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Rassegna Stampa Estera
20/03/2015

Festival Internazionale del Giornalismo 2015

La nona edizione del Festival Internazionale del Giornalismo, si svolgerà a Perugia dal 15  al 19 aprile Tra le presenze internazionali di spicco,  Andy Mitchell direttore News e Global Media Partnership di Facebook, Aron Pilhofer, direttore esecutivo del settore digitale del Guardian.

 

 
Cinque giorni tra keynote speech, incontri-dibattito, tavole rotonde, interviste, presentazioni di libri, workshop, proiezioni di documentari, concorsi, premiazioni e mostre, e come sempre protagonisti della manifestazione giornalisti da tutto il mondo.  
 
I teatri e le antiche sale dei palazzi storici del centro della città medievale ospiteranno oltre 200 eventi e più di 450 speaker, ed esperti di informazione che arriveranno a Perugia per discutere di giornalismo, attualità e problemi dell’informazione.

Ogni anno si ha la sensazione che il giornalismo abbia finalmente segnato il passo decisivo verso il cambiamento epocale, significa che questa lunga evoluzione è davvero in moto e che ha bisogno di essere raccontata. 
Concentrarsi sulla transizione da vecchio a nuovo giornalismo non può più bastare: messa da parte l’ormai irreversibile irruzione del digitale, che come un Big Bang ha ridisegnato il panorama e scelto chi sarebbe sopravvissuto al cambio di paradigma, a conquistare l’interesse e l’ispirazione dei media è soprattutto il lettore, scrutato dal punto di vista editoriale, commerciale, ‘ideale’. 

È al lettore che le redazioni guardano per capirne le abitudini e adattarsi, per aderire naturalmente all’«ecosistema del web», quello del «flusso libero» d’informazioni più simile alle dinamiche dei social network che alle classiche gerarchie top-down. 
È al lettore che bisogna tornare per conquistarsi credibilità, fiducia e disponibilità all’acquisto. Al lettore bisogna parlare per coinvolgerlo nella vita della redazione e della notizia stessa, perché una comunità forte può prendersi cura del lavoro giornalistico, aiutarlo a migliorare e a crescere anche dal punto di vista economico. Ed è l’attenzione del lettore che si cerca in tutti i modi di catturare, cercando di sconfinare nel terreno della viralità, una delle ossessioni più ricorrenti degli ultimi mesi di dibattito mondiale: dietro al successo di un post, o di una testata online, c’è una scienza ancora da decifrare che sta impegnando le analisi degli esperti e il denaro degli investitori. 

L’obiettivo, al solito, è la sopravvivenza della professione, mai come oggi vessata da poteri di varia grandezza in una sorta di “guerra al giornalismo” che dalle intercettazioni contro la Associated Press alle pressioni sul Guardian ha dovuto fare i conti con uno degli scoop del decennio, quella sorveglianza globale per la quale l’esercizio del disvelamento della verità diventa sempre più faticoso tra le ritrosie di chi non vuole compromettersi contro un potere immenso e i mezzi di cui la politica dispone contro la libera informazione. Il giornalismo è cambiato ma la sua funzione resta essenziale: davanti a sé ha uno sterminato campo d’azione per cercare di sperimentare, sopravvivere e prosperare. Un campo tanto grande e inesplorato da far paura.   
 

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