La propensione degli italiani al volontariato è triplicata tra il 1993 e il 2008, si stimano in 3.315.327 i volontari. Lo rileva la recente ricerca Cnel-Istat, curata dall'Osservatorio sull'economia sociale del Cnel.
La ricerca Cnel-Istat, curata dall'Osservatorio sull'economia sociale del Cnel, coordinato dal consigliere Gian Paolo Gualaccini, presentata il 5 luglio, sottolinea come la propensione degli italiani al volontariato sia triplicata tra il 1993 e il 2008: si stimano in 3.315.327 i volontari nelle istituzioni non profit (+ 3% rispetto al censimento precedente) che producono lo 0,7% del Pil.
Il censimento dell'Istat delle istituzioni non profit del 1999, adottando la definizione contenuta nel Sistema dei Conti Nazionali, ha rilevato che le ore prestate da coloro che all'interno dell'organizzazione erano inquadrati come volontari erano pari a 701.918.839 che, tramite il metodo del costo di sostituzione, corrispondono a 384.824 unità di lavoro (ULA) full-time per 38 ore settimanali e 48 settimane lavorative annue. Oltre alla stima delle ULA, l'applicazione del metodo del costo di sostituzione prevede che venga determinato il salario ombra teoricamente più appropriato per remunerare il lavoro volontario. Nel dettaglio, per ogni settore di attività prevalente è stato calcolato il valore mediano della retribuzione dei dipendenti full-time pari a 7.779 milioni di euro (cioè 7 miliardi euro). In termini relativi, questa stima corrisponde allo 0,7% del PIL, riferito al 1999 e, se sommata al totale del valore della produzione di tutte le organizzazioni nonprofit, condurrebbe a quantificare la ricchezza prodotta da questo settore in Italia al di sopra del 4% del PIL.
Nel complesso, il volontariato in termini economici rappresenta il 20% dell'ammontare complessivo delle entrate delle istituzioni nonprofit (40 mln di euro). "C'è un'Italia buona che si dà da fare per gli altri", ha commentato il presidente del Cnel, Antonio Marzano durante la presentazione della ricerca. "Sono gli uomini e le donne del volontariato, che arrivano dove lo Stato non può arrivare, che non fa notizia, ma un lavoro straordinario e silenzioso".
Per misurare il valore delle attività di volontariato, l'International Labour Organization (ILO) ha recentemente predisposto il "Manual on the Measurement of Volunteer Work".
Nei 32 paesi oggetto dell'indagine nel settore nonprofit è stato rilevato che circa 140 milioni di persone svolgono un'attività gratuita nel corso dell'anno, equiparabili a 20 milioni di lavoratori full-time e corrispondenti al 12% della popolazione adulta. Riguardo invece alla valorizzazione economica del volontariato all'interno dell'approccio costi-benefici e del calcolo dell'efficienza degli investimenti, il metodo VIVA (Volunteer Investment and Value Audit) mette in relazione gli input finalizzati a sostenere il volontariato (le risorse utilizzate per il reclutamento, la gestione, la formazione, i rimborsi spese, l'assicurazione ecc.) con gli output (il valore economico del tempo offerto dai volontari), allo scopo di misurare la redditività e il ritorno economico. Emerge che l'indicatore VIVA è pari a 11,8 per cui, in media, ogni euro rimborsato ai volontari corrisponde ad un ritorno economico di circa 12 euro.