Mercato del lavoro
20/08/2008
Rapporto sul Mercato del Lavoro 2007
 Il Cnel ha presentato nel mese di Luglio l'annuale Rapporto sul
Mercato del Lavoro in Italia per il 2007. Nel 2008 previsto un ristagno
dell'occupazione, l'eventuale incremento sarà merito degli immigrati.
Tra i grandi fenomeni che hanno caratterizzato il mercato del lavoro
italiano nel corso degli ultimi anni vi è l'afflusso di immigrati. Si
tratta di figure professionali che svolgono mansioni che gli italiani
non desiderano più compiere.
Guardando allo scomposizione secondo i
gruppi professionali si evidenzia come gli immigrati svolgano lavori
meno qualificati. Per l'Italia la scelta dell'integrazione degli
immigrati nel mondo del lavoro è una strada obbligata anche per una
fase demograficamente avversa.
La debole crescita dell'offerta di
lavoro nel corso degli ultimi anni si è confrontata con una domanda di
lavoro vivace, e questo ha portato ad un significativo abbattimento
della disoccupazione. L'aumento della domanda di lavoro non è stato
però uniforme, né sotto il profilo settoriale (incrementi nei servizi
privati e nell'edilizia) né tanto meno sotto quello territoriale
(crescita concentrata al Nord).
La stagnazione della Produttività
Totale dei Fattori frena la crescita. Essa costituisce l'evidenza di un
sistema economico che ha difficoltà ad espandersi e a difendere la
propria posizione competitiva. Conta anche l'adattamento al nuovo
ambiente competitivo indotto dalla globalizzazione, e questo potrebbe
avere penalizzato la piccola imprese negl ultimi anni; non è un caso
che stia aumentando il contributo delle imprese medio-grandi alla
crescita dell'occupazione.
La crescita occupazionale nel corso degli
ultimi anni ha favorito la riduzione del tasso di disoccupazione,
portandolo nel 2007 su valori pari a circa la metà rispetto ai massimi
raggiunti intorno alla metà degli anni novanta, ma la percezione del
miglioramento delle condizioni occupazionali è ancora scarsa, come
evidenziato dalle indagini congiunturali. La creazione di nuovi posti
ha mantenuto profonde divergenze a livello territoriale i tassi di
occupazione sono convergenti fra le regioni del Nord, mentre il
Mezzogiorno non riesce ridurre le distanze.
Un aspetto decisamente
negativo, è rappresentato dal peggioramento della congiuntura
economica. Con il Pil che crescerà solo di qualche decimo di punto
percentuale nel 2008, non si può certo sperare ch il mercato del
lavoro , da solo, faccia ulteriori "miracoli". Ed è quasi opportuno che
non li faccia, perché se dovesse aumentare ancora l'occupazione,
vorrebbe dire che la produttività del lavoro precipiterebbe
ulteriormente verso livelli ancora più bassi, mettendo ulteriormente a
repentaglio il grado di competitività del Paese.
Ma l'occupazione non aumenterà, o per lo meno, non certamente ai ritmi del passato. E'
probabile invece un suo ristagno, come stanno ad indicare le sempre più
frequenti notizie di aziende in crisi che ricorrono alla Cassa
Integrazione. Scomponendo la crescita occupazionale secondo alcune
caratteristiche si trovano riscontri di tendenze in atto già da alcuni
anni: la crescita dei posti è più concentrata nella componente
femminile ed è caratterizzata da un'elevata incidenza del part-time.
Nel 2007 la crescita investe prevalentemente posizioni a tempo
indeterminato, mentre si riduce decisamente, rispetto agli anni
precedenti, l'apporto dei contratti a termine.
Gli approfondimenti
sulle caratteristiche del mercato del lavoro hanno messo poi in luce
diversi aspetti. Vale qui la pena di richiamarne almeno due: l'analisi
della diffusione degli straordinari e i comportamenti dei lavoratori a
termine (un quarto dei lavoratori a termine passi da un anno all'altro
allo status di lavoratore a tempo indeterminato). Una delle tendenze è
l'evoluzione della popolazione in età lavorativa. Lo stock di italiani
in età di lavoro ha difatti iniziato una parabola decrescente indotta
da un tasso di natalità che da tempo risulta insufficiente per
garantire il ricambio generazionale. Si espande l'offerta di lavoro,
anche se di poco, grazie agli arrivi e alle regolarizzazioni dei
cittadini stranieri. Non aumenta invece il tasso di attività, anche per
effetto della struttura demografica stessa.
Occorre anche che le
politiche sostengano l'incremento del tasso di occupazione, e questo
non può accadere che per la componente femminile della forza lavoro,
che in Italia ha la più bassa presenza nel mondo del lavoro fra tutti i
paesi dell'Ue-25. Una maggiore diffusione del part-time aiuterebbe, ma
contano anche servizi all'altezza, come quelli a sostegno delle madri
che lavorano.
|