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Politica economica
07/07/2020

ISTAT: Rapporto annuale 2020

L'Istituto Nazionale di Statistica, ha presentato l'annuale Rapporto per il 2020 aggiornato alla luce degli effetti economici e sociali generati dalla diffusione del Coronavirus. Il segno distintivo del Paese nella fase del lockdown è stato di forte coesione. 




IL QUADRO ECONOMICO E SOCIALE 


A metà 2020 il quadro economico e sociale italiano si presenta eccezionalmente complesso e incerto. Al rallentamento congiunturale del 2019 si è sovrapposto l’impatto della crisi sanitaria e, nel primo trimestre, il Pil ha segnato un crollo congiunturale del 5,3%; i segnali più recenti includono: inflazione negativa, calo degli occupati, marcata diminuzione della forza lavoro e caduta del tasso di attività, una prima risalita dei climi di fiducia. Le previsioni Istat stimano per il 2020 un forte calo dell’attività economica, solo in parte recuperato l’anno successivo. 

Nel 2019 è proseguito il riequilibrio dei saldi di finanza pubblica, ma le azioni di bilancio volte a contrastare la crisi avranno un impatto rilevantissimo sulla finanza pubblica.  
Una rilevazione ad hoc dell’Istat presso le imprese mostra che i fattori di fragilità sono molto diffusi ed è cruciale la questione del reperimento della liquidità, seppure emergano elementi di reazione positiva.  

Il segno distintivo del Paese nella fase del lockdown è stato di forte coesione. Questa si è manifestata nell’alta fiducia che i cittadini hanno espresso nei confronti delle istituzioni impegnate nel contenimento dell’epidemia e in un elevato senso civico verso le indicazioni sui comportamenti da adottare. Nonostante l’obbligo di restare a casa, emerge l’immagine di una quotidianità ricca ed eterogenea, in cui la famiglia ha rappresentato un rifugio sicuro per molti, ma non per tutti. Le restrizioni non hanno impedito alle persone di dedicarsi alle relazioni sociali, alla lettura, all’attività fisica e ai tanti hobbies, consentendo di cogliere anche le opportunità che la maggiore disponibilità di tempo ha offerto alla gran parte della popolazione. 
 

 
L'ECONOMIA INTERNAZIONALE

 Nei primi mesi del 2020 il ciclo economico internazionale, già in decelerazione dall’anno precedente, è stato colpito violentemente dagli effetti negativi della pandemia. L’emergenza sanitaria e le relative misure di contenimento hanno generato una recessione globale. 

 Il volume del commercio mondiale di beni, in forte rallentamento nel 2019 rispetto all’anno precedente per vari fattori esogeni, nel primo trimestre di quest’anno ha registrato un brusco calo congiunturale (-2,5%).  

 Nei principali Paesi le istituzioni internazionali, i governi e le banche centrali hanno implementato tempestivamente ingenti misure a sostegno dei redditi di famiglie e imprese. Tuttavia, i dati macroeconomici relativi alla prima parte dell’anno risultano univocamente molto negativi. 

 L’economia dell’area dell’euro ha presentato nel corso del 2019 una crescita modesta, ulteriormente affievolitasi alla fine dell’anno, penalizzata soprattutto dal contributo negativo delle esportazioni nette. Nel primo trimestre il Pil è sceso del 3,6% in termini congiunturali. La Commissione europea prevede per l’area dell’euro una decisa contrazione dell’attività economica per quest’anno (-7,7%), con performance eterogenee tra i Paesi. 
 

L'ECONOMIA ITALIANA 
 
 La crisi determinata dall’emergenza sanitaria ha investito l’economia italiana in una fase caratterizzata da una prolungata debolezza del ciclo. Lo scorso anno il Pil è cresciuto di appena lo 0,3% e il suo livello è ancora inferiore dello 0,1% rispetto a quello registrato nel 2011. 

 Nel primo trimestre 2020, il blocco parziale delle attività connesso alla crisi sanitaria ha determinato effetti diffusi e profondi. Il Pil si è contratto del 5,3% su base congiunturale. Dal lato della domanda, i consumi privati hanno segnato una caduta del 6,6% rispetto al trimestre precedente, gli investimenti dell’8,1%, mentre vi è stato un contributo positivo delle scorte. Sul fronte degli scambi con l’estero, il calo delle esportazioni è stato più intenso di quello delle importazioni (rispettivamente -8,0% e -6,2%).  

 Per raccogliere informazioni dirette sulle valutazioni e le scelte degli operatori in questa difficile fase, l’Istat ha condotto in maggio una rilevazione speciale su “Situazione e prospettive delle imprese nell’emergenza sanitaria Covid-19”. 

