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Rassegna Stampa Estera
29/01/2024

ISTAT: cala la ricchezza degli italiani

L'Istituto Nazionale di Statistica ha comunicato i dati relativi ai risparmi degli italiani. Alla fine del 2022 la ricchezza netta delle famiglie italiane è stata pari a 10.421 miliardi di euro. Rispetto al 2021 è diminuita dell’1,7% in termini nominali, dopo tre anni di crescita.


LA RICCHEZZA DEGLI ITALIANI 

In forte calo la ricchezza netta delle famiglie in termini reali

Alla fine del 2022 la ricchezza netta delle famiglie italiane, misurata come somma delle attività non finanziarie (abitazioni, terreni, ecc.) e delle attività finanziarie (depositi, titoli, azioni, ecc.) al netto delle passività (prestiti a breve termine, a medio e lungo termine, ecc.), è stata pari a 10.421 miliardi di euro . Rispetto al 2021, la ricchezza netta in termini nominali è diminuita dell’1,7%, dopo tre anni di crescita; in termini reali la riduzione è stata molto più marcata (-12,5%), per via della forte pressione inflazionistica, iniziata nel 2021 e proseguita nel 2022. 

La ricchezza netta è scesa anche in rapporto al reddito disponibile, da 8,7 a 8,1, raggiungendo il livello più basso nel periodo di indagine della presente pubblicazione.

Le attività non finanziarie (6.317 miliardi di euro) sono aumentate del 2,1% a prezzi correnti (+131 miliardi), riflettendo soprattutto la crescita del valore delle abitazioni, che ha riportato l’incremento più elevato dal 2009 (+2,4%; +125 miliardi). Ciò è stato determinato in prevalenza dall’aumento dei prezzi medi del patrimonio abitativo a fine 2022, in un contesto di crescita del numero di compravendite registrato sul mercato residenziale negli ultimi anni  nonché di riqualificazione degli immobili trainata dai bonus edilizi. 

Il valore degli immobili non residenziali è rimasto stabile, interrompendo la fase di contrazione in atto dal 2012. Al contrario, le attività finanziarie (5.135 miliardi) si sono ridotte del 5,2%, trainate dal calo del valore delle riserve assicurative (-146 miliardi), delle azioni (-101 miliardi) e delle quote di fondi comuni (-94 miliardi). La crescita dei depositi è sensibilmente diminuita (+15 miliardi, era stata di quasi +80 miliardi nella media del triennio precedente), mentre per la prima volta dal 2012 hanno ripreso ad aumentare le detenzioni di titoli di debito (+22 miliardi), principalmente emessi dalle amministrazioni pubbliche. Le passività finanziarie sono cresciute del 2,8%, in particolare per l’incremento dei prestiti (+23 miliardi), che è stato tuttavia leggermente inferiore rispetto al 2021 (+28 miliardi).

Gli andamenti negativi dei mercati finanziari hanno determinato una riduzione dei valori delle attività finanziarie, che è stata solo in parte controbilanciata dagli acquisti netti di nuovi strumenti finanziari.

Le famiglie hanno riportato perdite in conto capitale, derivanti principalmente dalla svalutazione di riserve assicurative, quote di fondi comuni, azioni e titoli.

Si è interrotta la crescita dei depositi delle società non finanziarie osservata durante la crisi pandemica

Alla fine del 2022 la ricchezza netta delle società non finanziarie è risultata pari a 956 miliardi di euro, in aumento di 245 miliardi rispetto al 2021, riflettendo una crescita della ricchezza lorda (+125 miliardi) e una riduzione delle passività (-120 miliardi). 

Tra le attività non finanziarie, pari a 3.090 miliardi, sono aumentati di circa il 7% sia gli impianti e macchinari industriali sia le altre opere; tra le attività finanziarie, pari a 2.310 miliardi, è cresciuto il valore delle azioni (+5,2%), seppure in maniera più contenuta di quanto osservato nel 2021. I depositi, che nel biennio precedente erano aumentati di quasi 140 miliardi (da 388 a 526 miliardi tra il 2019 e il 2021), sono cresciuti solo di 6 miliardi nel 2022 per effetto della ripresa degli investimenti e del venir meno del movente precauzionale che aveva caratterizzato la pandemia. 

Dal lato delle passività, pari a 4.445 miliardi, il calo delle consistenze di azioni (-94 miliardi) e di titoli di debito (-20 miliardi) è stato quasi interamente determinato dalle riduzioni dei prezzi degli strumenti finanziari.


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