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Rassegna Stampa Estera
03/06/2010

A Trento il Festival dell'Economia 2010

La quinta edizione del Festival di Trento -quattro giorni, 78 incontri, 80 relatori, decine di proposte in piazza, migliaia di spettatori- è stata inaugurata nella storica e suggestiva cornice del Castello del Buonconsiglio.
 
 
 
 
Il Festival è stato inaugurato dai rappresentanti che costituiscono il nucleo fondatore ed organizzativo di ciò che è ormai indicato a modello anche in Europa:
Il curatore scientifico, Tito Boeri; il presidente dell’Università di Trento, Innocenzo Cipolletta, l’editore Giuseppe Laterza, il direttore generale di Intesa San Paolo, Marco Morelli, il direttore del quotidiano “Il Sole 24 Ore”, Gianni Riotta hanno presieduto la conferenza inaugurale del Festival.
 
Nella logica dell'espansione in Europa, ha portato il suo saluto anche Pascal Le Merrer, direttore generale delle “Giornate dell’economia” di Lione, appuntamento giunto alla terza edizione e che è nato proprio sull’onda del successo del festival trentino (ed anche in Spagna si sta organizzando qualcosa di simile…). Infine anche il saluto di Alberto Majocchi, il presidente dell’ISAE, l’Istituto di Studi e Analisi economica che in questi mesi ha analizzato il grado di conoscenza di consumatori ed aziende riguardo alle questioni economiche.
 
 
Con quattro giorni d’incontri, confronti, dialoghi tra economisti, operatori dell’informazione, statistici, studiosi, imprenditori e personalità pubbliche, il Festival dell’Economia rinnova per il quinto anno l’appuntamento a Trento.
 
Si discuterà del rapporto tra la raccolta dei dati, la produzione e la diffusione delle informazioni e la logica delle scelte che governano il modo di pensare lo sviluppo dell’economia e della società.
 
“Il mondo in cui viviamo è sempre più ricco d’informazioni e sempre più povero d’attenzione” - così Tito Boeri, responsabile scientifico del Festival – “e i nuovi padroni del vapore sono i padroni dell'attenzione, coloro che controllano i media, i programmi di maggiore ascolto. Contano oggi molto più di chi detiene il capitale fisico, sono molto più influenti dei proprietari delle fabbriche, delle ferrovie, anche dei grandi centri commerciali.” L’innovazione tecnologica e la rete rendono le informazioni accessibili a miliardi di persone a costo zero, eppure produrre quelle informazioni resta molto oneroso. Per questo il mercato dell’informazione è sempre più popolato da soggetti in perenne e affannosa ricerca di finanziamenti pubblicitari che si espongono a possibili condizionamenti degli inserzionisti e quindi vulnerabili al potere economico e politico. Di qui interrogativi preoccupanti circa l’esercizio del controllo democratico dei cittadini e gli stessi costi economici della disinformazione: senza informazioni, i prezzi smettono di svolgere la loro funzione e i mercati non possono operare. Ancora Boeri, “Un esempio immediato dei costi della disinformazione ci viene dalla Grande Recessione del 2009. Il crollo di interi segmenti dei mercati finanziari è stato proprio il prodotto di asimmetrie informative sempre più marcate, banche che non si fidavano più le une delle altre perché sapevano che c’erano tutti quei “titoli tossici” in circolazione e che le banche che li detenevano in grandi quantità avrebbero fatto di tutto per non rivelarlo. Anche quando le banche erano davvero poco “intossicate” e, dunque, desiderose di far conoscere il buon stato dei loro bilanci, non avevano alcun modo di rendere credibili le informazioni rassicuranti da loro trasmesse ai mercati.”
 
 
A questioni così rilevanti non poteva che accompagnarsi una presenza di assoluta qualità dei relatori protagonisti. Fin dall’inaugurazione con Robert Putnam, “l’accademico più importante al mondo oggi” secondo la definizione del Sunday Times, che ci introdurrà nelle sfide della società multietnica nell’ “era di Obama”: perché uno dei problemi dell’informazione riguarda, appunto, il rapporto tra i dati reali e la percezione collettiva dei grandi fenomeni sociali. Un tema che ricorrerà in molti interventi e che troverà uno dei suoi momenti centrali nella presentazione che Ilvo Diamanti, in dialogo con Gian Antonio Stella, farà per la prima volta dei dati dell’Osservatorio Europeo sulla sicurezza, proprio su “Criminalità e sicurezza nell’informazione”, questione che, con taglio diverso, sarà trattata anche da David Card.

Sempre nella giornata inaugurale la presenza del premio Nobel per l’Economia 2002, Vernon Smith ci riporterà al tema della crisi e della grande recessione del 2009 confrontandola con la crisi del ’29, anche quella innescata da una bolla immobiliare, e chiedendosi cosa succede in un mondo in cui molte informazioni di base vengono a mancare. Un tema, quello del confronto passato-presente tra il 1929-2009, che ricorrerà tra l’ altro nelle analisi di Marcello De Cecco e di Simon Johnson: quest’ultimo si soffermerà sul perdurante “potere di Wall Street”. Nella giornata conclusiva l’intervento di Nouriel Roubini, l’economista che meglio aveva previsto la genesi della crisi e che a tutt’oggi ritiene non sia finita.
 
Agar Brugiavini, Innocenzo Cipolletta ed Enrico Giovannini ci parleranno di “conoscenza condivisa”, di dati statistici spesso messi in discussione, e quindi del rapporto tra informazione e politica; Michele Polo sulla difficile convivenza tra pluralismo e mercato.
Nutrita la rappresentanza di operatori del mondo dell’informazione sia italiana che estera: un testimone del tempo come Milena Gabanelli si chiederà se è ancora possibile per un giornalista essere cane da guardia del potere; Lucia Annunziata e Riccardo Iacona, coordinati da Beppe Severgnini, incontreranno colleghi della stampa estera in un confronto tra diversi modelli d’informazione in TV .
 
 
Tanti i rappresentanti delle testate internazionali – dal New York Times a Liberation, dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung al Pais, dalla Tribune al Wall Street Journal - che con sempre maggiore attenzione seguono il Festival.

 
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