 Nella prima fase dell’emergenza sanitaria conclusasi il 4 maggio, il 45% delle imprese ha sospeso l’attività, in gran parte a seguito dei decreti del Governo e circa una su sette per propria decisione Tra le imprese che si sono fermate prevalgono largamente quelle di piccola dimensione. 

 Le misure di contenimento dell’epidemia hanno provocato una significativa riduzione dell’attività economica per una larga parte del sistema produttivo: oltre il 70% delle imprese ha dichiarato una riduzione del fatturato nel bimestre marzo-aprile 2020 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente; oltre il 40% ha riportato una caduta maggiore del 50%.  

 I fattori di fragilità sono molteplici. Il problema del reperimento della liquidità è molto diffuso, i contraccolpi sugli investimenti - segnalati da una impresa su otto - rischiano di costituire un ulteriore freno ed è anche preoccupante che il 12% delle imprese sia propensa a ridurre l’input di lavoro. Tuttavia, si intravedono fattori di reazione positiva e di trasformazione strutturale in una componente non marginale del sistema produttivo. 

 Nel corso del 2019 la lunga fase di crescita dell’occupazione si è esaurita, con un moderato calo nella seconda parte dell’anno. Dopo il ristagno dell’inizio del 2020, a marzo e più marcatamente ad aprile, gli occupati hanno registrato un netto calo (circa 450mila in meno nei due mesi, sulla base dei dati più aggiornati) che ha riguardato soprattutto la componente giovanile e quella femminile. A causa delle limitazioni nella possibilità di azioni di ricerca di lavoro, l’effetto della crisi ha determinato un aumento dell’inattività e un calo del tasso di disoccupazione (stimato inizialmente al 6,3% e rivisto al 6,6% per aprile).  

 Le stime provvisorie relative a maggio indicano un rallentamento della discesa dell’occupazione con una diminuzione congiunturale di 84mila unità (e oltre 600mila in meno rispetto allo stesso mese del 2019); prosegue la veloce caduta della componente con contratti a termine. Nel contempo, la graduale riapertura delle attività favorisce il riemergere della ricerca di lavoro e il tasso di disoccupazione sale al 7,8%.  

 Sulla base di dati provvisori della Rilevazione sulle forze di lavoro, i lavoratori che hanno dichiarato di essere in cassa integrazione guadagni (Cig) nella settimana di intervista sono quasi 3,5 milioni ad aprile. Inoltre, la sospensione delle attività ha determinato un aumento senza precedenti degli occupati che non hanno lavorato: circa un quarto del totale a marzo e oltre un terzo ad aprile (pari a quasi 7,6 milioni). Sono cresciuti anche i lavoratori in ferie. 
 È aumentata la quota di chi lavora da casa almeno alcuni giorni nell’ultimo mese. L’incidenza è stata del 12,6% a marzo e del 18,5% ad aprile, coinvolgendo più di 4 milioni di occupati. 
  
 Nell’ultimo biennio la dinamica delle retribuzioni ha registrato segnali di recupero e nel 2019 il valore pro capite è aumentato in termini reali dello 0,7%. Tale dinamica è risultata negativa nel primo trimestre e in aprile una quota molto ampia dei dipendenti del settore privato (72% nell’industria e 82% nei servizi) si trova con un contratto di lavoro nazionale scaduto. 

 Nel 2019 è emersa una nuova decelerazione dell’inflazione e la debolezza della domanda ha favorito un’ulteriore discesa dei margini di profitto. Nei primi mesi del 2020 gli effetti del crollo delle quotazioni del petrolio hanno portato a un calo tendenziale dei prezzi al consumo (Indice IPCA) dello 0,3% a maggio.  

 La percezione di aumento dell’inflazione, emersa di recente, è probabilmente connessa alla risalita dei prezzi dei cosiddetti beni di largo consumo, il cui tasso di crescita tendenziale si è avvicinato al 3% ad aprile per scendere al 2,6% a maggio.  

 Lo scorso anno, l’Italia ha proseguito il percorso di risanamento della finanza pubblica, favorito da un ulteriore ampliamento dell’avanzo primario (l’1,7% del Pil). Il rapporto deficit/Pil è sceso dal 2,2% del 2018 all’1,6%. Questi progressi hanno consentito di mantenere invariata l’incidenza del debito sul Pil (al 134,8%) che tuttavia è rimasta molto sopra la media Uem (all’84,1%). 

 La politica di bilancio fortemente espansiva, necessaria per contrastare la crisi e resa possibile dalla sospensione del Patto di stabilità e crescita, avrà quest’anno un impatto rilevantissimo sui saldi di finanza pubblica e sul rapporto tra debito e Pil. 

