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Rassegna Stampa Estera

Liberare la Crescita

300 decisioni per cambiare la Francia
di Jacques Attali
Università Bocconi editore - Rizzoli - maggio 2008
pp. 365 - Euro 19,00
 
 
 
Un paese legato, che da troppo tempo non riesce più a liberare le energie dei propri cittadini, trasformandole in crescita economica; un paese che si muove al rallentatore in uno scenario internazionale sempre più dinamico; un paese che fa fatica ad attivare una moderna economia della conoscenza; un sistema gravato dall’eccessivo debito pubblico, con un’istruzione che, all’estero, non è presa abbastanza sul serio.Se non fosse la Francia, come viene descritta nel Rapporto della Commissione pour la libération de la croissance française presieduta da Jacques Attali, si tratterebbe certamente dell’Italia.

La lettura dell’edizione italiana del Rapporto (Jacques Attali, Liberare la crescita. 300 decisioni per cambiare la Francia, Università Bocconi editore / Rizzoli, 2008, 365 pagine, 19 euro) ècertamente interessante per le numerose analogie tra i due paesi, tanto facili da sottostimare, ma anche perché la Commissione Attali, composta da 42 uomini e donne, in gran parte ma non solo studiosi, provenienti da tutto il mondo, è stata capace, in quattro mesi di lavoro, di produrre un corpus di suggerimenti coerenti, atti a stimolare la crescita senza aumentare la spesa pubblica. Si va dalle decisioni con conseguenze di lungo termine (si propone di rivedere la formazione degli istruttori di asilo nido) a quelle di brevissimo, secondo un ferreo rapporto di priorità, che parte dalla conoscenza, passa per la concorrenza e lo stimolo allo sviluppo dei settori innovativi e giunge alle infrastrutture. La creazione delle condizioni necessarie alla mobilità e la riforma dello stato e degli enti pubblici sono i presupposti della riuscita del progetto. Il testo, scrive lo stesso Attali, “non è un inventario dal quale un governo potrebbe piluccare a piacimento, né tanto meno un concorso per idee originali, condannate a restare ignorate. È un insieme coerente, le cui singole parti sono articolate tra di loro, i cui singoli elementi costituiscono la chiave di successo del tutto”.

Nei mesi di attività della Commissione (da settembre 2007 a gennaio 2008) in Italia aveva colpito il fatto che due italiani, Franco Bassanini e Mario Monti, fossero stati invitati a farne parte. I due firmano una presentazione in cui, tirando le somme della loro esperienza, affermano che “gran parte delle riforme e delle innovazioni necessarie per far fronte alle sfide di questo secolo non sono etichettabili a priori come di destra o di sinistra. Anche se, forse, possono essere definite a seconda della loro coerenza con alcune scelte di fondo, nella prospettiva di un’”economia sociale di mercato”, che valorizza il merito, i talenti, la capacità di intraprendere ma sa nel contempo tutelare i diritti fondamentali di tutti, a partire dal diritto all’istruzione, alla sicurezza, alla salute e alla qualità ambientale”.

Perché la Commissione Attali possa definirsi un vero successo, però, le riforme suggerite devono essere attuate, il che non è per nulla scontato, al crescere delle pressioni conservatrici e in una fase di consenso calante per il presidente Nicolas Sarkozy. “Le coraggiose riforme strutturali delle quali c’è bisogno, in Italia come negli altri paesi dell’Europa continentale, per vincere le sfide della globalizzazione”, scrivono Bassanini e Monti, “hanno bisogno non soltanto di governi dotati di forti poteri e di maggioranze parlamentari larghe e coese; ma ancor più di leadership determinate e autorevoli e di un ampio sostegno bipartisan”.
 
Tratto dalle recensioni de "Università Bocconi Editore"

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