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Rassegna Stampa Estera
22/07/2009

Rapporto CNEL sul Mercato del Lavoro 2008

Il Consiglio Nazionale per l'Economia ed il Lavoro ha presentato a Roma l'annuale Rapporto sul Mercato del Lavoro in Italia nel 2008 e le previsioni per il 2009. A rischio mezzo milione di posti entro la fine dell'anno.
 
 
 
Sino a mezzo milione di posti di lavoro a rischio nel 2009 per effetto della crisi. E' la prospettiva contenuta nel Rapporto sul mercato del lavoro del Cnel, riferita all'ipotesi peggiore per i prossimi mesi, quando ''la disoccupazione continuera' ad aumentare e il ricorso agli ammortizzatori sociali sara' ancora significativo''.
 
In particolare, il rapporto messo a punto dalla commissione dell'informazione, indica la stima che nell'anno possa esserci una perdita di posti di lavoro tra le 350mila e le 540mila unita' se misurati in forze di lavoro e tra le 620mila e le 820mila in termini di Ula (Unita' lavorative annue). Quanto ai disoccupati, potrebbero aumentare in una forchetta che oscilla tra le 270mila e 460mila unita'.
 
Il tasso di disoccupazione a fine anno potrebbe collocarsi, nella peggiore delle ipotesi, "poco al di sotto del 9%". Nello specifico, le tabelle indicano un range tra il 7,9% come ipotesi ottimista e l'8,6% come ipotesi sfavorevole (8,3% lo scenario base).
 
Peggio per le donne, per le quali il tasso di disoccupazione è atteso al 10% nel dato medio annuo, nello scenario base, rispetto all'8,5% del 2008, mentre per gli uomini passerebbe dal 5,5 al 7,1%. "Cruciali" nel determinare "caratteristiche e intensità della ripresa", viene quindi sottolineato, saranno gli ultimi mesi del 2009 ed i primi del 2010.
Per questo motivo, "é importante che vi sia piena consapevolezza del fatto che nei prossimi mesi potrebbero rendersi necessari ulteriori interventi per estendere e rendere ancora più flessibili i sostegni al reddito, così come diventa determinante anche l'impulso che le stesse parti sociali e le autorità regionali potranno dare agli strumenti in loro possesso (enti bilaterali, fondi interprofessionali, risorse regionali e soprattutto comunitarie)". Ad oggi, comunque, viene inoltre rilevato, "gli ammortizzatori sociali si stanno dimostrando più efficaci del previsto nel fronteggiare la caduta dell'occupazione" e le risorse stanziate dal governo, anche con il concorso delle regioni, destinate agli strumenti ordinari e straordinari, "coprono la maggior parte dei lavoratori".
 
"Siamo in una fase di forte difficoltà e di grande incertezza" ma, tuttavia, la crisi internazionale "sembra mostrare alcuni segnali di attenuazione. Vi sono, a livello mondiale, indicatori che appaiono rivelare una ripresa, sia pure lieve, dell'attività economica. E' probabile, dunque, che il punto più basso della recessione sia stato superato". Il Cnel, aggiunge, "promuoverà tutte le azioni necessarie nelle sue competenze per assicurare al paese una strategia di uscita dalla crisi che sia virtuosa, efficace e che faccia riprendere una crescita basata sulla produttività, l'occupazione e la dinamica salariale".
 
 
LAVORO, BENE AMMORTIZZATORI MA DISCUTERE SU RIFORMA

 "I risultati ottenuti dall'attuale sistema di ammortizzatori sociali, così come è stato rafforzato per il biennio, non eliminano la necessità di una riforma del sistema - di cui si parla dal 1997 - ma ne possono consentire una discussione più equilibrata e più completa".
 
Per il Cnel "una riforma degli ammortizzatori sociali deve tenere conto di alcuni elementi determinanti", a partire dalle "condizioni di accesso ai sostegni al reddito e le compatibilità di un livello di carattere universale con i costi in termini di sostenibilità finanziaria"; ma anche dal "rafforzamento delle azioni di formazione e di orientamento, ancora oggi troppo slegate dai bisogni reali del mercato del lavoro, se si vuole riorientare il sentiero di sviluppo dell'economia italiana sui cosiddetti green jobs o i white jobs (lavori legati ai servizi socio-sanitario-assistenziali alla persona o alle famiglie)".
 
 
Il sistema degli ammortizzatori sociali, "negoziale", controllato dalle parti sociali e a cui concorrono ora anche le Regioni, si dimostra piu' adeguato nel fronteggiare una congiuntura negativa come quella attuale: il cosiddetto tasso di copertura, nelle diverse modalita' di calcolo, dimostra che gli interventi condotti negli ultimi anni hanno allargato la platea di beneficiari".
 
Eppure, avverte l'Istituto,"le caratteristiche assicurative e contributive del sistema di ammortizzatori sociali fanno si che i sostegni al reddito non possono essere applicati a chi non ha determinati requisiti minimi e lasciano parzialmente scoperti alcuni settori. Ne consegue che la platea dei beneficiari non e' universale". Di qui la necessita' di una riforma degli ammortizzatori sociali che "deve tenere conto, dunque, di alcuni elementi determinanti: le condizioni di accesso ai sostegni al reddito e le compatibilita' di un livello di carattere universale con i costi in termini di sostenibilita' finanziaria; il rafforzamento delle azioni di formazione e di orientamento, ancora oggi troppo slegate dai bisogni reali del mercato del lavoro, se si vuole riorientare il sentiero di sviluppo dell'economia italiana sui cosiddetti green jobs o su i white jobs (lavori legati ai servizi socio-sanitario-assistenziali alla persona o alle famiglie);
quale sistema di tutele e sostegni al reddito puo' essere possibile per il lavoro indipendente, la vittima piu' significativa di questa crisi. E questo e' per il sistema produttivo italiano una perdita di grande rilevanza, che deve essere quantomeno attenuata".
 
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