 La crisi ha determinato un primo impatto sull’attività a marzo e poi uno pesantissimo nel mese successivo, con una fortissima contrazione congiunturale di tutte le attività produttive. L’indice di produzione industriale è risultato in aprile inferiore di oltre il 42% rispetto a un anno prima mentre per quello delle costruzioni il calo tendenziale è pari a circa il 68%. La contrazione di entrambi i flussi commerciali con l’estero ha segnato un’ulteriore accelerazione; in particolare le esportazioni sono diminuite di quasi il 30% nel bimestre marzo-aprile rispetto agli stessi mesi del 2019. 

 I dati più recenti indicano, tuttavia, iniziali segnali di inversione. Il commercio estero extra-Ue di maggio registra un primo significativo rimbalzo delle esportazioni e gli indicatori dei climi di fiducia delle imprese mostrano a giugno una significativa risalita rispetto al mese precedente. 

 Le recenti previsioni Istat stimano per il 2020 un forte calo dell’attività (-8,3%), diffuso a tutte le componenti settoriali, con una contrazione del Pil che, si prevede, sarà solo in parte recuperata l’anno successivo. 


LA SOCIETA' ITALIANA DURANTE IL LOCK-DOWN
 
 Una forte coesione è stata il segno distintivo del Paese nella fase del lockdown. Alta la fiducia verso le principali istituzioni: in una scala da 0 a 10 i cittadini hanno assegnato 9 al personale medico e paramedico e 8,7 alla Protezione civile.
 
 La stragrande maggioranza dei cittadini, trasversalmente a tutto il Paese, ha seguito le regole definite, specie il lavarsi le mani (mediamente 11,6 volte in un giorno), disinfettarsele (5 volte), rispettare il distanziamento fisico (92,4% della popolazione), ridurre le visite a parenti e amici (l’80,9% non ne ha fatte) e gli spostamenti (il 72% non è uscito il giorno precedente l’intervista).  

 Le giornate della Fase 1 sono state vissute con sacrificio e preoccupazione, al contrario negli affetti e nelle relazioni familiari la gran parte ha trovato un’ancora di salvezza e una fonte di serenità. Non a caso, le parole scelte dai cittadini per descrivere la giornata sono prevalentemente negative (56,9%) mentre quelle utilizzate per esprimere il clima familiare sono positive nel 76,7% dei casi. 
 
 Una parte dei cittadini (9,1%) ha espresso timore nel fare o dire qualcosa quando si trova in famiglia, situazione aggravata dall’isolamento e dall’impossibilità di compensare la situazione critica familiare con l’interazione sociale esterna alla famiglia. 

 L’obbligo di restare a casa ha imposto una ricomposizione dei tempi quotidiani, con un forte impatto sulla giornata di ampia parte della popolazione. Anche le attività fisiologiche ne sono state interessate: un terzo dei cittadini si è svegliato più tardi e un quinto ha dormito di più. Più di uno su quattro ha dedicato più tempo ai pasti principali, diventati momento conviviale anche nei giorni feriali. 

 La cura dei figli ha riguardato l’85,9% della popolazione con bambini tra 0 e 14 anni. Il 67,2% vi ha dedicato più tempo (sia madri che padri), anche per la necessità di seguirli nella didattica a distanza. 

 La preparazione dei pasti ha impegnato il 63,6% della popolazione e per molti è stato un momento di svago e un’occasione per sperimentare nuove ricette culinarie o riscoprire il piacere di preparare pizza, pane o dolci fatti in casa (53%), anche tra gli uomini e soprattutto tra i giovani. Vivere in una famiglia riunita per più ore della giornata ha indotto a dedicare maggior tempo anche alla cucina: è accaduto per un terzo della popolazione, senza differenze di genere.  

 Nonostante la distanza fisica, la cura dei rapporti sociali ha registrato un diffuso incremento del tempo loro dedicato: il 62,9% ha sentito parenti e si è intrattenuto di più nel 60% dei casi, la metà delle persone ha sentito gli amici riservando loro più tempo (63,5%).  

 Forte l’incremento di quanti si sono dedicati alla lettura (libri, riviste, quotidiani, ecc.): si tratta del 62,6% della popolazione. Il 26,9% ha letto libri, il 40,9% quotidiani. 

 Non si è rinunciato all’attività fisica e alla pratica sportiva che, sebbene in gran parte avvenute all’interno delle abitazioni, hanno coinvolto quasi un quarto delle persone (22,7%). Più frequenti che nella fase precedente anche le attività creative di musica, soprattutto canto (15,9%), pittura e scrittura. 

 La popolazione appare polarizzata nella frequenza di preghiera, il 42,8% ha pregato almeno una volta a settimana (il 22,2% tutti i giorni) ma altrettanti (48,3%) non lo hanno fatto mai.


Per maggiori informazioni:




RAPPORTO ISTAT 2020 - SINTESI
RAPPORTO ISTAT 2020 - EDIZIONE COMPLETA

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