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Rassegna Stampa Estera
28/05/2025

Banche: la FABI a congresso in Milano

La Federazione Autonoma Bancari Italiani ha presentato nei giorni 26 e 27 maggio numerose tavole rotonde nel corso del 129° Consiglio Nazionale. Sindacalisti, banchieri, giornalisti ed esperti di settore si sono riuniti per discutere il ruolo del sistema bancario in una fase di profonda evoluzione.



FABI: A MILANO IL 129° CONSIGLIO NAZIONALE

IL FUTURO DELLE BANCHE TRA TRASFORMAZIONE, TERRITORIO E COESIONE”

Al 129° Consiglio Nazionale della Fabi continua il confronto tra sindacato e banchieri, giornalisti, esperti di settore per discutere il ruolo del sistema bancario in una fase di profonda evoluzione. Dal consolidamento dei grandi gruppi al credito cooperativo, dalla competitività all’economia reale, fino alla necessità di coniugare crescita e radicamento territoriale: una giornata di lavori per fare il punto sulle sfide e le prospettive del settore.

Governare la trasformazione: il ruolo dei grandi gruppi bancari

La prima tavola rotonda della giornata di martedì 27 vede UniCredit al centro del dibattito sul futuro del sistema bancario italiano. Sul palco, il confronto tra il Ceo del gruppo di Piazza Gae Aulenti Andrea Orcel e il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni. Per la Fabi, anche il coordinatore Unicredit Stefano Cefaloni. A incalzare i protagonisti, una squadra di giornalisti: Walter Galbiati (vicedirettore di Repubblica), Stefano Righi (Corriere della Sera), Rosario Dimito (Il Messaggero) e Mariarosaria Marchesano (Il Foglio). Modera il dibattito Giuseppe De Filippi, vicedirettore del Tg5.

Primo punto affrontato e “risolto”: è «da escludere» che Carlo Messina debba chiamare Andrea Orcel per fermarlo in una presunta scalata a Generali. A chiarirlo è lo stesso amministratore delegato di UniCredit, rispondendo ai giornalisti dopo che, il giorno prima, il numero uno di Intesa Sanpaolo aveva dichiarato: «Se UniCredit decidesse di scalare Generali, la prima cosa che farei sarebbe chiamare Andrea Orcel e dirgli “fermati”». Uno scenario che, secondo Orcel, è dunque «assolutamente» da escludere.

Il ceo di UniCredit ha poi fatto il punto sull’operazione Banco Bpm, ora in bilico: «Potrebbe decadere», ha spiegato, a causa dei tempi del percorso Tar–Consiglio di Stato sul Golden Power, che non permetteranno di avere certezze in tempo utile. Tuttavia, ha aggiunto, «può sempre essere riproposta».

Orcel ha poi precisato la posizione del gruppo: «A differenza di Bpm, noi non siamo partiti con una campagna di marketing, non abbiamo fatto nulla perché aspettiamo di essere certi prima di andare a parlare con gli investitori». Il ricorso al Tar, ha sottolineato, «è una questione di chiarezza, non di combattimento».

Quanto alla possibilità di un’aggregazione tra UniCredit e Banco Bpm, Orcel ha riconosciuto che si tratta di «un’operazione valida industrialmente, valida strategicamente, però si scontra su visioni diverse che la rendono de facto non economica». Alla domanda del segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, se questa valutazione sia definitiva, il numero uno di UniCredit ha risposto: «Se restano così, assolutamente».

Una nota di colore: amicizia tra banchieri? Orcel: «Con Messina ci sentiamo regolarmente, la sua cacio e pepe è la migliore».

Consolidamento bancario e coesione sociale: l’equilibrio possibile

Secondo panel dedicato a Bper. Ospite l’amministratore delegato del gruppo Gianni Franco Papa, intervistato dal vicedirettore di MF Milano Finanza Fabrizio Massaro,

dal vicedirettore del Quotidiano Nazionale Davide Nitrosi, dal caporedattore del Giornale Massimo Restelli, in un confronto moderato da Frediano Finucci, caporedattore di TgLa7. Sul palco, a confrontarsi con il banchiere, il leader della Fabi Sileoni. A fianco a Sileoni, la coordinatrice nazionale Fabi nel gruppo Bper Antonella Sboro.

Al centro del dibattito, l’offerta pubblica di scambio lanciata da Bper sulla Popolare di Sondrio. «Non è stata un’operazione difensiva, direi di no. È stata un’operazione offensiva», ha affermato Papa, che ha poi aggiunto: «Noi non siamo leoni, accogliamo ma non mangiamo. Facciamo in modo di fare crescere».

