La ricchezza finanziaria vale 5.256 miliardi (+50% dal 2011); il contante è il più amato dagli italiani: sui conti correnti 1.629 miliardi (+45%). Boom di polizze assicurative (+78%), crescono di 560 miliardi gli investimenti azionari, sale il peso dei fondi comuni (+227%), crollano le obbligazioni (-479 miliardi). Il confronto europeo: Italia meno indebitata, in Germania e Spagna record di liquidità. Sileoni: «Proposte concrete per tutelare i risparmi delle famiglie, no alla patrimoniale e a nuove tasse»
Ammonta a oltre 5.256 miliardi di euro, con una crescita di quasi 1.700 miliardi (+50%) nell’ultimo decennio, la ricchezza finanziaria degli italiani. La liquidità resta la forma preferita di allocazione del risparmio: il contante, ancora una volta “il più amato dagli italiani”, è cresciuto di 509 miliardi (+45%), dai 1.119 miliardi del 2011 ai 1.629 miliardi del 2021, con la percentuale di denaro lasciato su conti correnti e depositi stabile al 31% del totale delle masse. Se le obbligazioni sembrano destinate a una vistosa riduzione nei portafogli dei risparmiatori (-67%, da 712 miliardi a 233 miliardi, con un crollo di 479 miliardi), le polizze assicurative stanno conquistando, invece, uno spazio sempre più significativo tra le preferenze delle famiglie: con 680 miliardi erano, nel 2011, il 19% del totale degli investimenti, cifra cresciuta di ben 533 miliardi (+78%), a dicembre scorso a quota 1.213 miliardi, pari al 23% dei risparmi complessivi.
È questa la fotografia sulla ricchezza finanziaria degli italiani che è possibile scattare a dieci anni dal “Whatever it takes” della Banca centrale europea per salvare l’euro. Solo nel 2021, anno di avvio della ripresa economica poi svanita con l’inizio della guerra tra Russia e Ucraina, il risparmio delle famiglie italiane ha generato un flusso di 320 miliardi di euro, ma il 61% della nuova ricchezza accantonata (143 miliardi in termini assoluti) è stata destinata ad attività finanziarie (principalmente azioni), il 16% (72 miliardi) a liquidità, la restante parte a forme di risparmio alternative. Il peso delle azioni è dunque aumentato progressivamente: con 690 miliardi rappresentava il 19% delle riserve delle famiglie nel 2011, cifra salita a 1.107 miliardi nel 2020 (22%) e poi ancora a 1.251 miliardi nel 2021, sfiorando il 24% del totale dei portafogli finanziari.
Il bilancio dei risparmi delle famiglie italiane mostra ancora una volta quanto gli italiani difendano la propria ricchezza a denti stretti, nonostante la morsa dell’inflazione e la bassa remunerazione di fatto penalizzino la liquidità. Se, in ogni caso, la liquidità continua a rappresentare il riparo più sicuro, la prudenza non è l’unica leva a guidare le decisioni di risparmio e le scelte di investimento: contemporaneamente, infatti, emerge una crescente necessità di una pianificazione patrimoniale assieme a un’attenta e oculata gestione del rischio finanziario, in un momento in cui l’obiettivo finanziario comincia a essere il giusto equilibrio tra sicurezza e rendimento. Elementi che potrebbero aver determinato anche l’andamento degli investimenti in fondi comuni: tale comparto rappresentava, con 235 miliardi totali, il 6% degli asset finanziari delle famiglie a fine 2010, per poi passare al 13% del 2020 con 681 miliardi e a sfiorare il 15% nel 2021 con 661 miliardi; in termini percentuali si è trattato, nel decennio, della crescita più rilevante (+227%). Tuttavia, la crescita ha favorito principalmente i fondi di diritto estero, passati, nel decennio, da 89 miliardi a 536 miliardi (+60%), mentre quelli “tricolore” sono aumentati di appena 88 miliardi da 146 miliardi a 234 miliardi (+498%).
Complessivamente, quindi, la ricchezza finanziaria degli italiani vale 5.256 miliardi (fine 2021), in aumento di 1.699 miliardi (+47,8%) rispetto a dicembre 2011 e in crescita di 320 miliardi rispetto al 2020 (+6,5%).
La liquidità (contante e depositi bancari) ammonta a 1.629 miliardi e corrisponde al 31% del portafoglio complessivo delle famiglie (stessa percentuale del 2011); con 1.251 miliardi e 1.213 miliardi, le azioni e le polizze assicurative rappresentano rispettivamente il 23,8% e il 23,1% dei risparmi degli italiani (erano entrambe attorno a quota 19%). I fondi comuni, poi, si attestano al 14,7% con 771 miliardi, mentre le obbligazioni, con un ammontare di 233 miliardi, sono crollate dal 20% del 2011 al 4% del totale degli investimenti e delle riserve delle famiglie.
«Le decisioni assunte per salvare l’euro a ogni costo, nel luglio 2012, dalla Banca centrale europea, allora guidata dal presidente Mario Draghi, hanno tutelato i risparmi degli italiani che sono cresciuti quasi del 50%.
Quei provvedimenti, quindi, non solo hanno preservato la moneta unica, ma hanno anche rafforzato la ricchezza finanziaria delle nostre famiglie che, oggi, dovrebbe essere maggiormente considerata nei programmi elettorali dei partiti in vista del 25 settembre e del futuro governo. Rivolgiamo, perciò, un appello a tutte le forze politiche affinché tutelino, con proposte serie e concrete, i risparmi degli italiani: si tratta di oltre 5.200 miliardi di euro, che potranno giocare un ruolo essenziale per il rilancio e la crescita economica.
Sarebbero dannosi, in quest’ottica, interventi fiscali, come a esempio la patrimoniale, che aumenterebbero il carico fiscale su denaro che è frutto di risparmi sui redditi delle lavoratrici e dei lavoratori, quindi già ampiamente tassato dallo Stato.
Una corretta politica di tutela e incentivazione dei risparmi verso investimenti produttivi, invece, può rappresentare la ricetta giusta per accompagnare l’utilizzo dei fondi europei del Piano nazionale di ripresa e resilienza» commenta il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni. «Il tema del risparmio tocca da vicino la questione delle indebite pressioni commerciali, esercitate dai vertici delle banche sulle lavoratrici e sui l voratori bancari per la vendita dei prodotti finanziari: a maggio abbiamo dettagliatamente informato la Commissione parlamentare d’inchiesta sul settore bancario e anche su questo argomento è necessaria un’azione decisa da parte della politica, che non può far finta di niente e deve intervenire per evitare che si ripetano episodi disastrosi di risparmio tradito. Non è una questione strettamente sindacale, ma di carattere sociale» aggiunge Sileoni.