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14/07/2017

FinTech, Intelligenza Artificiale, BlockChain

Il futuro del settore bancario inmano ai robot?
Intervista a FABIO RIZZOTTO Senior Research & Consulting Director presso IDC Italy. Da Plus Magazine - supplemento de "La Voce dei Bancari" , edizione Nazionale -   GIUGNO 2017



di Pietro Gentile

Il 2017 potrebbe essere l’anno della svolta per gli investimenti delle banche nell’ Information & Communication Technology . Le notizie giungono dalle principali società di Ricerca ICT italiane ed internazionali. In particolare 

IDC, la più grande società di ricerca al mondo, nel corso del suo Banking Forum 2017, ha annunciato che la trasformazione alla quale andrà incontro questo comparto tra il 2017 e il 2020 sarà assolutamente senza precedenti. Secondo IDC entro il 2020 le principali tecnologie identificate come “disruptive” per il loro potenziale impatto sul mercato dei servizi finanziari – parliamo quindi di BlockChain ma anche per esempio di sistemi IA/cognitive – saranno in uso presso la metà delle banche di tutto il mondo. 

È questa anche l’impressione emersa nel corso dell’ABI Lab Forum 2017. Nel corso del convegno è stato pubblicato il Rapporto sulle Tecnologie in banca: il più recente survey fornisce interessanti indicazioni sulla spesa degli istituti di credito.

Abbiamo avuto modo di incontrare ed intervistare su questi temi, il Dott. Fabio Rizzotto, Senior Research & Consulting Director, presso IDC Italia


L'INTERVISTA

In base alla tua esperienza di Settore, quale ritieni sia la posizione dell'Italia in ambito bancario, dal punto di vista dell'innovazione tecnologica, rispetto ai partner europei? 

Come osservatori in Italia, avendo anche uno sguardo alle dinamiche del mercato internazionale ed Europeo, dobbiamo dire che il mercato finanziario italiano è apparso nel tempo strutturalmente meno dinamico del passato anche se si sta cercando di recuperare il terreno perduto attraverso percorsi di razionalizzazione del settore, fusioni e acquisizioni, razionalizzazione degli sportelli e investimenti in nuove tecnologie. Se andiamo specificatamente sul tema dell'innovazione tecnologica e degli investimenti in ICT dobbiamo dire che l'Italia presenta a nostro avviso molteplici sfaccettature. Da un lato il settore ha maturato nel tempo una stratificazione di investimenti storici che non sempre hanno innovato anche i processi. Questo è il tipico esempio delle architetture . D'altro canto le dinamiche più specifiche negli ultimi dodici mesi hanno portato le banche a focalizzarsi su determinati ambiti quali le iniziative digitali e di front-end. 
In questo ambito siamo ad un punto di svolta perchè è ormai poco sostenibile mantenere le strutture informatiche esistenti, il tutto accompagnato da una profonda revisione delle organizzazioni interne.
In effetti le banche italiane oggi sono come non mai interessate ai temi più “disruptive” che sono emersi negli ultimi mesi a livello internazionale.



Esistono vari studi effettuati negli ultimi quattro anni da quello dell'Università di Oxford a quello effettuato negli USA dal Professor McAfee del MIT, che affermano che nei prossimi anni milioni di posti di lavoro saranno cancellati dalle nuove tecnologie, dall'intelligenza artificiale e sostituiti da nuovi lavori che però saranno numericamente inferiori, sarà necessario maggiori tempo per crearli e magari verranno creati in altre aree del mondo. 
IDC ha effettuato studi similari e quali conclusioni possono essere tratte?

La materia è estremamente affascinante e disegna scenari con notevoli impatti socio-economici. Stiamo osservando come IDC da qualche anno questo tema che è ormai uscito dai laboratori di Ricerca e Sviluppo e dalle università ed è entrato concretamente nell'operato delle aziende.
Quello che IDC sta effettuando, in particolare per il settore bancario, è rendere consapevoli le aziende del fatto che la scala di impatto potenziale della materia “Cognitive Computing” o “Artificial Intelligence” può introdurre un elemento di forte discontinuità rispetto al passato.
Soluzioni che hanno al loro interno tecniche di “Artificial Intelligence”, “Machine Learning”, “Deep Learning”, “Reti Neurali”,  hanno quale principale caratteristica la capacità di apprendere.
Tale capacità di apprendimento, applicata al mondo dei Big Data può produrre risultati inarrivabili dall'essere umano a prescindere dalla quantità di risorse umane impiegate. Parliamo della capacità di affiancare, fino a sostituire le risorse umane una volta acquisiti gli skills da parte delle macchine. In particolare il settore finanziario è uno dei primi settori economici che sta investendo ed adottano i “robot advisor” e agenti intelligenti,  in applicazioni legate al Customer Care, e alla Consulenza Finanziaria. 

Questa evoluzione prevede grandi benefici per le organizzazioni con razionalizzazione dei costi, riallocazione di risorse, riorganizzazione delle competenze.
Di fronte a questa evoluzione abbiamo vari studi che confermano l'inevitabile scomparsa di posti di lavoro sostituiti dalle tecnologie.  La vera questione sarà la capacità delle aziende di ricollocare e formare il personale per svolgere le nuove professioni.

Possiamo raccogliere l'esperienza dell'evoluzione tecnologica avvenuta in passato, ma credo che vi siano due variabili significative che in passato non sono state mai affrontate: la velocità con cui tutto ciò sta avvenendo e la dimensione dell'impatto sul lavoro umano.
Dalla nostra esperienza comunque il fattore umano rimane sempre cruciale.



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