Rispondendo ai timori di una perdita del legame con il territorio, l’ad ha voluto rassicurare: «Comprendiamo pienamente le preoccupazioni legate al radicamento territoriale, ma vogliamo essere chiari: il nostro progetto non intende snaturare l’identità della Popolare di Sondrio, bensì valorizzarla». E ha concluso: «In Valtellina vediamo una perfetta complementarità tra le due realtà. Vogliamo investire nel valore costruito dalla Popolare di Sondrio e supportare con ancora maggiore forza la crescita del territorio».

Concorrenza, economia reale e territori

A confrontarsi con Sileoni entra in scena il presidente di Crédit Agricole Italia Giampiero Maioli, intervistato dal vicedirettore di MF Milano Finanza Fabrizio Massaro, dal caporedattore di Libero Sandro Iacometti e dal caporedattore del Giornale Marcello Zacché. Per la Fabi, presente il coordinatore di gruppo Alessandro Ragusin. La moderazione rimane affidata a Frediano Finucci del TgLa7.

Maioli, incalzato dai giornalisti, esclude qualsiasi ipotesi di operazioni aggressive nel risiko bancario italiano: «Non faremo mai operazioni ostili: non siamo in questa stagione del risiko attori protagonisti, né vogliamo esserlo. Guardiamo le cose nel lungo, lunghissimo termine, e non a due mesi. Vogliamo continuare ad essere attenti osservatori e non attivi».

Ribadendo  l’impegno del gruppo a mantenere un rapporto collaborativo con il governo: «Non abbiamo mai preso una decisione in Italia che fosse ostile al governo e mai lo faremo». Secondo il presidente di Crédit Agricole, la situazione attuale è cambiata profondamente rispetto al passato, con «fattori che non c’erano in precedenza e che cambiano la visione politica dei governi».

Sul tema del risparmio degli italiani, Maioli ha espresso un punto di vista critico nei confronti di un approccio “troppo nazionalista”: «Quando sento parlare di difendere il risparmio degli italiani un po’ mi stupisco. Mi sembra di tornare all’epoca coloniale. Ognuno sicuramente ha fondi internazionali nel proprio portafoglio. Il più grande investitore del Paese credo sia Blackrock, fondo americano. Il risparmio non ha confini. I risparmiatori vogliono avere investitori solidi e buoni rendimenti». Una visione molto distante da quella espressa ieri dall’ad di Intesa Sanpaolo Carlo Messina, che ritiene legittimo, in nome della sicurezza nazionale, la tutela del risparmio degli italiani.

Martone: «Certezze ai lavoratori in un tempo incerto»

Michel Martone, giurista e docente di diritto del lavoro, richiama il ruolo cruciale del sindacato in un’epoca segnata da profondi cambiamenti economici e sociali.

“Dare certezze ai lavoratori in un momento di grandissima incertezza” è, secondo il giuslavorista, la missione essenziale delle organizzazioni sindacali, chiamate oggi a rispondere con rinnovata energia alle trasformazioni del mondo del lavoro.

Lontano dall’idea di un sindacato in crisi irreversibile, Martone ribalta la prospettiva: «La crisi del sindacato? Dipende dai lavoratori, dipende da voi», ha detto, sollecitando una partecipazione attiva e consapevole della base. Un invito, il suo, a rimettere al centro la rappresentanza e la contrattazione come strumenti di stabilità in un mercato sempre più fluido.

Secondo Martone, anche le imprese sono chiamate a fare la loro parte, ripensando profondamente l’organizzazione del tempo di lavoro e affrontando le sfide poste dalla flessibilità e dalla digitalizzazione.

Investire nel Paese, visione e prospettive future

Il quarto panel della giornata vede salire sul palco l’amministratore delegato di Mediocredito Centrale Francesco Minotti, in un confronto con Sileoni moderato dal giornalista del Corriere della Sera Federico De Rosa. Per la Fabi, presente anche il coordinatore nazionale di gruppo, Carmine Iandolo. Ad intervenire con domande e osservazioni, il direttore di Wall Street Italia Leopoldo Gasbarro e il direttore di Affaritaliani.it. Marco Scotti.

