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Rassegna Stampa Estera
Sistema creditizio e assicurativo
27/09/2013

Intervista al Segretario Generale OCSE Angel Gurria

Cresce la stretta creditizia in Italia: secondo Bankitalia, in luglio sì è rilevata una riduzione del 3,3% su base annua nell'erogazione di credito da parte delle Banche. Nonostante ciò le sofferenze sono in aumento. Secondo Gurria, il rigore nell'erogazione del credito deve continuare in quanto il rischio di un collasso del sistema finanziario in Italia ed in Europa non è  ancora superato.
 
 
 
Nel maggio 2013 l'OCSE, l'Organizzazione mondiale per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico,  ha pubblicato il Rapporto sull'andamento dell'economia in Italia. Nel dossier si legge che “l'Italia ha avviato  un ambizioso programma di riforme volto a ripristinare la sostenibilita'  delle finanze pubbliche e migliorare la crescita a lungo termine. Assieme  alle misure intraprese a livello dell'Area dell'euro, questi auspicati  interventi hanno ridotto i rischi di rallentamento economico e potrebbero  aiutare l'Italia a uscire dalla recessione gia' nel corso del 2013".
 
Sempre secondo l'OCSE , sebbene il sistema in Italia "si  sia dimostrato complessivamente solido, diversi istituti di credito hanno  incontrato gravi difficoltà. Il settore finanziario rimane esposto  a rischi sistemici occorre  incoraggiare le banche ad aumentare gli accantonamenti per perdite e continuare  a incitarle a soddisfare le loro esigenze di capitale”
 
Abbiamo avuto l’opportunità di intervistare, su tali argomenti, nel corso dell’edizione 2013 del Festival dell’Economia di Trento, il Segretario Generale dell'OCSE Angel Gurria.
 
 
Riguardo al settore Bancario, non crede che a forza di rafforzare il capitale la stretta del credito possa essere eccessiva per i paesi in crisi come Spagna e Italia che hanno un sistema bancario con grandi players molto solidi?
 
"Non concordo con il fatto le banche oggi siano eccessivamente capitalizzate. A mio avviso in questo momento le banche hanno la giusta capitalizzazione. Il problema è che rischiamo di nuovo di trovarci nella stessa condizione del 2008 e non possiamo correre questo rischio a livello globale.
Io penso che vi sia stato un grande progresso nella consapevolezza da parte dei Top Manager Bancari, dei Regolatori, dei leader Politici che le banche sono così importanti, troppo importanti per essere lasciate solo nelle mani dei Regolatori o addirittura solo dei Banchieri.
Gli Stati Uniti sono stati i primi a trovarsi nelle condizioni di crisi nel 2008, la crisi finanziaria è stata immediata, così come rapida è stata la soluzione che gli USA hanno trovato.

Poi la crisi “il virus” ha attraversato l'Atlantico ed ha colpito gli UK e gli Europei hanno detto  “è un problema Anglosassone !”. Ma i virus non hanno “passaporto”, non sono soggetti a Schengen e così il problema è arrivato in Europa.

L'Europa non ha generato il problema, inizialmente la crisi non è stata violenta, ma tale è diventata perchè gli Europei si sono mossi lentamente nel ricapitalizzare le proprie banche. E' inevitabile che le banche abbiano iniziato a prestare meno soldi, perchè questa crisi è la peggiore della nostra vita, parlo della mia e della sua vita perchè noi “non eravamo presenti nel 1929” per cui per noi questa è la peggiore crisi finanziaria della storia.

Noi non siamo ancora usciti dalla Crisi e le Banche non sono ancora al sicuro.
Non stiamo vivendo “tempi normali”. Dobbiamo prima normalizzare il sistema. 
Le banche hanno il “dovere di sopravvivere”, dopo la sopravvivenza hanno il compito di prestare denaro ed intermediare i risparmi. Questo non sta ancora accadendo in Europa ed in particolare in certe nazioni tra cui Spagna ed Italia.
Come si torna alla normalità? Lo si fa solo dopo aver passato, non solo ai raggi x ma addirittura effettuando una “risonanza magnetica” che ripulisca in modo preciso e specifico i bilanci di ogni singola banca. E' una questione di tempo ma anche di convinzione. Se si continua a guardare i risultati dei singoli trimestri come in passato non si andrà molto lontano."
 

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