Termina il 31 dicembre il semestre di Presidenza della Svezia: un resoconto sull'attività svolta.
Prossima Presidenza alla Spagna, nazione con un'altissima percentuale di disoccupati, problema accentuatosi nei mesi passati quale conseguenza della crisi economica mondiale.
La Presidenza del Consiglio dell'Unione Europea è organizzata secondo un sistema di rotazione in base al quale ciascuno Stato membro esercita tale funzione per un periodo di sei mesi. Ogni anno quindi, da gennaio a giugno e da luglio a dicembre, due Stati membri si succedono alla guida della Presidenza.
Durante il "suo" semestre, ogni Presidenza cerca di realizzare gli obiettivi che si è prefissata al momento di presentare le priorità politiche e legislative ed organizza, accanto all'attività principale, una serie di seminari e avvenimenti culturali.
Di seguito alcuni eventi importanti per l'Europa verificatisi durante la presidenza Svedese.
Entra in vigore il Trattato di Lisbona - 1 dicembre 2009
«Una nuova era per l’Europa»: con queste parole il premier svedese e presidente di turno dell’Ue, Fredrik Reinfeldt, ha salutato l’entrata in vigore oggi del Trattato di Lisbona, che riforma le istituzioni comunitarie e crea le nuove figure del presidente del Consiglio europeo e di un capo della diplomazia dell’Ue.
«Oggi è il primo giorno per un’Europa più efficiente, più moderna e più democratica per tutti i cittadini», ha affermato Reinfeldt. In giornata è prevista una cerimonia per celebrare l’entrata in vigore a Lisbona, a cui parteciperanno anche il nuovo presidente del Consiglio europeo, l’ex premier belga Herman Van Rompuy, e la nuova Signora Pesc, Catherine Ashton. La ratifica del trattato ha avuto un cammino molto faticoso e ha richiesto un secondo referendum in Irlanda e una serie di concessioni alla Repubblica Ceca. «Stiamo rendendo l’Europa più forte costruendo istituzioni migliori per affrontare la politica estera, sia a livello locale nei Paesi di tutto il mondo che a Bruxelles», ha assicurato il ministro degli Esteri svedese, Carl Bildt, «questo dà anche all’Europa un peso accresciuto».
Vertice sul Clima a Copenaghen - 19 dicembre
L’Unione europea trova al suo interno un raccordo al ribasso promettendo di tagliare entro il 2020 le sue emissioni non più del 30% bensì del 20% rispetto ai livelli non attuali ma del 1990. Una riduzione “imposta” dal rifiuto di altri Paesi sviluppati di compiere tagli della stessa misura. Ma c’è da dire che tra i 27 non c’è mai stato un pieno accordo su quando sarebbero dovuti scattare i tempi per la riduzione del 30%. E pensare che tre giorni fa il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso aveva detto che «L’Unione europea è qui per concludere un accordo, è giunto il tempo di mostrare coraggio». Intesa, invece, sui cosidetti “fondi rapidi” a favore dei paesi in via di sviluppo. La presidenza di turno svedese è riuscita a strappare un impegno di 2,4 miliardi di euro l’anno per il triennio 2010-2012.
Belgrado chiede ufficialmente di entrare a far parte dell'Unione europea - 22 dicembre 2009
La domanda di adesione presentata a Stoccolma dal presidente serbo Boris Tadic a Fredrik Reinfeldt, primo ministro svedese e presidente di turno dell'Ue.
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