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Politica economica
30/01/2006

Rapporto Italia 2006

Pubblicato dall'Eurispes l'annuale rapporto sullo stato economico e sociale dell'Italia, una nazione "che non riesce a trasformare la propria potenza in energia".




Questa la fotografia del nostro Paese che emerge dal Rapporto Italia 2006.

Il Rapporto, giunto alla 18a edizione, si compone di 1.300 pagine ed articolato in sei sezioni tematiche:

Salute e benessere
Lavoro e welfare
Qualità e innovazione
Democrazia e partecipazione
Territorio, economia e sviluppo
Costume e  società

L'ITALIA È GIÀ "DECLINATA"

La competitività: questione irrisolta del sistema Paese. L'aspetto più macroscopico dell'andamento negativo della nostra economia negli ultimi anni è l'allargamento del divario tra l'Italia e il resto del mondo e il peggioramento del Paese nella gerarchia della competitività nazionale sullo scenario mondiale.

Nel decennio 1994-2004, la spesa per la ricerca in Italia si è attestata su valori intorno all'1% del Prodotto interno lordo annuo. Senza considerare i paesi extra europei (il Giappone ha speso il 3,1% del Pil e gli Stati Uniti il 2,6%), la Svezia (4%) e la Finlandia (3,5%), spendono in Ricerca e Sviluppo più del triplo di quanto spende l'Italia. Oltre il doppio, invece, spendono Danimarca e Germania (rispettivamente 2,6% e 2,5% del Pil).

La produttività del lavoro nel nostro Paese è calata del 10,8% in 10 anni: peraltro, si prevede un andamento decrescente anche per il 2006 e il 2007.

Nel periodo 2000-2005, si è registrato in Italia un clima generale di stagnazione e di decremento dei valori dell'apparato industriale, con particolare riferimento ai settori del cuoio e pelle (-31% in termini di valore aggiunto rispetto al 2000), della produzione di macchine elettriche (-28,7%) e quello dei mezzi di trasporto (-21,3%). Di pari passo, si è assistito al calo generalizzato del numero degli addetti nel settore industriale a livello nazionale con una riduzione del 2,7% dal 1999 al 2004 (-139.400 addetti).
Nel 2005, il tasso di crescita del Pil italiano soprattutto a causa della negativa performance industriale si è attestato su valori compresi tra lo 0,1% e lo 0,2% (dunque siamo ormai alla crescita zero!).

I consumi e l'erosione del potere d'acquisto delle famiglie. Le famiglie italiane hanno sperimentato nel corso del 2005 una rilevante riduzione del proprio potere d'acquisto, un fenomeno che si protrae ormai dal 2001. Infatti, sul fronte dei consumi familiari in soli dodici mesi il credito al consumo ha avuto una crescita del 23,4%, pari quasi a 47 miliardi di euro, nel 2005 e accentuando una tendenza già manifestata negli anni passati. Se, da una parte, si è registrata un'impennata dell'indebitamento delle famiglie italiane, dall'altra, non si è riscontrata una altrettanto visibile crescita dei consumi pro capite che hanno segnato, nell'ultimo biennio, incrementi modesti dell'ordine dell'1% annuo.

Nel nostro Paese le famiglie ricorrono al credito soprattutto per far fronte ai bisogni essenziali (cure mediche e specialistiche, automobili, elettrodomestici, servizi per la casa, ecc.), piuttosto che per acquistare beni e servizi voluttuari quali, ad esempio, viaggi e vacanze. Peraltro, si sta diffondendo sempre più la pratica di credito al consumo per l'acquisto di beni di prima necessità come quelli alimentari. L'indebitamento delle famiglie continuerà quindi a crescere non per alzare la quantità e la qualità dei consumi, ma per riuscire a mantenere il vecchio, dignitoso livello di vita.

Nel periodo 2001-2005 l'Eurispes ha calcolato una crescita complessiva dell'inflazione del 23,7% con una perdita di potere d'acquisto delle retribuzioni pari al 20,4% per gli impiegati, al 14,1% per gli operai, al 12,1% per i dirigenti e all'8,3% per i quadri. 

Aumentano le famiglie povere e a rischio povertà. In Italia, secondo l'Istat, vivono in condizioni di povertà relativa ben 2 milioni e 674mila famiglie (l'11,7% delle famiglie residenti), pari ad un totale di 7 milioni e 588mila persone (il 13,2% della popolazione italiana). Oltre all'incremento del numero delle famiglie povere (+ 300mila) l'Eurispes stima che circa 2.500mila nuclei familiari siano a rischio povertà, l'11% delle famiglie totali, ben 8 milioni di persone. Il totale delle persone a rischio povertà e di quelle già comprese tra gli indigenti è allarmante: si possono stimare circa 5.200.000 nuclei familiari, all'incirca il 23% delle famiglie italiane e più di 15 milioni di individui, di questi quasi 3 milioni sono minori di 18 anni (circa 1.700mila minori sono già poveri e i restanti a serio rischio povertà)

 

Le aspettative dei cittadini in economia. 

Relativamente all'anno appena trascorso e al 2006, l'opinione pubblica esprime sempre maggiore preoccupazione rispetto ai temi dell'economia, dell'occupazione e del carovita.

Il 41,5% degli italiani ritiene che nel corso del 2005 la situazione del Paese è nettamente peggiorata, mentre quanti osservano che è lievemente peggiorata rappresentano il 30,7% (nel complesso quasi tre cittadini su quattro esprimono un giudizio negativo sul sistema Paese nell'ultimo anno). La situazione è rimasta stabile per il 19,7%, mentre è lievemente migliorata per il 6,1% (soltanto lo 0,8% ritiene che le condizioni del Paese siano nettamente migliorate nel 2005). In relazione alle aspettative future poi, la situazione migliorerà nel 2006 soltanto per il 19,2% della popolazione, per il 36,3% rimarrà immutata e per il 30,1% peggiorerà.


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