I 27 stati membri dell'Unione Europea hanno firmato giovedì 13 dicembre nella capitale portoghese il documento che dovrebbe rivoluzionare la vita delle istituzioni comunitarie. La firma del Trattato di Lisbona apre la strada a un delicato processo di ratifica.
Per evitare un altro fallimento come quello della Costituzione Europea, bocciata dai referendum di Francia e Olanda, questa volta saranno i parlamenti nazionali a votare la ratifica entro la fine del 2008.
Solo in Irlanda i cittadini andranno alle urne.
Il Trattato di Lisbona dà più poteri all'alto rappresentante per la politica estera comune, che diventa anche il vice-presidente della Commissione Europea.
Finiranno le presidenze semestrali: il Consiglio cambierà vertice ogni due anni e mezzo o addirittura ogni cinque anni.
Prendere decisioni sarà inoltre più facile: in prospettiva non ci sarà più bisogno dell'unanimità degli Stati membri ma basterà una maggioranza qualificata.
L'ultimo a firmare è stato il premier britannico Gordon Brown che con il suo ritardo, ufficialmente dovuto a impegni istituzionali, è sembrato voler dire agli euroscettici del suo Paese: "Il trattato di Lisbona non è poi così importante quindi non c'è bisogno di referendum".
Il giorno precedente, mercoledì 12 dicembre è avvenuta la firma 'solenne' della Carta dei diritti fondamentali da parte dei presidenti delle tre istituzioni europee, Parlamento, Commissione e Consiglio alla vigilia della firma del Trattato di Lisbona, che la renderà vincolante.
Il Presidente Hans-Gert Pöttering ha sottolineato che essa rappresenta "l'essenza dell'unificazione europea e indica la via per un futuro comune di pace". Poi ha ammonito: "Nella comunità di valori che è l'Ue, non ci sono diritti senza doveri".
I valori dell'Europa
"Per i cittadini oggi è un giorno di gioia", così ha aperto la seduta solenne il Presidente Pöttering. La Carta dei diritti fondamentali "è il simbolo del cammino che ci ha portato a un'Unione dei cittadini", ha dichiarato. Essa dimostra "cha abbiano tratto la principale lezione dalla storia europea: il rispetto della dignità dell'individuo, la salvaguardia della libertà che abbiamo conquistato, della pace e della democrazia e lo Stato di diritto, sono ancora oggi il motore dell'unificazione europea".
Non solo calcoli economici…
"La libertà non può nascere senza il rispetto dei diritti degli altri", ha aggiunto il Presidente. L''Ue non è solamente "«calcoli economici dei costi e dei benefici", ma anche una "comunità di valori", la cui chiave di volta "è il rispetto inalienabile della dignità della persona" consacrato dall'articolo 1 della Carta, e che sono alla base dell'integrazione dell'Europa".
Dopo aver ricordato l'influenza svolta dal Parlamento europeo nella definizione della Carta sin dai tempi della Convenzione, il Presidente ha sottolineato che essa consacra i diritti economici e sociali, ma anche quelli politici.
Un patrimonio comune europeo
«Oggi 12 dicembre sarà d'ora in poi una data fondamentale della storia europea», ha esordito il Presidente del Consiglio José Socrates, affermando che questa è la cerimonia più importante alla quale abbia partecipato in tutta la sua carriera politica. il Primo ministro ha sottolineato che, a partire da oggi, i diritti fondamentali «diventano in modo irreversibile patrimonio comune della civiltà europea».
José Manuel Barroso, Presidente della Commissione europea, ha dal canto suo evidenziato l'elevato significato della proclamazione, "«che consacra la cultura dei diritti dell'Unione europea". Con la firma della Carta dei diritti fondamentali, ha aggiunto, le tre Istituzioni europee ribadiscono il loro impegno per realizzare un importante passo avanti, rendendola vincolante e dandole lo stesso valore giuridico dei trattati.
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