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Rassegna Stampa Estera
20/03/2008

Boicottare la Cerimonia di Apertura di Pechino 2008

A seguito delle crescenti violazioni dei diritti umani perpetrate in Cina ed alla grave mancanza di libertà nel Paese, Reporters Sans Frontières chiede di boicottare la cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Pechino.
 
 
 
 
Davanti alle crescenti violazioni dei diritti umani perpetrate in Cina e alla grave mancanza di libertà nel Paese, Reporters sans frontières chiede ai capi di Stato, di Governo e alle famiglie reali di boicottare la cerimonia di apertura di Pechino 2008, il prossimo 8 agosto. "La Cina non ha rispettato nessuna delle promesse fatte nel 2001, quando è stata scelta in quanto Paese ospite dei prossimi Giochi olimpici.
Al contrario, il governo soffoca oggi con brutalità le manifestazioni in Tibet ed impone un black-out totale sull´informazione. Hu Jia, instancabile difensore dei diritti umani, rischia una condanna a cinque anni di carcere dopo un processo lampo ed ingiusto. I responsabili politici del mondo intero non possono rimanere in silenzio davanti a tale situazione. Li esortiamo dunque ad esprimere la propria disapprovazione nei confronti della politica del governo cinese annunciando la loro intenzione di non assistere alla cerimonia di apertura dei Giochi.
 
Il Principe Carlo d´Inghilterra ha già fatto sapere che non sarà presente a Pechino per l´occasione. Altri dovrebbero seguire il suo esempio," ha dichiarato Reporters sans frontières. "Chiedere il boicottaggio totale dei Giochi Olimpici non è la soluzione migliore. Non bisogna privare gli atleti e il pubblico internazionali della più importante competizione sportiva del mondo. Tuttavia, sarebbe vergognoso non manifestare con fermezza il proprio disaccordo nei confronti della politica delle autorità cinesi e non sostenere le migliaia di vittime di questo regime autoritario," ha precisato l´organizzazione. "L´unico miglioramento registrato nell´ambito della libertà di informazione è stato l´ammorbidimento, nel mese di gennaio 2007, delle regole di lavoro imposte ai giornalisti stranieri. Il black-out sul Tibet e l´espulsione degli inviati speciali stranieri in loco cancellano in un colpo solo l´unica misura positiva adottata dalle autorità," ha aggiunto Reporters sans frontières.
 
"Chiediamo inoltre a tutti coloro per i quali i Giochi olimpici sono un simbolo di libertà di esigere la mobilitazione del Comitato olimpico internazionale. Questo organismo, garante dello spirito dei Giochi, non è certamente uno strumento politico ma, davanti a tali violazioni dei diritti fondamentali di un popolo, non può rimanere passivo. Continuare a comportarsi in questo modo significherebbe essere complici del governo cinese, » ha concluso RSF. Reporters sans frontières ricorda che un centinaio di giornalisti, utenti Internet e cyberdissidenti sono oggi in carcere per aver voluto esprimersi liberamente.
 
 Dallo scorso 12 marzo, i giornalisti non possono entrare in Tibet e vengono cacciati dalle province vicine. La repressione delle manifestazioni dei tibetani è pertanto organizzata a porte chiuse. I giornalisti cinesi continuano a lavorare subendo i diktat del Dipartimento della pubblicità (ex-Dipartimento della propaganda) che impone la censura su innumerevoli soggetti.
 
Lo Stato esercita un controllo generale sull´informazione e punisce severamente tutti i « disubbidienti ». Le accuse di "sovversione" o di "diffusione di segreti di Stato" o ancora di "spionaggio" sono usate contro i giornalisti e i cyberdissidenti. L'auto-censura regna nelle redazioni. I media indipendenti cinesi, basati all´estero, sono bloccati, intercettati o subiscono gravi intimidazioni, il che rende impossibile l´emergere di un reale pluralismo dell´informazione.
 

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