Centro Studi Sociali
Pietro Desiderato

Presentazione
Pietro Desiderato
Finalità
Statuto
Comitato Scientifico
Contatti

Eventi e iniziative
Corporate Social Responsability
Integrazione e diversabilità
Mercato del lavoro
Nuove tecnologie
Politica economica
Relazioni industriali
Risorse umane
Salute e sicurezza sul lavoro
Sistema creditizio e assicurativo
Sistema fiscale
Sistema previdenziale
Sistema sanitario
Volontariato e nonprofit
Welfare
Rassegna Stampa Estera
12/03/2008

Inaugurato a Milano l'Innovation Forum 2008

Al via la quarta edizione dell'Innovation Forum dal titolo "Orizzonte 2015, che cosa serve per fare Innovazione in Italia?" Fra i presenti nella cinque giornate milanesi Don Tapscott autore del Best Seller "Wikinomics", Jeremy Rifkin, Derrik De Kerkhove e Jacques Attalì.
 
 
 
Efficienza energetica, infomobilità e potenziamento del Made in Italy: queste le sfide che lancia il terzo Rapporto del Forum dell’Innovazione Digitale, i cui risultati sono stati presentati oggi a Milano, durante l’evento di inaugurazione di Innovation Forum 2008 – Orizzonte 2015, da Roberto Masiero, Presidente IDC EMEA & WW Conferences.
 
Ospite d'onore della serata è stato Jacques Attali, resposabile dell'omonima Commissione "no partisan" istituita dal Presidente francese Nicolas Sarkozy con l'intento di attuare una rapida innovazione del sistema economico/sociale transalpino. Attalì ha fornito alcuni importanti spunti, sottolineando il ruolo fondamentale che le Banche possono avere in Italia sia come finanziatori dell'Innovazione che come diretti investitori nelle Nuove Tecnologie dell'ICT ed in particolari nei servizi evoluti del Web 2.0.
 
 

 
 
Il Rapporto, presentato in apertura analizza criticità e opportunità del sistema dell’innovazione italiano, mette in evidenza il gap di innovazione digitale sulla base dell’incidenza della spesa IT sul PIL nel nostro Paese. Questo valore si rivela nettamente inferiore alla media UE (1,71 contro 2,71) ed è dovuto non tanto al minore utilizzo dell’IT da parte delle imprese e delle famiglie, quanto piuttosto all’utilizzo riduttivo che sistemi produttivi e sistema sociale fanno delle infrastrutture dell’informazione, impedendo l’emergere di modelli organizzativi più moderni e integrati. Il gap di innovazione digitale in Italia è un aspetto di un più vasto fenomeno, quello delle barriere che impediscono o rallentano la mobilità di idee, conoscenze e competenze; per questo, favorire il più possibile i processi di innovazione digitale potrebbe rappresentare un passo avanti anche nel ridurre il gap dell’innovazione in generale.
 
Allo stesso tempo, la buona performance fatta registrare dalle esportazioni negli ultimi due anni conferma un forte recupero di competitività da parte di quella minoranza significativa di imprese dinamiche, inserite nelle supply chain globali, che si sono affermate come leader mondiali nei settori del made in Italy inteso ormai in senso allargato (agroalimentare, moda, beni per la casa, meccanica, mezzi di trasporto e meccatronica). E’ interessante notare come a questo successo partecipino anche molte piccole e medie imprese, la cui capacità innovativa è sostenuta da un investimento in ricerca “sommerso”, che sfugge alle statistiche. In questo recupero di competitività evidenziato dalle esportazioni gioca un ruolo rilevante l’innovazione digitale, intesa come capacità di utilizzare l’ICT sia per l’innovazione di prodotto e processo, sia soprattutto nel sistema di relazioni con clienti e fornitori, rinnovando la catena del valore.
 
“Per i Paesi occidentali l’innovazione non è più una scelta – ha dichiarato Roberto Masiero, Presidente IDC EMEA & WW Conferences – bensì una necessità per continuare a produrre eccellenza e per fornire nuovi beni e servizi ai cittadini. L’Italia deve saper capitalizzare i propri investimenti a partire dai suoi punti di forza, nel settore del lusso come in quello dei beni di alta tecnologia, per trasferire all’intero sistema know how, innovazione di prodotto e processo, valorizzazione di capitale umano.”
 
Il Rapporto fotografa quindi un Paese in cui, a fianco di eccellenti esperienze pilota di innovazione, convive un sistema essenzialmente statico, caratterizzato da insufficiente spesa in ricerca e sviluppo e da un capitale umano poco adeguato, sia quantitativamente sia dal punto di vista della formazione permanente. Inoltre, come dimostrato dall’Indice del Sistema dell’Innovazione Regionale di IDC, che identifica le regioni in sviluppo rispetto a quelle in declino, l’Italia resta un Paese dai risultati fortemente parcellizzati e caratterizzato da una sempre forte dicotomia Nord – Sud. Così Lombardia, Piemonte e Lazio, da sole, concentrano il 50% dell’intero valore aggiunto del comparto dei Servizi Innovativi e Tecnologici in Italia a conferma della frammentazione del sistema produttivo.
 
Oltre alla scarsa crescita della produttività, allo scarso investimento in ICT e alla scarsa capacità di sfruttarne i benefici, soprattutto nel sistema dei servizi, un problema importante è anche il gap culturale e organizzativo che caratterizza l’atteggiamento delle imprese nei confronti dell’ICT, visto quasi esclusivamente come opportunità per tagliare i costi e non accompagnato da cambiamenti organizzativi, decisionali e di capitale umano.
 
Per quanto riguarda le opportunità emergenti nei mercati verticali, il Rapporto ne indica tre ai vertici dell’agenda delle priorità per lo sviluppo: l’infomobilità – l’uso di tecnologie ICT e sistemi intelligenti nei trasporti per migliorare la gestione della mobilità pubblica e privata per ottenere risultati migliori in termini di traffico, impatto ambientale e qualità della vita dei cittadini –, l’efficienza energetica e il Made in Italy. Per quanto riguarda l’infomobilità, l’Italia ha lanciato negli ultimi anni numerose iniziative di buon livello, spesso ostacolate però dalla mancanza di standard condivisi tra gli attori coinvolti, dalla frammentazione degli operatori e da vuoti normativi. Per quanto riguarda l’efficienza energetica, invece, è fondamentale comprendere al più presto che gli elevati consumi e la scarsa attenzione, nelle aziende, all’ecosostenibilità del ciclo di vita delle apparecchiature ICT si riflettono inevitabilmente in costi che influiscono negativamente – e pesantemente – sul potenziale di sviluppo del Paese. Infine, per quanto riguarda il Made in Italy, è necessario non sottovalutare l’importanza delle tecnologie per il rinnovamento di prodotti e servizi il cui contenuto di intelligenza ICT è sempre più elevato.
 
Sul fronte della Pubblica Amministrazione, il Rapporto lancia la sfida dell’eProcurement per razionalizzare il processo degli acquisti attraverso l’utilizzo di piattaforme informatiche, con l’obiettivo di una maggiore trasparenza e di un migliore controllo della spesa.
 
Per maggiori informazioni:
 

Versione per stampa
CERCA NEL SITO
© 2004 Centro Studi Sociali Pietro Desiderato
Powered by Time&Mind