Pubblicato a Roma l'annuale Rapporto sulla Competitività del sistema economico italiano redatto dall'Economist: un Paese sempre più statico e con poche prospettive di crescita.
Un Paese sempre più statico e con poche prospettive di crescita: ecco la fotografia dell’Italia secondo l’ultimo Rapporto dell’Economist Intelligence Unit e di Business International.
Nella crisi internazionale in corso l’Italia è in fase di stallo: solo una maggiore stabilità governativa e l’apertura di una nuova fase di concertazione potrebbero rivelarsi ingredienti adatti a modificare il quadro attuale e sfatare così le previsioni poco rosee per il Sistema Italia
Roma, 24 Novembre 2008: In occasione della XIX Tavola Rotonda con il Governo Italiano di Business International, la principale manifestazione politico-economica dove il Governo e il mondo delle imprese si confrontano su temi chiave per la crescita del Paese, vengono oggi presentati i risultati del Rapporto “La competitività del Sistema Italia” sullo stato dell’economia italiana basato sui dati dell’Economist Intelligence Unit.
L’Italia si posiziona a metà classifica mondiale (quarantesima su 82 Paesi considerati) e per il prossimo quadriennio è previsto solo un modesto miglioramento (trentanovesimo posto). In un’ottica macro-regionale e quindi nel contesto dell’Europa occidentale, su 18 Paesi l’Italia resta ferma alla sedicesima posizione, davanti solo a Grecia e Turchia.
La situazione italiana è sostanzialmente statica e caratterizzata da un giudizio poco brillante, sebbene i dati dell’Economist prevedano un timido miglioramento. Se il nostro Paese resta fermo a metà classifica mondiale, la sua performance all’interno di quella regionale è decisamente mediocre: infatti, per la maggior parte degli indici analizzati, la nostra posizione all’interno dei Paesi dell’Europa occidentale è tra le ultime.
Dati poco confortanti provengono soprattutto dall’ambito macroeconomico e dal mercato del lavoro. Nel primo caso, infatti, è prevista una perdita di 4 posizioni all’interno della classifica regionale e di ben 21 in quella mondiale, in seguito ad un peggioramento della valutazione relativa al saldo corrente ed al tasso di cambio; nel secondo, invece, la perdita è più contenuta: due posizioni nella classifica mondiale ed una sola in quella regionale.
Negativo, soprattutto a livello regionale, il risultato per quel che riguarda il regime fiscale: inchiodata all’ultima posizione in Europa, l’Italia passa dal settantottesimo al settantanovesimo posto nel mondo. Con le dovute cautele nell’interpretare i dati relativi al sistema finanziario, data la particolare e critica congiuntura economica, secondo l’Economist non ci sarà alcun cambiamento nel posizionamento mondiale dell’Italia, ma un peggioramento contenuto a livello regionale (da 14° a 15°), nonostante un incremento dell’indice per il nostro Paese.
Anche sulle infrastrutture pesa una previsione poco felice (perdita di una posizione a livello regionale, ventisettesimo posto confermato a livello regionale) sebbene alcuni sub-indicatori (quelli legati alle telecomunicazioni ed alle infrastrutture portuali) registrino un incremento positivo.
Qualche miglioramento è invece previsto nel caso delle politiche per l’impresa e la concorrenza, dove ci si aspetta un recupero di tre posizioni nella classifica mondiale grazie anche alla spinta degli indici legati ad attività normativa, controllo dello Stato e protezione dell’azionariato di minoranza.
Una posizione guadagnata, infine, nella classifica regionale e due in quella mondiale anche per l’indice relativo alle politiche per gli investimenti esteri.
“I problemi strutturali che caratterizzano il nostro paese, aggravati dalla congiuntura negativa, rendono la situazione economica italiana particolarmente delicata” – afferma Elido Fazi, Amministratore Delegato della società di informazione, formazione e consulenza Business International. Sono necessari interventi mirati e riforme strutturali per far ripartire la crescita del nostro paese e rilanciare la nostra economia”.
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