fiducia che gli anziani rivolgono verso il prossimo: oltre otto anziani su 10 ritengono di dover stare molto attenti