Inevitabile non partire dalle origini, da Banca Popolare di Bari. È Sileoni a lanciare l’input: «Banca Popolare di Bari ha attraversato momenti di grandi criticità, però quella banca era un punto di riferimento per una parte di Sud molto importante a livello economico. Poi è arrivata MCC e quello che era il progetto iniziale di creare una grande banca del Sud, progetto a cui tenevano molto anche i lavoratori del gruppo, a mio avviso si è fermato. Quel progetto è definitivamente archiviato, si naviga a vista o è un progetto ancora valido?»

Minotti non entra nel merito ma rilancia sul territorio: «Siamo riflettendo su un ampliamento della copertura territoriale. Il nostro obiettivo è quello di seguire al meglio il territorio».

Sileoni tocca anche un nodo tuttora irrisolto: il distacco dei lavoratori, che in MCC continua ad avvenire senza indicazione di una data di rientro, nonostante la normativa lo preveda. «Il distacco è un problema perché crea incertezza: il bancario viene spostato dal punto di vista economico e normativo in un’altra entità, si sente sospeso e vive nell’incertezza», denuncia Sileoni. E aggiunge: «I lavoratori hanno bisogno di lavorare in sicurezza e tranquillità: anche tu, al posto loro, se dovessi subire lo stesso trattamento normativo, avresti le stesse perplessità e gli stessi dubbi».

Berti: «La legge dipende»

«La legge dipende» non è solo un modo di dire: in realtà, l’applicazione della normativa varia spesso in base a diversi fattori, come l’origine, il nome o il contesto sociale di chi ne è destinatario. Questo determina disparità e discriminazioni che incidono profondamente sulla reale efficacia delle tutele giuridiche.

L’avvocato Paolo Berti, legale della Fabi, illustra alcune sentenze recenti che hanno coinvolto i lavoratori bancari, mettendo in luce casi di applicazione errata delle norme o di malintesi giuridici. «Può accadere che, nonostante i casi affrontati da due lavoratori possano essere identici, le leggi non vengano applicate allo stesso modo», ha sottolineato Berti, «e quando la legge sbaglia, le conseguenze possono essere spesso tragiche, causando vittime di vere e proprie ingiustizie».

Il credito cooperativo e la presenza sui territori

Riflettori puntati sul Credito cooperativo. A confronto con Sileoni, il vicepresidente di Federcasse Matteo Spanò. Ad affiancare il segretario generale della Fabi ci sono il segretario nazionale Luca Bertinotti, il coordinatore Fabi Iccrea Piergiuseppe Mazzoldi, il coordinatore Fabi Raiffeisen Ulrich Untersulzner. A moderare il dibattito,  Federico De Rosa del Corriere della Sera.

Sileoni apre il confronto con Spanò ricordando l’elevata rappresentatività della Fabi nel mondo delle Banche di Credito Cooperativo, dove la federazione conta su una presenza pari al 50%. E, senza giri di parole, pone subito una questione cruciale all’amministratore delegato: «La diffidenza che i vertici dei gruppi avevano nei confronti di Federcasse, che noi abbiamo sempre sostenuto, è superata o ancora persiste?»

La risposta di Spanò: «Con la riforma importante del 2016 sono stati siglati nuovi accordi complessivi e si è definito un nuovo equilibrio. Oggi questo equilibrio – anche sul piano della rappresentanza sindacale – è chiaro e solido. Per noi è fondamentale la componente associativa e il radicamento sui territori: la nostra forza competitiva nasce proprio da questa doppia anima».

Luca Bertinotti rimarca il concetto: «C’è bisogno  di migliore e maggiore “bilateralità“ nel settore del credito cooperativo. La distintività nel presente e futuro si preserva e rafforza coltivando le relazioni con i territori, i clienti e le organizzazioni sindacali come la Fabi, che rappresenta la maggioranza assoluta delle lavoratrici e dei lavoratori».

Il confronto si sposta poi sull’interesse delle nuove generazioni verso il lavoro in banca, un tema centrale per il futuro del settore. Secondo Spanò, i giovani sono oggi molto attenti alla possibilità di impiegare il proprio tempo in attività che abbiano una valenza sociale: ecco perché «occorre costruire percorsi che mostrino come le Bcc possano rispondere a questa esigenza – spiega –. Questo aprirebbe scenari nuovi, positivi e molto stimolanti».

L’importanza del contratto specifico per le Bcc e la politica di sostegno alle famiglie,  tipica del credito cooperativo. Una gestione accurata, negli ultimi anni, che ha consentito di raggiungere accordi importanti evitando conflittualità. In sintesi, una concertazione di visioni tra banca e sindacato – questa la conclusione del segretario generale – fondamentale per proseguire un cammino costruttivo.


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