Analisi condotta da LSDI sulla base degli ultimi dati forniti dall’ Inpgi (l’ istituto di previdenza dei giornalisti), dall’ Ordine dei Giornalisti e dalla Federazione Nazionale della Stampa.
Via LSDI:
Sulla base di una serie di nuovi elementi forniti dall’ Inpgi, Lsdi approfondisce la situazione economica e quella demografica nel campo dell’ attività giornalistica in Italia – L’ analisi delinea un ampio segmento di pubblicisti interno alla professione (o immediatamente contiguo), che ormai ha poco a che fare con il pubblicismo classico, e che è già a pieno diritto nella sfera del giornalismo professionale – Oltre 9.000 sono infatti i pubblicisti con un reddito annuo superiore ai 5.000 euro.
Ma conferma anche il forte gap di condizioni economiche fra lavoro autonomo e lavoro subordinato e la presenza di una ampia fascia di redditi particolarmente bassi: di fronte a un salario medio dei giornalisti pari a 51.027.000 euro annui, nel 2010 il 34,6% dei rapporti di lavoro complessivi (16.877 su 48.789) generavano un reddito inferiore ai 5.000 euro annui
Nuovi dati forniti dall’ Inpgi consentono di approfondire il quadro reddituale e quello demografico della professione giornalistica in Italia delineato in ‘’Una professione sempre più frammentata’’.
Due gli elementi che emergono con chiarezza:
1) La presenza di un ampio segmento interno al pubblicismo (circa il 30% dei pubblicisti iscritti all’ Ordine) che ormai ha poco a che fare con il pubblicismo classico ed è già a pieno diritto nella sfera del giornalismo professionale
2) Le condizioni reddituali molto basse di un’ ampia fascia di professione.
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