Sempre più spesso si parla del modello “Tripla Elica”, quale volano in grado di ridare competitività al Sistema Italia.
Sono molti i temi di discussione in un momento in cui gli investimenti in Ricerca e Sviluppo ristagnano ed il tessuto industriale nazionale fatica nella competizione con i “nuovi arrivati” dell’Estremo Oriente.
In realtà è proprio l’applicazione del concetto di Tripla Elica che manca in Italia.
Nel mese di maggio si è svolto a Torino un importante convegno su tale argomento, a cui hanno partecipato quali speakers nella quattro giorni, oltre 350 tra professori universitari, uomini d’impresa e politici a livello internazionale.
L’evento, organizzato dalla Fondazione Rosselli, è stato coperto dai media con sufficienza, nonostante la portata dello stesso. E’ un segnale di quanto poco tale aspetto venga preso in considerazione, nonostante i prestigiosi risultati raggiunti all’estero.
Negli Stati Uniti il modello della Tripla Elica ha generato un incremento impressionante nella produttività del sistema della “Ricerca Applicata”, con ricadute interessanti nel mondo dell’industria e dei servizi e relativi positivi risvolti occupazionali.
Ecco l'esempio di una esperienza eccellente:
Guven Yalcintas è il Vice Presidente del Technology Transfer Office della State University di New York. L’ente si occupa della “mediazione” tra Imprese, Università e Stato: fa parte di una fondazione indipendente che mantiene la “dovuta distanza” tra i tre elementi che compongono l’elica. Un simpatico cinquantenne, con aria da neo-pensionato in vacanza a Torino, si rivela il responsabile di una “macchina” con un budget annuale da 800 milioni di dollari totalmente dedicato alla ricerca, che sforna per l’industria 450 brevetti l’anno.
L’inizio di questa avventura -alla fine degli anni ottanta- è stato pionieristico, quando questo “ex professore universitario” era in cerca di 200 mila dollari per “mettere in piedi” un Technology Transfer Office. Banche, Assicurazioni, Fondazioni, Privati, ecco dove andare a cercare questa “imponente” cifra: non avrebbe mai pensato di arrivare quindici anni dopo a moltiplicare per 4000 volte il budget “sognato”.
Il concetto di Technology Transfer in Italia è poco applicato proprio perché è spesso difficile “far parlare” le imprese ed il mondo dell’Università anche a causa delle dimensioni ridotte delle nostre aziende: la correlazione tra progetti svolti e risultati ottenuti spesso non è immediata o così strettamente controllata come negli USA dove la selezione dei progetti da finanziare è estremamente attenta e porta matematicamente alla generazione di brevetti e nuovo Know-how .
L’esempio di Torino è meritevole di grande attenzione: una conferenza che ha fornito un piano di azione che se correttamente applicato potrebbe finalmente fornire un elemento di rinascita del nostro tessuto economico-industriale.
Per maggiori informazioni:
http://www.triplehelix5.com/
P.G.