Secondo uno studio della Federazione Autonoma Bancari Italiani, l’impatto sui mutui e sui nuovi prestiti, per la riduzione dei tassi da parte della BCE nei mesi scorsi, è stato rilevante. Tuttavia le banche non hanno ridotto proporzionalmente i tasse dei mutui. La FABI ha misurato l'evoluzione delle rate mutui dal 2023 ad oggi.
Nel giro di due anni, tra il 2023 e il 2025, il costo di un mutuo da 100.000 euro a 25 anni ha conosciuto un’evoluzione significativa, effetto diretto delle mosse della Banca centrale europea e delle dinamiche di mercato del credito.
Nel settembre 2023, nel pieno della fase restrittiva della politica monetaria, la rata mensile media era di 548 euro, a fronte di un tasso d’interesse del 4,26%, con un costo del denaro fissato al 4,5%. Da quel momento, l’allentamento deciso dalla Bce ha progressivamente ridotto il peso dei finanziamenti per le famiglie, portando a dicembre 2024 la rata a 484 euro, con un tasso medio sui mutui sceso al 3,11%, grazie a una riduzione di un punto e mezzo del tasso ufficiale di riferimento, passato dal 4,5% al 3%.
A settembre 2025, con il costo del denaro ulteriormente ridotto al 2%, la rata mensile è risalita eggermente a 492 euro, mentre il tasso medio sui mutui si è attestato al 3,25%. Questo lieve incremento evidenzia come, nonostante il proseguimento della fase espansiva della politica monetaria, la trasmissione dei tagli decisi da Francoforte non sia immediata e uniforme, risentendo delle condizioni di mercato, dei costi di raccolta delle banche e della prudenza del
settore creditizio.