Dopo vari tentativi effettuati in questi anni, il sistema della Previdenza Complementare è decollato: con il via alla previdenza integrativa rimaneva ancora il problema del cosiddetto "scalone".
Se non fossero state apportate modifiche all’attuale normativa, il 1° gennaio 2008 l’età pensionabile sarebbe salita repentinamente dai 57 ai 60 anni. Il problema era quindi legato alla necessità di rendere più graduale tale passaggio senza peraltro impattare sulle casse dell’INPS.
Con la riforma approvata dal Consiglio dei Ministri del 19 luglio, dal primo gennaio 2008 si potrà andare in pensione di anzianità solo con almeno 58 anni di età e 35 di contributi. Dal luglio 2009 i criteri per l'anzianità si inaspriranno prevedendo un minimo anagrafico di 59 anni e una quota tra età e contributi pari a 95. La quota salirà a 96 il primo gennaio 2011 e a 97 il primo gennaio 2013.
Di seguito una tabella sulle modifiche allo scalone contenuta nell'accordo siglato tra Governo e Sindacati a palazzo Chigi. Oltre al passaggio nel 2008 a 60 anni per l'età di pensionamento di anzianità dei lavoratori dipendenti a fronte di 35 anni di contributi, lo scalone Maroni prevedeva altresì il passaggio a 61 anni nel 2010 e a 62 nel 2014.
Requisito minimo per l'accesso al pensionamento con 35 anni di contributi versati.
Lavoratori dipendenti Lavoratori autonomi DATA ANNI QUOTA ANNI QUOTA ------------------------------------------------------------- 1 gennaio 2008 58 -- 59 -- 1 luglio 2009 59 95 60 96 1 gennaio 2011 60 96 61 97 1 gennaio 2013 61 97 62 98
In allegato una tabella su dati Eurostat rielaborata dal Centro Studi, in cui si evidenziano le età nominali di pensionamento (vecchiaia) in relazione all’età effettiva media di pensionamento (anzianità) in Europa.